Hinterland, la recensione: un affascinante poliziesco d'epoca

La recensione di Hinterland, film dove il protagonista ha fatto ritorno a Vienna dopo aver combattuto nella Grande Guerra e si trova a indagare su una serie di macabri omicidi, compiuti con estrema crudeltà. Stasera su Rai 4 e disponibile su RaiPlay.

Hinterland, la recensione: un affascinante poliziesco d'epoca

Il termine Hinterland, di origine tedesca, viene solitamente usato per indicare una zona gravitante vicino a un porto, per estensione comprendente anche le aree più interne dove si estende infine il potere economico della città. Proprio qui hanno luogo le vicende di quest'omonima co-produzione tra Austria e Lussemburgo, che fin da subito mette in chiaro come il contesto ambientale sia fondamentale non soltanto ai fini degli eventi ma anche come rappresentazione estetica di una storia ricca di ombre e sfaccettature.

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Hinterland: un frame del film

Non è un caso che il particolare stile visivo ricalchi proprio quello dell'espressionismo tedesco, con ben più di vari rimandi a capolavori immortali quali Il gabinetto del Dottor Caligari (1920) di Robert Weine o ancora al cinema di Murnau, in particolare nella ripresa di un paio di scenografie che omaggiano l'amarissimo L'ultima risata (1924). Una regia calibrata nella quale il pubblico più cinefilo potrà riscontrare suggestione inaspettate, tra inquadrature sbilenche e deformanti e un'atmosfera dominata da toni scuri e grigi, sfruttante con intelligenza la tecnica del blue screen.

Home sweet home

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Hinterland: un'immagine

Peter Berg ha combattuto nella Prima Guerra Mondiale e sul campo ha lasciato non soltanto centinaia di commilitoni, ma anche la propria voglia di continuare a vivere. E al suo ritorno nella natia Austria, nel 1920, trova un Paese profondamente cambiato, con la caduta dell'impero austro-ungarico e una società che vede la guerra e chi vi ha combattuto con disprezzo. L'uomo ha paura di far ritorno dalla sua famiglia, con la moglie e la figlia che l'hanno atteso invano per anni, e cerca di comprendere cosa fare del proprio futuro mentre si trova a fare i conti con il proprio passato, quando prima del conflitto era un ispettore di polizia che aveva risolto molti casi spinosi. E ora Peter si trova costretto a tornare in servizio quando uno dei soldati che avevano combattuto al suo fianco e che aveva fatto da poco ritorno a casa insieme a lui viene ritrovato senza vita, ucciso dopo un orribile supplizio. E ben presto un altro membro della stessa divisione subisce la stessa sorte, seppur con un diverso metodo di tortura. Il protagonista viene chiamato dal suo amico/rivale Renner, commissario della polizia, per indagare in prima persona sul caso e si troverà a fare i conti con un evento che ha avuto luogo proprio sul fronte, un demone personale che pensava di aver sepolto per sempre.

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Un male strisciante

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Hinterland: una scena del film

Un'opera affascinante e ricca di suggestioni, non soltanto dal punto di vista immaginifico ma anche nelle torbide contorsioni di una sceneggiatura che si prende continuamente rischi, anche e soprattutto quando vuole osare nella gestione dei colpi di scena. Alcune soluzioni risultano in un primo momento forzate ma a mente fretta appaiono più coese di quanto inizialmente sembrante e alla fine dei conti tutto torna, regalando un approccio relativamente razionale a quella che rimane comunque una salda, seppur raffinata, produzione di genere. Il senso di mistero è tale da acuire progressivamente la curiosità dello spettatore, che vuole vederci chiaro al pari del protagonista in questa vicenda tormentata, un poliziesco/noir d'epoca che sfrutta l'ausilio del digitale per immergerci in una Vienna allucinata, potendo ad ogni modo contare anche su un calibrato utilizzo di costumi e ambienti, veri o fittizi che siano.

Il tempo della verità

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Hinterland: una scena

La vicenda dei soldati che al ritorno a casa si trovano ad affrontare soprusi e pregiudizi sembra una sorta di voluto richiamo a quanto subito dai reduci del Vietnam, segno che le guerre causano non soltanto morte e distruzione sul campo ma lasciano anche strascichi indelebili dopo il ritorno a casa. Proprio il razzismo vigente negli stessi ambienti di polizia e gli intrighi di potere che hanno lì luogo, tra tradimenti e voltafaccia, incupisce ulteriormente il tono di un racconto che non ha paura di osare verso territori tensivi sempre più calcati, fino a quell'epilogo dove la rivelazione finale sull'identità e le motivazioni dell'assassino esaltano ulteriormente quel gioco continuo di luci e ombre nella caratterizzazione dei personaggi. Una sorta di Seven (1995) in costume, con alcuni delitti il cui macabro modus operanti segue uno schema ben preciso e voluto, dove niente è lasciato al caso: Hinterland è un'opera tetra e morbosa, possedente una malia strana che tiene incollati allo schermo dal primo all'ultimo minuto.

Conclusioni

Un tempo investigatore di polizia, ora reduce della Grande Guerra tornato a casa salvo scoprire un Austria diversa da come se la ricordava, il protagonista è costretto a tornare in azione quando alcuni dei suoi ex commilitoni vengono uccisi uno dopo l'altro, da quella che sembra la mano di uno spietato serial killer. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Hinterland, ci troviamo davanti ad un raffinato e avvincente poliziesco/noir d'epoca, visivamente rifacentisi alle suggestioni dell'espressionismo tedesco e con una sceneggiatura ambiziosa e ricca di spunti, capace di mantenere alto l'interesse fino al giungere dei titoli di coda.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Una regia ispirata, che sfrutta suggestioni visive guardanti al cinema espressionista.
  • La sceneggiatura dosa colpi di scena e rivelazioni, prediligendo un'atmosfera torbida e cupa.
  • Un cast in palla alle prese con personaggi ottimamente caratterizzati.

Cosa non va

  • Un paio di forzature narrative che comunque non inficiano la godibilità del racconto.