Un hotel immerso nella neve in luogo sperduto dell'Armenia, una troupe improvvisata, una truffa e un film che non si farà mai: in Hotel Gagarin, film diretto da Simone Spada, nelle sale dal 24 maggio, Luca Argentero e Barbora Bobulova interpretano rispettivamente Sergio, fotografo che ha come hobby essere costantemente stonato, e Valeria, organizzatrice di eventi che, d'accordo con il truffatore Franco Paradiso (Tommaso Ragno), mette insieme un gruppo di sprovveduti per farsi dare dei sovvenzionanti europei per realizzare una pellicola.
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Valeria non ha fatto i conti con la realtà: prima di poter abbandonare regista e soci, scoppia un conflitto locale e nessuno può più abbandonare l'hotel. La convivenza forzata fa avvicinare i due personaggi apparentemente senza nulla in comune, che scoprono di amare il cinema e la sua capacità di dare forma ai sogni.
Abbiamo incontrato gli attori a Roma, dove hanno ammesso di amare ancora moltissimo quello che ormai rappresenta la loro quotidianità: "Per fortuna il cinema non è un mondo di truffatori e imbroglioni" ci ha detto Argentero, proseguendo: "Capita che ci siano delle difficoltà, è comunque un business, quindi, come in tutti i business, c'è quello che prova a fare il furbo, però non al punto di mandare cinque persone qualsiasi dall'altra parte del mondo a meno venti gradi a girare un film che non si realizzerà mai. Non è tutto oro ciò che luccica, però è un mondo, dal mio punto di vista, molto molto affascinante, molto bello. Più lo frequento più mi piace". Per Bobulova: "Il cinema è la mia casa. Ormai mi sembra un lavoro come un altro, ma in effetti non lo è. È forse l'unico mestiere che ha a che fare con le emozioni e questo lo rende particolare".
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I sogni delle nuove generazioni
In Hotel Gagarin il tema del sogno è centrale: i giovanissimi che si vedono nel film manifestano una certa diffidenza per il cinema, vedendola come una cosa noiosa e impegnativa. La settima arte ormai non è più la fabbrica dei sogni? O i sogni delle nuove generazioni sono cambiati? Per Argentero: "L'intera società è cambiata: dovremmo cominciare a parlare di social network, di modelli televisivi, di quello che è la comunicazione oggi. Dovremmo parlare anche delle famiglie: se mio padre mi avesse sentito parlare così, come gli studenti che si vedono all'inizio del film, mi avrebbe subito rimesso in riga".
Secondo Bobulova invece: "I giovani oggi sono tutti molto dipendenti dai cellulari, ma non credo sia colpa loro. Penso che li sottovalutiamo molto e penso che sia colpa nostra: questo mondo glielo abbiamo preparato noi. Dovremmo interrogarci sui modelli che proponiamo alle giovani generazioni: siamo noi adulti che ci dobbiamo fare delle domande. Non dobbiamo sempre colpevolizzare i giovani che invece sono la forza di questo paese".
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