Ci sono serie TV che partono forte, ti avvincono fin dalla prima sequenza, ma finiscono con il deluderti nel finale. Ci sono invece serie che in principio magari si prendono un po' di tempo, e iniziano a carburare davvero solo dopo qualche episodio, per poi concludere in bellezza. Hill House, la prima vera serie TV horror di Netflix, non appartiene a nessuno dei due casi precedenti, o forse appartiene ad entrambi. Perché pur conquistandoti fin dalle prime immagini, con il passare delle ore continua a crescere, a trasformarsi, a diventare qualcosa di più che un semplice horror. Proprio per questo motivo abbiamo scelto di scrivere questa recensione di Hill House soltanto dopo aver visto tutti e 10 gli episodi che compongono la serie. Perché dopo un sesto episodio a dir poco sensazionale (su cui torneremo dopo), temevamo di essere delusi dalle rivelazioni e risoluzioni finali.
E la verità è che un po' lo siamo, ma non per mancanza di coraggio da parte dello showrunner e regista Mike Flanagan, o perché siano rimasti irrisolti alcuni dei tanti misteri che rappresentano il cuore della trama. Nulla di tutto questo, anzi, il finale si è dimostrato perfettamente coerente con quello che lo show voleva davvero raccontare. Se vogliamo essere onesti con noi stessi, quel poco di delusione che dentro di noi è presente, deriva esclusivamente dalla sensazione di tristezza che una serie del genere ci lascia. Semplicemente perché quella che si è conclusa non è solo una storia di una casa stregata, ma la storia di una famiglia che ormai sentiamo un po' anche nostra.
Una storia fatta di spaventi, morte ed eventi soprannaturali ma che in più di un'occasione travalica il genere (letterario e cinematografico) da cui proviene per diventare universale. E probabilmente immortale. Hill House è una delle serie tv più attese della stagione e verrà ricordata per molto tempo come uno dei migliori prodotti horror in assoluto dell'universo seriale, è proprio per questo suo riuscire ad andare (molto) oltre gli archetipi del genere ed abbracciare piuttosto un tipo di narrazione che è tipica di tutt'altri prodotti. A voler essere spicci potremmo dire che l'horror gotico qui incontra il family drama, che il romanzo (capolavoro) di Shirley Jackson si mescola brillantemente con cult televisivi quali Six Feet Under e This Is Us.
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Una trama che tradisce il libro a cui si ispira
Tutto parte da L'incubo di Hill House, il romanzo del 1959, noto in italiano anche come La casa degli invasati, che in breve tempo è diventato un classico delle letteratura dello scorso secolo e ispirazione per tanti altri scrittori di genere come Ray Bradbury o Stephen King. Ma Flanagan, che già lo scorso anno ci aveva sorpreso con l'inquietante Il gioco di Gerald, sceglie questa volta di non realizzare un adattamento letterale e fedele del testo - anche perché ci aveva pensato già Robert Wise con il suo capolavoro del 1963, Gli invasati (The Haunting) - ma di utilizzarlo solo come fonte di ispirazione per una storia molto diversa e, se vogliamo, con una trama ben più complessa e ambiziosa.
Le citazioni e i richiami al capolavoro della Jackson, a partire dai nomi dei protagonisti, ovviamente non mancano, ma nel caso della serie TV Hill House è proprio l'assunto di partenza ad essere differente: la famigerata casa infestata da spettri non è quindi la meta di curiosi e scettici, ma la dimora vera e propria di una famiglia formata da due coniugi molto uniti e ben cinque figli di diverse età, tra cui due gemelli di appena sei anni. Ogni membro della famiglia vivrà la casa, e le presenze all'interno di essa, in modo completamente differente l'uno dall'altro. Ma su ciascuno di loro, quei pochi mesi vissuti nella Hill House, rappresenteranno un avvenimento che sconvolgerà e segnerà per sempre la loro vita.
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Tra passato e presente: doppia narrazione, doppio cast
La maggiore novità di questa serie, e in assoluto la trovata più riuscita del Flanagan autore, è proprio in questa alternanza tra due linee temporali, una relativa agli anni '80 e all'arrivo della famiglia Crain nella casa e l'altra ai giorni d'oggi, con i bambini oggi adulti ma ancora segnati da quell'ultima misteriosa notte in cui il loro padre li portò via dalla dimora in tutta fretta, lasciando indietro la madre interpretata da una splendida e solare Carla Gugino. La sceneggiatura dello show è assolutamente perfetta nel raccontarci un po' alla volta questa famiglia, e nel fare in modo che tutti gli elementi del puzzle alla fine si incastrino nel modo giusto, ma gran parte del merito va anche all'eccellente lavoro sul cast di Hill House che ha permesso di trovare dei giovanissimi e bravissimi attori che fossero incredibilmente somiglianti e assolutamente verosimili nel loro delicato ruolo.
Perché con l'eccezione di Henry Thomas (ricordate il piccolo protagonista di E.T.?) che si dà il cambio con l'altrettanto convincente Timothy Hutton, tutti gli altri interpreti delle vicende passate sono esordienti o quasi, eppure non solo non sfigurano davanti ai colleghi più grandi ed esperti, ma anzi spesso finiscono con l'essere ancora più credibili e naturali quando si tratta di raccontare orrore e inquietudine. Dal canto loro, invece, gli attori adulti - tra cui spiccano il Michiel Huisman de Il trono di spade, la Elizabeth Reaser di Grey's Anatomy e la moglie del regista, Kate Siegel, già protagonista e co-sceneggiatrice di Hush - Il terrore del silenzio - hanno il compito di portare sullo schermo personaggi piegati dal senso di colpa e dalle difficoltà della vita: cinque personaggi bellissimi e complessi con cui è facile relazionarsi e provare empatia, ma anche cinque volti diversi di una famiglia distrutta da segreti e misteri. Misteri come il contenuto della stanza dalla porta rossa o la presenza, reale o no, di amici immaginari o donne spettrali dal collo spezzato; segreti come il fato del personaggio della madre o dei reali rapporti tra i membri della famiglia e i misteriosi custodi della casa.
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Piani sequenza, colpi di scena ed emozioni da un episodio all'altro
I primi cinque episodi di Hill House, che si concentrano in particolare su ciascuno dei giovani protagonisti e ci raccontano la loro vita in seguito alla fuga da Hill House, sono quelli in cui si accumulano domande e teorie, e in cui horror e mistero vanno di pari passo con il racconto delle tragiche vite di questi personaggi. Sono gli episodi che permettono il salto di qualità da un semplice horror come tanti altri ne abbiamo visti sullo schermo, perché sono i momenti in cui la sceneggiatura indaga sulle conseguenze che l'orrore può avere sulla vita di coloro che lo vivono da vicino. Col sesto, splendido episodio le cose cambiano, e Flanagan lo sottolinea con una regia di altissimo livello, fatta di lunghi piani sequenza che evidenziano non solo l'ottima messa in scena, ma anche la naturale ed efficacissima recitazione di tutti gli interpreti.
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Si tratta di un episodio intenso, emozionante e spaventoso al tempo stesso, come d'altronde lo è l'intera serie Hill House: scoprirete ben presto anche voi che è possibile nella stessa scena quasi gridare per lo spavento improvviso e ritrovarsi pochi secondi dopo a commuoversi per la sentita confessione di uno dei protagonisti. Tutti gli ultimi episodi dello show diventano così una corsa verso la verità, con passato e presente che continuano ad intrecciarsi sempre di più, fino alle tanto attese rivelazioni finali. Che, a differenza di quelle del romanzo originale, non lasciano dubbi sulla reale natura della casa o di quello che ci è stato raccontato, eppure finiscono per tradire ancor di più l'anima romantica e drammatica di quella che è di fatto una saga familiare degna dei migliori prodotti seriali e televisivi degli ultimi anni. Racchiusa, però, in una confezione horror in grado di far paura davvero.
Movieplayer.it
4.5/5