Finalmente è in sala, dal 27 giugno, uno dei film più belli presentati a Venezia 2023: Hit Man di Richard Linklater (in Italia Hit Man - Killer per caso). Nata da uno spunto reale, un articolo del giornalista Skip Hollandsworth, uscito nel 2001 sul Texas Monthly, questa pellicola è un animale complesso, che unisce diversi generi: commedia, noir, azione. Il protagonista è un eccezionale Glen Powell, ormai interprete sempre più in ascesa, che qui interpreta decine di personaggi diversi.
Sì perché il protagonista di Hit Man, il professore Gary Johnson, insegna filosofia a New Orleans, ma si diverte molto di più ad aiutare la polizia. Come? Si finge ogni volta un killer diverso, per aiutare a far arrestare le persone che vogliono sbarazzarsi di qualcuno contattando un professionista. Gary si fa prendere talmente tanto da queste interpretazioni da cambiare completamente personalità ogni volta. Oltre che vestiti e parrucche.
Quando però incontra Maddy (Adria Arjona), che vuole assoldare un sicario per far uccidere il marito violento, tutto si complica: lui perde la testa per lei. E anche lei per lui. Peccato però che l'abbia conosciuta fingendo di essere un assassino. Che fare? Beh, per saperlo dovete vedere il film, non saremo certo noi a rovinarvi la sorpresa. Intanto però ecco la nostra intervista a Richard Linklater, volato al Lido di Venezia per parlare di quest'opera intelligente e molto divertente.
Hit Man: intervista a Richard Linklater
Quando vedrete il film saprete: non potevamo non cominciare la nostra conversazione con Linklater citando una battuta divertente di Hit Man - Killer per caso: com'è la torta? "Tutte le torte sono buone!" ci ha risposto, stando al gioco. Incredibile ma vero, il regista è esattamente come i suoi film: simpatico, gentile, alla mano. Una di quelle persone con cui si potrebbe parlare per ore davanti a una birra.
Tra i film di Richard Linklater più famosi ci sono la trilogia di Prima dell'alba e Boyhood, con cui ha seguito i suoi personaggi nel corso degli anni, crescendo insieme agli attori. Hit Man invece, come viene dichiarato subito, è una storia "quasi vera". Dove c'è più verità? Nel suo lavoro precedente o in questo ultimo film?
"Quando si tratta di narrazione cinematografica mi va bene un fondamento di verità, che poi diventa una fantasia. La maggior parte dei miei film sono così. Ho incontrato una ragazza una volta, anni fa, abbiamo camminato insieme per tutta la notte in città: ed è diventata la base per un film, Prima dell'alba. L'obiettivo è intrattenere, raccontare una storia che sia appassionante. E questo film, Hit Man, in ogni caso mette in discussione cosa sia la verità. Oggi l'identità e la verità sembrano qualcosa di instabile. Affrontiamo questi temi in chiave comica".
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Richard Linklater e il cambiamento
Quando interpreta un personaggio Gary Johnson viene influenzato al punto da cambiare personalità. È successo anche a Linklater durante le riprese di un film? "Non credo che un film ti possa cambiare. Mi faccio sempre questa domanda: cosa ti cambia? Penso che un film possa arricchire la tua vita, può essere catartico: ti aiuta a espellere dal sistema qualcosa che stavi cercando di elaborare. Forse ti ha aiuta a maturare, a sentirti meglio. Ma cambiamento è una parola grossa: non credo si possa cambiare. Ci sembra di essere cambiati nel profondo, ma non se ne accorge nessuno. Pensano che tu sia la stessa persona! Ma vale sempre la pena provarci".
Quindi cambiare davvero è impossibile? Però al protagonista del film sembra succedere: "Penso che cambi, sì: diventa un esempio della sua stessa tesi. Certo, il fatto comico è che, per essere felice e compiere il proprio destino si lascia dietro due cadaveri! Il film ragiona su questo. Lo dice alla sua classe: scegliete l'identità che volete e vivetela con passione. Mi piace la nozione dell'aiutare gli altri a prendere decisioni. Mi fa più paura un mondo di persone passive, che accettano disinformazione e bugie. Mi piace di più una società fatta di persone che prendono decisioni in modo consapevole, basandosi sulla verità".
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Richard Linklater è un antropologo
Il protagonista di Hit Man è molto interessato al comportamento umano e alla coscienza. Proprio come il regista: perché ha deciso di esplorare la natura umana proprio attraverso il cinema? "Me lo chiedo in continuazione! Perché il cinema? Ma non sono mai stato troppo accademico: non ho la mentalità da scienziato, anche se mi interessano moltissime cose. Il cinema funziona per me perché è un insieme di diverse cose che mi piacciono più l'aspetto tecnico. Fotografia, scrittura: è un'arte che racchiude tutti i miei interessi. È diventato il mio modo per esplorare delle idee".
A proposito di idee: aveva ragione Stanley Kubrick quando in Arancia meccanica fa dire ad Alex DeLarge (Malcom McDowell) che "i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo"? Per il regista: "Forse. Diversi registi hanno quella personalità: Bergman ne ha parlato, Fassbinder. Ne conoscono alcuni. È come vedere il mondo attraverso una finestra: tutto ciò che mi accade devo esprimerlo in una storia su uno schermo per farlo diventare reale. Questo non è reale, quello sì. Penso che la vita sia così: puoi mentire, manipolare i fatti per farteli piacere, ma al cinema non puoi mentire. È dove metti la tua parte migliore. E non vuol dire che tu abbia buone qualità come essere umano. Molti figli di artisti o attori dicono che la parte migliore dei loro genitori è finita nella loro arte e non nell'essere buoni genitori. Quindi non è necessariamente una buona cosa per chi ti sta intorno. Siamo chi siamo. Penso che essere consapevoli di questo sia la cosa migliore".
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Richard Linklater e i rapporti di coppia
I personaggi di Jesse e Céline, interpretati da Ethan Hawke e Julie Delpy nella trilogia di Prima dell'alba, è tutta la vita che capiscono come mantenere vivo il loro amore. In Hit Man c'è una frase che forse potrebbe essere d'aiuto: trova qualcuno fuori di testa in un modo che ti piace. Il regista ci crede? "Ho cercato di inserire questa battuta in un film per un sacco di tempo. Penso di averla sentita o letta tanto tempo fa. Ho aspettato il momento giusto. Perché ci credo. Ho avuto relazioni che non hanno funzionato: è tutta questione di trovare dei compromessi. Cos'è che fa funzionare le cose? Bisogna davvero accettare gli aspetti peggiori delle persone che ami. È quello che bisogna fare per essere più felici e stressarsi di meno. Se passi la tua vita a cercare di cambiare tutti quelli che ti stanno attorno ti sei condannato all'inferno. Non sarai mai soddisfatto. Penso di essere comprensivo con le persone. Vorrei però che loro accettassero me!".
Vedremo un quarto capitolo di Prima dell'alba?
Linklater ha detto di avere un'idea per un quarto film della saga di Jesse e Céline. I protagonisti saranno nonni? Cosa lo attirerebbe di raccontare una storia tra persone anziane? "Hanno 50 anni ora. Quindi sì, chi lo sa! Ogni fase della vita è importante e degna di essere analizzata al cinema. Nell'ultimo film che abbiamo fatto, Before Midnight, abbiamo scoperto che è tutto più difficile. È una metafora della vita: quando invecchi è più difficile essere romantico. Anche se hai avuto tutto ciò che volevi dalla vita, è più difficile rendere una relazione coinvolgente e sexy. È di questo che abbiamo parlato in quel film. Con loro più vecchi non so. Ho incontrato molte persone anziane felici e penso che abbiano vinto la corsa. Non so a che età arriva questa sensazione. Vorrei arrivarci il prima possibile. Quindi forse ritroveremo Jesse e Céline in un momento meno difficile. Ma non è un cinema molto trascinante. C'è bisogno di conflitto. Ma potrei renderlo entusiasmante. Ci dobbiamo arrivare però. Non ci siamo ancora".
Richard Linklater e i B-movie
Visto che ama così tanto il cinema, qual è il B-movie preferito di Richard Linklater? "B movie preferito? Non considero il cinema in questo modo: i film sono film. Per me non ci sono gerarchie. Ma ho dato alla mia casa di produzione il nome di quello che è considerato un B movie eccellente degli anni '40: Detour, di Edgar G. Ulmer, regista austriaco venuto negli Stati Uniti. Ha lavorato con pochi mezzi e fatto film dal basso budget, ma alcuni sono davvero buoni. Quindi questo è sicuramente uno. Ma ce ne sono così tanti. Amo il cinema di epoche diverse. Ma non faccio distinzioni. Amo un buon film poliziottesco italiano anni '70 come tutti gli altri. Fernando Di Leo mi piace!".