Dobbiamo smetterla di essere inclusivi e diventare esclusivi.
C'è qualcosa di davvero inquietante nella storia messa in scena in Helgoland 513, la serie tedesca Sky Original disponibile su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW. Forse perché si avvicina davvero moltissimo a quanto abbiamo vissuto per quasi tre anni, se pensiamo all'emergenza Covid-19. Forse, anche perché va ad intaccare gli istinti umani più biechi mostrandoci la vera faccia dell'umanità. Chiamando in causa molto più di quanto vogliamo ammettere in tal senso. Questo vale sicuramente per il gran finale, crudo e avvincente, per il quale gli autori hanno tenuto il meglio. Attenzione: potreste incontrare spoiler durante la lettura.
In principio sull'isola: il lungo episodio flashback della serie thriller
Avete presente quando in una serie mystery c'è il tipico episodio flashback che mostra come tutto è iniziato? Ecco, Helgoland 513 si distingue ancora una volta nella serialità contemporanea e decide di realizzare un lungo ricordo che funga proprio da spiegazione del finale. Si tratta del racconto che Marek (Alexander Fehling) fa al figlio che sta morendo per il virus, un ceppo davvero molto simile a quello della pandemia che ha colpito il mondo intero, per confessare le proprie colpe che si porta dietro da ben 15 anni.
Nel settimo ed ultimo episodio vediamo i primi approcci con questa particolare influenza che si stava diffondendo sulla terraferma, compreso quello della terribile Beatrice (Martina Gedeck), la donna che gestisce il supermercato e il cui proprietario è stato ucciso per errore da un uomo disperato per la situazione che iniziava ad essere fuori controllo. Assistiamo ad una sequenza davvero atroce, e ci conferma la misura del tono del serial e del suo messaggio: nel momento del bisogno, come abbiamo potuto sperimentare purtroppo nella realtà degli ultimi anni, gli uomini non sanno aiutarsi e venirsi incontro, bensì farsi la guerra e prevaricarsi, a partire dalle scorte di cibo. L'uomo viene immobilizzato e quasi ucciso a calci e pugni dalla comunità riunita, mentre è a terra inerme incapace di difendersi: si vede tutta la frustrazione e la rabbia dei cittadini che pensano che con questa giustizia becera risolveranno ogni cosa e soprattutto assistiamo a quanto facilmente il gregge possa essere indirizzato da un leader sufficiente carismatico o che semplicemente parla più forte degli altri (ricordiamo che questa serie l'hanno realizzata i tedeschi). Il sindaco dell'epoca è preoccupato tanto quanto Marek, il medico dell'isola con figlio piccolo a carico mentre la moglie è sulla terraferma a cercare un vaccino per il virus: i due provano a fermare la donna fuori controllo, ma i suoi discorsi propagandistici hanno la meglio.
Helgoland 513: contro o pro virus?
A quel punto Beatrice, già forte della milizia composta dai figli dei cittadini, compreso il proprio - che sappiamo che fine farà nel primo episodio di Helgoland 513 - instaura un vero e proprio clima di terrore su quel luogo isolato e con pochi contatti con la terraferma, e un di fatto totalitarismo, con tutti i poteri principali accentrati su un'unica persona: un sistema politico sempre pericoloso. Mette così in atto la seconda parte del proprio piano di presa di controllo governativa come "stato indipendente": ci sono 513 posti negli hotel del luogo e da lì l'idea: non più di quel numero potrà rimanere sull'isola per poter assicurare le scorte di cibo, medicinali e tutto il necessario ai suoi abitanti. Il problema è che sono presenti più della metà dei cittadini al momento. Come si fa ad eliminarne una parte? Arrivando all'orrore più puro: Beatrice d'accordo con Lore (Traute Höss), "comprata" con una fornitura a vita di insulina, estrae del sangue da alcuni cadaveri che erano stati infettati per poi immetterlo - spacciandolo per altro - nel corpo di un cittadino, tenuto isolato e lasciato morire a causa del virus.
Parallelamente assistiamo alla morte della moglie di Marek: mentre sono in videochiamata e lei ha quasi trovato il vaccino, il suo laboratorio viene invaso dagli insurrezionisti e complottisti (vi ricorda qualcosa?) che mettono tutto a ferro e fuoco, uccidendola perché credono che il virus (che lei aveva estratto per poterne ricavare il vaccino) venga costruito in laboratorio (anche qui, non vi ricorda in modo inquietate il nostro passato più recente?) di fronte agli occhi attoniti e distrutti del marito, che non può fare nulla attraverso uno schermo.
Helgoland 513, la recensione: un'avvincente serie thriller sulla fine del mondo
Verso il presente: tra isola e terraferma
A quel punto si diffonde la voce che la pandemia è arrivata sull'isola e si scatena il panico: per controllarlo Beatrice convince Marek (devastato dal lutto, approfittando della sua vulnerabilità) a fare dei prelievi a tutti in modo gratuito per un test - facendolo quindi passare per un gesto altruistico e organizzato nel momento del bisogno da chi sta ai piani alti - ma falsificando i risultati. Nessuno in realtà è positivo perché il virus era stato contenuto nella casa abbandonata di quel cittadino. Ora però ufficialmente la metà degli abitanti può essere mandata sulla terraferma e quindi "fatta fuori", guarda caso quella metà che non era d'accordo con la presa di posizione di potere da parte della donna. Ecco che arriviamo così al numero 513 e al regime di terrore che abbiamo conosciuto nel presente/futuro del luogo al centro del serial.
Ed ecco il segreto di cui si era macchiato Marek e che l'ha reso complice di omicidio plurimo. Ora il medico mantiene la promessa che aveva giurato a Beatrice: vuole che la videocassetta con la confessione al figlio venga mostrata ai cittadini, poiché tutti devono sapere come sono stati ingannati e decidere il da farsi. Proprio mentre il Conte, il boss della terraferma, sta arrivando sull'isola. Un finale davvero al cardiopalma e che ci mette di fronte come esseri umani alle nostre più grandi paure e dilemmi etici, mostrandoci quanto possiamo diventare egoisti e maniaci del controllo in una situazione di pericolo mondiale. Occhio alla scena post-credits che riguarda il prete dell'isola, verso il quale forse giustizia sarà fatta.