Neanche Russell Crowe con Il gladiatore c'era riuscito, ma quando si tratta di supereroi nulla diventa impossibile, anche ottenere il permesso per allestire un set e girare dentro al Colosseo, nei cunicoli sotterranei vietati da sempre anche ai turisti. Si da il caso infatti che Jumper - senza confini, il nuovo thriller d'azione che rivoluziona la figura dei moderni supereroi hollywoodiani (in uscita a fine di febbraio), sia l'unico film hollywoodiano che negli ultimi cinquant'anni è riuscito nella difficile impresa di ottenere le autorizzazioni necessarie per girare all'interno della possente arena romana. Protagonista del primo film d'azione sul 'teletrasporto', l'attore Hayden Christensen, divenuto famoso per il suo ruolo in Guerre Stellari nei panni del giovane Luke Skywalker.
Nel film interpreta David, un ragazzo che ad un certo punto della sua vita scopre di essere un jumper, di possedere cioè il superpotere incredibile di teletrasportarsi in qualsiasi parte del mondo in un baleno. Non un semplice supereroe altruista a servizio della comunità, ma un ragazzo totalmente egocentrico e indifferente a tutto ciò che accade nel mondo, proprio come tutti gli altri jumper sparsi per il mondo. Co-protagonisti al suo fianco Diane Lane nel ruolo di sua madre, il grande Samuel L. Jackson nel ruolo de capo dei Paladini che da anni danno la caccia ai jumper per eliminarli, Jamie Bell (il ragazzino prodigio di Billy Elliott) nel ruolo del jumper ribelle Griffin, e la giovane attrice Rachel Bilson, presto sugli schermi americani con il remake de L'ultimo bacio, nel ruolo che fu di Martina Stella. A presentare in grande stile il film sono accorsi nella Capitale il regista Doug Liman, lo stesso di The Bourne Identity e Mr. e Mrs. Smith, e i tre giovani attori del film, che ci hanno raccontato la loro esperienza sul set di un film che si farà ricordare per molte cose.
Signor Liman, perchè la scelta di raffigurare i jumper attraverso ragazzi così giovani e i paladini con attori un po' più in là con gli anni?
Doug Liman: E' stata una scelta non tanto dovuta alla volontà di contrapporre due generazioni diverse, ma alla necessità di creare un meccanismo che innescasse una pressione psicologica sui personaggi. In particolare al protagonista interpretato da Hayden, che sa di non poter vivere a lungo in quella condizione di privilegiato. I Paladini per cacciare i jumper devono avere maggiore esperienza e quindi avere qualche anno in più.
Ci racconta qualcosa sugli effetti speciali usati nel film?
Doug Liman: Jumper rappresenta un po' il mio rifiuto totale ai film sui supereroi interamente costruiti al computer. Le conseguenze più pesanti di questa mia repulsione le hanno subite gli attori, che hanno dovuto recitare in condizioni precarie, a volte legati a fili di ferro altre volte sballottati a destra e a manca. Portano tuttora addosso i segni dei lividi...
Come ha realizzato le riprese nelle prestigiose location che si vedono nei viaggi dei jumper?
Doug Liman: Tutte le scene girate nel Colosseo, sulla Sfinge o alle piramidi sono state fotografate in loco e poi ricreate in un teatro di posa.
Cosa ha significato per voi attori girare in un set così prestigioso e affascinante come il Colosseo?
Jamie Bell: Quando ho letto sul copione 'Interno Colosseo' ho sorriso pensando che non avremmo mai potuto girare veramente al Colosseo per via dell'importanza storica del sito. Quando poi ci hanno detto che finalmente potevamo entrare e allestire il set è stato fantastico. Si respirava un'aria incredibile, si respirava la storia, la maestosità di quelle mura ha reso magici quei giorni. Jumper ha acquisito notevole prestigio grazie alle sequenze girate qui a Roma.
Hayden Christensen: E' difficile spiegare come ci si senta ad entrare nel Colosseo sapendo che dentro non c'è nessuno e per qualche momento sarà tutto solo per te. E' stato indescrivibile entrarvi la mattina all'alba per le riprese, quando il sole filtra attraverso le fessure mentre fervono i preparativi per le riprese. La ricorderà sempre come una delle pagine più belle e importanti della mia carriera.
Rachel Bilson: Non saprei come definire questa esperienza, in maniera spicciola la definirei "l'esperienza più fica che abbia mai fatto".
La vera novità di Jumper è che scombina un po' il concetto di superpotere, in definitiva sono supereroi che anziché mettersi al servizio della comunità pensano solo al loro benessere...
Hayden Christensen: E' vero, Jumper non segue gli stereotipi del cinema fantastico dei supereroi, ma è proprio questo a mio avviso il bello. Poi anche il fatto che ci siano due protagonisti anziché uno solo è una cosa abbastanza inusuale, anzi addirittura la storia da per scontato che nel mondo ce ne siano molti altri di jumper. Ho trovato la cosa molto originale.
Jamie Bell: Il vero punto di distacco tra Jumper e gli altri film di supereroi è che mentre ad esempio Spiderman si mette sempre e comunque a disposizione della giustizia e della libertà, qui si pensa in maniera molto individualista ponendo anche alcune domande importanti. Ad esempio "Perché se posso avere tutto quello che voglio in termini di beni materiali e possono andare ovunque, non riesco a essere felice?". Trovo che un discorso del genere sia molto più fedele alla realtà umana e in particolar modo a quella giovanile.
Com'è stato per l'unica protagonista femminile avere a che fare con un fidanzato supereroe?
Rachel Bilson: Beh sia David che Griffin sono tutto sommato due ragazzi come gli altri, a parte i superpoteri naturalmente (ride). Entrano ed escono dalla tua vita a loro piacimento senza preoccuparsi di niente, la novità sta più che altro nel muoversi da un capo all'altro del mondo in un battibaleno. Non è da tutti portarti a fare una gita romantica dentro al Colosseo...
State per caso pensando ad un sequel che abbia una svolta un po' più eroica?
Doug Liman: Quando ho iniziato a lavorare alla storia di Jumper non pensavo di trovarmi a disposizione una così grande quantità di materiale. Nel corso della lavorazione ho avuto mille idee su come sviluppare nuove avventure e nuovi capitoli, è una storia che si presta molto ad essere reinventata, molto più di altri film. Purtroppo non ho potuto usare tutto il materiale che avevo scritto e ad essere sincero ce n'è abbastanza per almeno altri quattro sequel.
I film sui supereroi del futuro dovranno dunque fare i conti con Jumper...
Doug Liman: Beh, spero proprio di si, vorrebbe dire che abbiamo fatto un buon lavoro e creato qualcosa di originale. E' stata una grossa sfida tecnica sia per me che per gli attori, abbiamo fatto del nostro meglio.
Com'è stato lavorare con un regista così esigente e meticoloso per due attori così giovani?
Hayden Christensen: Doug è conosciuto come un regista che in tutti i progetti ed i generi in cui si è cimentato ha apportato dei notevoli passi in avanti, un grande innovatore. Ho apprezzato molto il suo approccio nel narrare la storia e il suo atteggiamento verso gli effetti speciali.
Jamie Bell: E' stato importante raccontare una storia che nessuno prima d'ora aveva mai raccontato sul grande schermo. L'argomento teletrasporto si prestava benissimo ad essere sviluppato cinematograficamente ma non era facile capire come raccontare i salti temporali e inserirli in una storia che attraesse il pubblico. E' stato difficile per me distaccarmi dal genere di film che ho sempre fatto, quelli sulla danza, e gettarmi in qualcosa di totalmente diverso. Ho imparato molto, ne sono felice.
Jumper uscirà nelle sale americane il 14 febbraio, in quelle italiane è atteso per il 29 dello stesso mese.