Nel momento più intenso della serata della consegna dei 78. Academy Awards, introdotto da un delizioso siparietto di Lily Tomlin e Meryl Streep, che omaggiano l'uomo e celebrano scherzosamente il regista, Robert Altman è compare al cospetto della Hollywood che conta e riceve l'Oscar alla carriera e una lunga, meritatissima standing ovation. "Per favore, ho alcune cose da dire e ho un tempo limite", dice l'anziano regista, per poi ringraziare il pubblico con alcune bellissime parole dedicate all'arte di fare cinema.
"Ho sempre pensato che fare film sia un po' come costruire un castello di sabbia in riva al mare. Inviti un po' di amici che ti diano una mano, e costruite insieme questa struttura bella e complessa. Poi ti siedi a guardarla, magari con un drink in mano, e aspetti che la marea la porti via. Ma il castello di sabbia resta intatto nella tua mente. Ne ho fatti ormai oltre 40, e non mi stanco di farne. Sono stato molto fortunato nella mia carriera, non ho mai dovuto fare un film che non abbia potuto concepire e sviluppare io stesso. Amo profondamente fare cinema. Mi ha regalato una prospettiva sul mondo e sulla condizione umana di cui sarò eternamente grato."
I castelli di sabbia di Robert Altman non sono intatti soltanto nella mente del loro creatore, ma anche nel cuore di chiunque ami il cinema americano. Il suo approccio unico e irriverente alla narrazione cinematografica è rimasto ineguagliato nella commistione di realismo nella messa in scena, nella volontà bonaria ma inflessibile di rivelare le umane debolezze e contraddizioni, e nella gloriosa celebrazione della vita e della morte. In ogni suo film - proprio perché ha potuto sempre scegliere e sviluppare personalmente i progetti cui si è dedicato - Altman ha lasciato un'impronta profonda e inconfondibile; un privilegio che, in qualche caso, ha inciso anche negativamente su alcune fasi della sua carriera. Carriera lunghissima, ricca di alti e bassi, di insuccessi e di sperimentazioni, ma costellata di capolavori che oggi l'Academy of Motion Pictures Arts and Science celebra, proprio "come se fossero un unico, lungo film."
Questi capolavori avrebbero meritato tutti l'Oscar per il miglior film: vale la pena rilevarlo a maggior ragione oggi, in concomitanza con la vittoria di Crash - contatto fisico nella categoria più prestigiosa degli Oscar 2006. Il film di Haggis, che tanto deve alla struttura delle opere altmaniane, e allo stesso tempo è così distante da esse - la sua sceneggiatura mediocre, didascalica, vacua e infarcita di fastidiosi stereotipi fallisce là dove è più grande Altman, ovvero nel realismo e nell'empatia che rendono vividi e autentici i suoi quadri corali - è riuscito dove non è mai riuscito un film di Altman.
Ma Hollywood non è perfetta, e nel caso del regista di Kansas City ha fatto in modo di correre ai ripari in tempo, cosa che non le era riuscita con autori del calibro di Stanley Kubrick e Alfred Hitchcock.
Robert Altman ha 81 anni, ed è al momento impegnato nella regia di un dramma a Londra, oltre che con la promozione del suo ultimo film Radio America, che uscirà ad aprile in Italia. Come lui stesso ha sottolineato accettando il premio, se l'Oscar alla carriera suggella una vita di lavoro, non significa che quella vita sia finita. Da Radio America trasuda ancora lo spirito, la vitalità e l'ingegno che caratterizzavano MASH, Nashville, America oggi, I protagonisti; come questi lavori immortali, l'ultimo film di Altman racconta un semplice sprazzo di quotidianità d'America, a ennesima riprova del fatto che il genio sa disvelare la realtà senza bisogno di sfruttare temi forzosamente provocatori e controversi, e senza mai dover ricorrere ai clamori e agli strepiti di film come Crash - contatto fisico.