Hopper e il Tempio Perduto, la recensione: Volevo essere Indiana Jones

La recensione di Hopper e il Tempio Perduto: il film d'animazione, dal 21 aprile al cinema è un omaggio al cinema d'avventura degli anni Quaranta e Cinquanta, che negli anni Ottanta è entrato nell'immaginario collettivo grazie ai film di Indiana Jones.

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Hopper e il tempio perduto: una scena

Un cappello "Fedora" e una giacca di pelle da aviatore. Li indossava Charlton Heston ne Il tesoro degli Incas, negli anni Cinquanta, ma tutti li conosciamo perché fanno parte del look di Indiana Jones, da I predatori dell'arca perduta in poi. Lo capirete dalla recensione di Hopper e il Tempio Perduto, il film d'animazione di Benjamin Mousquet e Ben Stassen, in uscita, dal 21 aprile, solo al cinema. Quel cinema d'avventura degli anni Quaranta e Cinquanta, quello che guardavano i nostri papà, che negli anni Ottanta è entrato nell'immaginario collettivo proprio grazie ai film di Indiana Jones. Un'icona che ha generato cloni, riletture, ma anche varianti fantascientifiche (Avatar viene da lì) e film postmoderni, come Tomb Raider e Uncharted in cui il mito di Indy è passato prima dai pixel del videogame prima di diventare cinema. Hopper e il Tempio Perduto richiama evidentemente la saga di Indiana Jones nell'ambientazione, nell'azione, nel look del protagonista e anche nelle musiche, che richiamano più volte il tema di John Williams. Certo, è un film d'animazione minore, con le sue ingenuità e i suoi limiti, ma che assicura 90 minuti di divertimento.

Alla ricerca del Criceto delle Tenebre

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Hopper e il tempio perduto: un frame del film animato

Due esploratori, mentre sono alla ricerca di un prezioso tesoro, il Criceto delle Tenebre, trovano un cucciolo abbandonato e lo portano con sé. Uno dei due diventa, a tutti gli effetti, suo padre. È un grande avventuriero, un archeologo che torna ogni volta vincitore dalla ricerca di tesori, acclamato da tutti. E il piccolo Hopper, così, cresce nel mito del padre, attendendo fremente il suo ritorno. E prende la sua decisione: da grande sarà un avventuriero. Solo che non sembra avere la stoffa del padre. E poi, è diverso: è metà lepre e metà pollo, con le zampe da gallina e le piume in testa, e tutto il resto da lepre. Il primo rito di iniziazione, che lo farebbe accettare nella società degli avventurieri, non va bene. E così Hopper dovrebbe ripiegare su un piano B per la sua vita. Ma vuole convincere il padre andando a trovare il tesoro più grande del mondo, quello di cui ha letto tante volte sui libri. Sì, il Criceto delle Tenebre. Ma non è l'unico a volerlo...

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L'aiutante e lo zio perfido, come nei classici Disney

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Hopper e il tempio perduto: una scena d'azione

Hopper e il tempio perduto riprende, nei personaggi, il classico schema dell'animazione Disney. C'è un protagonista, anche stavolta alle prese con un percorso di crescita, e accanto a lui c'è l'aiutante, elemento spesso presente nei classici della Disney, che non ha le caratteristiche dell'eroe ma è fondamentale per il compimento della sua impresa: qui è Abe, una tartaruga. Anche qui ci sono un padre buono e uno zio perfido, che, anche nei tratti, ricorda molto lo Scar de Il re leone. La novità, in linea con le ultime tendenze dell'animazione, e di tutto il cinema, è un personaggio femminile (è una puzzola) indipendente e più abile dei personaggi maschili.

Quei maiali quadrati come personaggi di Minecraft

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Hopper e il tempio perduto: una foto del film animato

I topoi narrativi sono invece quelli del classico film d'avventura. Ci sono i luoghi esotici e gli ambienti ostili, le sabbie mobili e i ponti instabili, le trappole costruite ad hoc e le fruste e i machete. C'è il tempio, ovviamente, con le sue tre prove mortali (ma perché sono sempre tre e non due?) La novità, spassosa a dire il vero, è una tribù di maiali rosa capaci di diventare quadrati, come dei personaggi di Minecraft, e di diventare, impilandosi l'uno sull'altro come dei mattoncini Lego, qualsiasi tipo di costruzione. La sequenza in cui sono presenti è di gran lunga la più originale e la migliore del film.

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Allegro, non troppo

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Hopper e il tempio perduto: un frame del film

Allegro, non troppo, diremmo, prendendo in prestito il titolo di un glorioso film di Bruno Bozzetto (solo per il titolo, senza alcun riferimento). Perché sì, è un film divertente, a tratti spettacolare, che piacerà senz'altro ai più piccoli. Ma Benjamin Mousquet e Ben Stassen, e lo studio belga nWave, fanno parte di quell'animazione "minore", europea, che è ancora un po' indietro rispetto alle grandi case di produzione americane. Lo avevamo notato la scorsa estate, in occasione dell'uscita del film norvegese Capitan Sciabola e il diamante magico. Non è tanto il gap tecnico che c'è tra produzioni di questo tipo e la Pixar: quello è lieve, ed è tutto sommato colmabile. C'è, rispetto ai grandi film d'animazione americani, una certa mancanza di originalità, di fantasia, e un lavoro non eccezionale sul character design. Film di questo tipo prendono sempre spunto a dei modelli già visti, come i film di esploratori o dei pirati, senza aggiungere il giusto scarto con la tradizione. Un Pixar, di solito, tira fuori sempre storie completamente originali. C'è insomma, in film come questi, un po' di già visto. Ma, soprattutto, mancano quelle sfumature, quell'ironia sottile, quelle storie e quelle sceneggiature degne di film da adulti e non solo da bambini. C'è qualche piccolo colpo di genio, come la citazione di Star Wars. Ma ce ne sono pochi.

Senza cappello e giubbetto

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Hopper e il tempio perduto: un momento del film

Il messaggio comunque arriva forte e chiaro. È un film che ci insegna ad accettarci per come siamo, e le nostre differenze sono la nostra ricchezza. E allora torniamo a quel cappello "Fedora" e quel giubbetto di pelle, che Hopper indossava per sentirsi nel ruolo, e per non far vedere le sue piume. A conti fatti capiamo che, senza di loro, riesce a muoversi meglio e a fare tutto quello che deve fare. E allora non è il caso di avere tante sovrastrutture su di noi. Faremmo meglio ad essere noi stessi, e a non travestirci da chi non siamo.

Conclusioni

Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Hopper e il Tempio Perduto, è un film che richiama evidentemente la saga di Indiana Jones nell'ambientazione, nell'azione, nel look del protagonista e anche nelle musiche, che richiamano più volte il tema di John Williams. Certo, è un film d'animazione minore, con le sue ingenuità e i suoi limiti, ma che assicura 90 minuti di divertimento.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • L'omaggio al cinema d'avventura e ai film di Indiana Jones.
  • La struttura dei classici Disney, con il protagonista, l'aiutante e uno zio cattivo.
  • L'idea dei maiali capaci di diventare quadrati, un'idea originale...

Cosa non va

  • ... che è una delle poche idee originali di un film che riprende molte cose già viste.
  • Manca, in generale, quella fantasia e quell'ironia dei migliori film d'animazione.
  • Il character design non è ai massimi livelli.