Vi è mai capitato di fare un sogno così intenso da credere che fosse vero? A Margaret Bellum (Sarah Paulson) succede ogni notte: si vede in mezzo a una tempesta di sabbia che la butta per terra, finendo per soffocarla. Si sveglia quindi sempre con fame d'aria. Nella stanza da letto ha un barattolo pieno di pillole per dormire, ma fanno sempre meno effetto. Nella vita reale le cose non vanno molto meglio: per salvare la sua fattoria, il marito è andato a cercare lavoro altrove, ma manca da tempo. La donna deve badare alle due figlie, ma tutto sembra sfuggirle di mano. Questo accade in Hold Your Breath, in streaming su Disney+ e diretto da Karrie Crouse.
Siamo in Oklahoma, negli anni '30, periodo in cui gli Stati Uniti sono stati davvero piegati delle Dust Bowl, fortissime tempeste di sabbia. La regista, che ha anche scritto il film insieme a Will Joines, utilizza questo fatto realmente accaduto per tracciare un parallelo, tra il cambiamento climatico e sopratutto la paranoia. E, anche se in modo involontario, visto che la sceneggiatura è stata ultimata prima dell'arrivo della pandemia, finisce in qualche modo per esorcizzare anche l'incubo del Covid.
In Hold Your Breath respirare l'aria piena di sabbia diventa infatti molto pericoloso: Margaret si convince che contenga qualcosa di malvagio, qualcosa che spinge le persone a diventare violente. Per questo indossano tutti delle mascherine, per impedire di far entrare la sabbia nel naso. È proprio come nella storia che raccontano le sue figlie, quella del "The Grey Man", l'uomo grigio. Uomo che sembra incarnarsi in Wallace Grady (Ebon Moss-Bachrach, il mitico zio Richie della serie The Bear), apparso quasi all'improvviso nel granaio della fattoria. Cosa sta succedendo davvero a Margaret e alle sue figlie?
Superare il trauma con l'horror
La fotografia di Zoë White rende tutto color seppia, in un paesaggio che, battuto della sabbia, diventa quasi infernale. L'inferno vero lo vive però la protagonista dentro la sua testa: la privazione di sonno le sta facendo del male e noi, insieme a lei, riusciamo a distinguere con difficoltà crescente cosa sia reale e cosa no. A essere palpabile è però il terrore espresso sullo schermo da Sarah Paulson che, come ci ha abituato durante tutta la sua carriera, con l'horror e la tensione si sente a casa. Anche stavolta fa del suo meglio, portandoci nella sua mente sempre più fragile, creando una tensione che esplode in puro terrore.
L'aria irrespirabile diventa infatti presto metafora di un trauma non superato, che è sì quello di Margaret, ma anche quello della natura, che si ribella con ferocia all'operato dell'uomo. La cosa che inquieta davvero è che, già negli anni '30, la Terra, con queste tempeste di sabbia, avesse cominciato a mandare dei segnali, quasi cento anni prima che si cominciasse a parlare sul serio di climate change.
Sarah Paulson: da American Horror Story agli Emmy, ecco chi è la miglior attrice della TV
Un horror troppo prevedibile
Nonostante la buona prova di Sarah Paulson, e anche di Ebon Moss-Bachrach (a suo agio anche con il genere horror) e Annaleigh Ashford, che ha il ruolo di Esther, sorella di Margaret, Hold Your Breath ha un difetto su cui è difficile passare sopra: è fin troppo prevedibile. Chiunque ami il genere, o semplicemente abbia visto molti film, capirà infatti molto presto il colpo di scena che si prepara per il finale. Basta unire diversi indizi evidenti. Non solo: la fattura è discreta, ma, sembra di vedere un collage di tanti titoli che hanno preceduto quello di Karrie Crouse.
Il carisma degli attori protagonisti non basta dunque a distrarci: nonostante le buone premesse e l'idea interessante di mostrare come la vera paranoia non venga da fuori, ma nasca nelle nostre case, la pellicola non riesce a convincerci del tutto. Anche perché, nel complesso, si rivela un film non soltanto facilmente leggibile, ma anche pieno di strumenti per spaventare il pubblico fin troppo classici. A maggior ragione oggi, con spettatori sempre più esigenti e abituati a jumpscares e tecniche simili. Peccato.
Conclusioni
Hold Your Breath di Karrie Crouse è un horror che usa le Dust Bowl, tempeste di sabbia che hanno davvero piegato gli Stati Uniti negli anni '30, per parlare di paranoia e cambiamento climatico. Nonostante la buona prova di Sarah Paulson e degli attori Ebon Moss-Bachrach e Annaleigh Ashford, il film non riesce a convincere del tutto, sia per l'uso di tecniche ormai troppo classiche per spaventare il pubblico, su tutti i jumpscares, che per la sua prevedibilità.
Perché ci piace
- L'interpretazione di Sarah Paulson.
- Le interpretazioni di Ebon Moss-Bachrach e Annaleigh Ashford.
- L'idea di usare le tempeste di sabbia per parlare di altro.
Cosa non va
- Il colpo di scena finale è fin troppo prevedibile.
- Il film si affida troppo agli jumpscares.
- Sembra di vedere tanti film precedenti uniti insieme.