Argomento di estremo interesse cinematografico: le esperienze di pre-morte. Il grande mistero, il tunnel di luce, il calore etereo, quasi divino. Da questo punto, Robert Salerno, dopo diverse esperienze come produttore (di successo), debutta alla regia con Here After - L'aldilà adattando la sceneggiatura di Sarah Conradt. Prima di addentrarci nell'opinione vera e propria, bisogna aprire una doverosa parentesi: è vero che il doppiaggio non è "responsabilità" degli autori, ma è comunque valutabile in sede di recensione, in quanto è poi parte dell'opera che il pubblico andrà (o non andrà) a vedere.
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Ecco, il doppiaggio di Here After (da non confondere con Hereafter di Clint Eastwood) non è quello che propriamente potrebbe essere considerato un buon lavoro. Mancanza di sincrono, mancanza di aderenza, adattamento discutibile, enfasi non richiesta, e gli attori italiani che, auto-ridoppiandosi, sfrigolano in un risultato spesso straniante. Una doppiaggio poco efficace, infatti, scredita davanti al pubblico il valore dell'opera, inficiando negativamente sulla visione. Se ci mettiamo anche che Here After, prodotto e nato dalla voglia di Salerno di girare un film a Roma, sia gracile sotto il punto di vista della scrittura, va da sé che il risultato finale non può non venire irrimediabilmente incrinato.
Here After, c'è vita dopo la morte?
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Ma andiamo con ordine. Parlavamo di idee forti, ebbene quelle di Here After, che miscela il thriller psicologico con una punta di horror, fino al sovrannaturale e allo spirituale, possono teoricamente funzionare. In una Roma oscura, glaciale e invernale, la vita di Claire (Connie Britton), insegnate americana di cattedra in un istituto privato, viene sconvolta quando la figlia Robin (Freya Hannan-Mills) rimane vittima di un incidente. Secondo i medici, la ragazza è clinicamente morta. Almeno per venti minuti. Dopodiché, si risveglia. Un miracolo? In fondo, Claire è ardentemente credente. Tuttavia, la ragazza, dopo l'esperienza di pre-morte, pare non sia più quella di prima. Si comporta in modo strano, quasi non sembra più la stessa. È violenta, rabbiosa, aggressiva. E se fosse posseduta da un demone?
Idea interessante, ma poco sviluppata
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Allora, quello che sembra un mistero inspiegabile, altro non è che una questione di prospettive. E di parole. Se la regia di Salerno tenta di trovare la giusta quadra, sfruttando l'ottima fotografia di Bartosz Nalazek (capace di togliere i colori a Roma, per una trovata estetica intelligente, e adiacente allo spirito del film), è la storia che non riesce mai a prendere il volo, perdendo il piglio iniziale che, oggettivamente, risulta interessato e interessante nei concetti protagonisti. L'esperienza di pre-morte, infatti, in Here After - L'aldilà fa da contesto narrativo, ma non viene mai (o mai in modo lucido) reso davvero centrale rispetto alla duplice veduta che si può avere del fenomeno: spiegazione scientifica o spiegazione religiosa? Un equilibrio che richiederebbe una certa profondità, quasi assente nello storia firmata da Sarah Conradt, che tra l'altro aveva affrontato già il tema della maternità co-scrivendo Mothers' Instinct.
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Per l'appunto, l'altra chiave di lettura di Here After è proprio quella che tratta il rapporto madre e figlia. Sarà questa l'insenatura emotiva su cui spingerà Salerno, al netto di un'indecisione generale e di un'inquietudine mai totalmente espressa, e anzi smarrita in una canonicità che depotenzia l'ottimo spunto. Poco mordente e poca impressione, il concetto di trauma a rilegare gli eventi e un'andatura quadrata che, purtroppo, finisce per passare inosservata (e per passare fin troppo sovraccaricata da una sfumatura religiosa che non viene mai resa cinetica, ma piuttosto resa quasi speculativa). Peccato: la voglia da parte del regista c'era, ma a mancare è stato tutto il resto.
Conclusioni
In una Roma grigia e oscura, Robert Salerno indaga sul concetto di pre-morte. Nessuna risposta, solo domande, suscitate però da una sceneggiatura a volte vacua, che non riesce mai ad essere davvero capace di trasportaci al centro della storia. Capitolo a sé, il doppiaggio. L'adattamento italiano è praticamente inesistente, con doppiaggi (o ri-doppiaggi) fuori sincrono che sviliscono l'esperienza di visione.
Perché ci piace
- Una buona fotografia.
- Una buona idea iniziale...
Cosa non va
- ...poco sviluppata.
- Il doppiaggio è terribile.
- A volte, il film risulta vacuo nel suo obiettivo.
- Non tutti gli attori sembrano registrati al meglio.