Hayao Miyazaki: tre film per il saluto di un maestro
In occasione dell'annunciato addio al cinema del maestro giapponese, con l'uscita in sala del suo ultimo 'Si alza il vento', la Lucky Red ripropone, propedeuticamente, due delle sue precedenti e più celebrate opere: parliamo di 'Principessa Mononoke' e de' La città incantata'.
Il cinema di Hayao Miyazaki, ormai da tempo, non è più cosa "di nicchia". Il successo internazionale de La città incantata - Spirited Away (risalente al 2001, ma giunto nel nostro paese nel 2003) seguito all'Orso d'Oro ricevuto al Festival di Berlino, nonché all'Oscar per il miglior film straniero, ha infatti definitivamente sdoganato il cinema del maestro nipponico presso il pubblico mainstream; dando finalmente un nome e una visibilità (nell'ultima fase della sua carriera) a quello che non solo è uno dei più importanti cineasti contemporanei, ben al di fuori del ristretto ambito del cinema di animazione, ma anche a colui che è stato il responsabile di alcune serie animate con cui gran parte del pubblico italiano è cresciuto (due soli titoli: Conan ragazzo del futuro - di cui Miyazaki è stato regista - e Heidi, da lui disegnato). Questa tardiva popolarità, per un regista altrove già venerato da decenni (il suo esordio cinematografico, Lupin III: Il castello di Cagliostro, risale al 1979) non ha tuttavia scalfito, presso larghi strati di pubblico, un pregiudizio nei confronti del cinema di animazione che, ormai radicato e sclerotizzato, continua a penalizzare i film di Miyazaki e quelli dei suoi colleghi: chi scrive, infatti, ha potuto sentire con le sue orecchie, durante una fila per la proiezione del recente Si alza il vento, "testamento" artistico del regista passato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, le incredibili parole "ora mi guardo un cartone animato, così mi rilasso un po'". Il provincialismo e il pressapochismo di certo pubblico (nonché di certa stampa) italiani, impermeabili ai premi e ai riconoscimenti internazionali, è probabilmente un dato ineliminabile: e non aiuta, in questo, la scarsa o nulla circolazione delle altre opere dello Studio Ghibli, non dirette da Miyazaki ma inevitabilmente debitrici del suo lavoro, la cui diffusione avrebbe potuto favorire una visione più organica, e complessiva, del contesto di cui il cinema del maestro fa parte. Opere come Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento, di Hiromasa Yonebayashi, nato da un'idea di Miyazaki, o il recente La collina dei papaveri, diretto dal figlio del regista, Goro, sono infatti passate nelle nostre sale come meteore.
Spazi da valorizzare
Tuttavia, lo spettatore più consapevole e informato, magari solo desideroso di godere di nuovo delle meraviglie del cinema di Miyazaki sul grande schermo, può fare di necessità virtu, e accontentarsi di ciò che la distribuzione italiana, in modo discontinuo ed episodico, gli mette a disposizione. Così, non si può che prendere atto dell'iniziativa della Lucky Red, che, in modo "propedeutico" all'uscita del citato Si alza il vento, prevista per settembre e destinata a segnare (e stavolta sarà definitivo) l'addio al cinema del maestro nipponico, ripropone in sala due delle sue più note e celebrate opere. Parliamo di Principessa Mononoke, risalente al 1997, che verrà riproposto dall'8 maggio, per una settimana, in occasione dell'inizio della cosiddetta Festa del Cinema (l'annuale periodo pre-estivo di riduzione del prezzo dei biglietti); e del già citato La città incantata, che approderà invece in sala nelle giornate del 25, 26 e 27 giugno. Dovrà passare poi oltre un mese, e si dovrà quindi arrivare alla metà di settembre, perché l'ultima, attesa opera di Hayao Miyazaki sia finalmente visibile nelle sale italiane: anche in questo caso, si tratterà di un passaggio piuttosto rapido, limitato al periodo compreso tra il 13 e il 16 settembre. Spicchi di distribuzione, spazi rosicchiati, con fatica, alle grandi uscite estive ed autunnali; ma comunque, rispetto a quanto accadeva fino a qualche anno fa, quando l'home video (in gran parte d'importazione) era l'unico canale per chi volesse vedere in Italia animazione nipponica di qualità, resta un risultato di cui ci si può accontentare. E' da sottolineare, inoltre, il restauro digitale, e il ridoppiaggio, di cui hanno goduto le due opere che vengono ora riproposte in sala; lo stesso trattamento che è stato riservato, in passato, ai precedenti film di Miyazaki redistribuiti (o distribuiti per la prima volta) in sala dalla Lucky Red, tra i quali spiccano Il mio vicino Totoro (arrivato sugli schermi italiani nel 2009), Il castello nel cielo e Kiki consegne a domicilio (tornati in sala rispettivamente nel 2012 e 2013).
Principesse, spiriti e romanzi di formazione
Ma vediamo di andare con ordine, ed esaminiamo un po' più da vicino i tre film che stiamo per vedere (o rivedere) in sala. Principessa Mononoke è una storia fantasy ambientata nel medioevo giapponese; al centro c'è il personaggio del principe Ashitaka, che per salvare il suo villaggio dall'attacco di un demone cinghiale, resta contaminato dalla maledizione che ha colpito quest'ultimo. Lasciato il villaggio, alla ricerca di un antidoto per il veleno che è destinato a portarlo alla morte, Ashitaka giunge nella Città di Ferro, dove si combatte una guerra tra le forze degli umani, che abbattono gli alberi per ricavare il carbone che servirà loro per le armi da combattimento, e quelle della foresta, guidate dalla fiera principessa San (la mononoke - spirito vendicativo - del titolo). Questa svilupperà, suo malgrado, dei sentimenti di attaccamento per il giovane principe.
Il celebrato La città incantata, ispirato a un romanzo della scrittrice Sachiko Kashiwaba, si svolge invece ai giorni nostri. Protagonista ne è Chihiro, dieci anni, che, durante un viaggio in automobile con i suoi genitori, si perde nel bosco e resta prigioniera di un misterioso mondo stregato. Mentre i genitori di Chihiro, irretiti da un ricco banchetto, mangiano fino a trasformarsi - letteralmente - in maiali, la ragazzina resta intrappolata nella misteriosa città popolata da spiriti e creature magiche, ed è costretta a trovarsi un lavoro per compiacere la strega Yubaba, che la governa. Chihiro perderà qui il suo nome trasformandosi in Sen, ma non perderà la speranza di tornare alla sua vecchia vita.
Si alza il vento, infine, è un testamento artistico nel segno di un realismo che, finora, non era mai appartenuto al cinema di Miyazaki: vi si narra di Jiro, giovanissimo appassionato di aeronautica che, negli anni immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale, sogna di volare e progettare aeroplani. Ispirato dalla figura del suo eroe, l'ingegnere italiano Giovanni Battista Caproni, ma impossibilitato a diventare pilota a causa della sua miopia, Jiro riesce, grazie alla sua passione e alla sua perseveranza, a entrare nella divisione aeronautica di un'importante industria giapponese; da lì, compie una rapida scalata che lo porta, in breve, a diventare uno dei più stimati ingegneri aeronautici del mondo. Ma i suoi sogni di bambino dovranno fare, presto, i conti con la spietata realtà, che vedrà le sue creazioni utilizzate come macchine di morte.
Continuità e innovazione
Visto l'arrivo in sala, in rapida successione, di queste tre importanti opere, può essere interessante tracciare un percorso che le colleghi, evidenziando gli elementi di continuità, ma anche quelli di novità, che hanno segnato il cinema del regista giapponese negli ultimi 15 anni. In quest'ottica, non si può non rilevare la presenza dei temi dell'ecologismo, della crescita personale, e dell'antimilitarismo, che rappresentano il motivo portante di ognuna di queste tre pellicole. Motivi portanti che comunque risultano, in un complesso di temi trattati, e rappresentanti il nocciolo duro della poetica di Miyazaki, semplicemente l'elemento che di volta in volta emerge in modo più netto: è indubbio, infatti, che un motivo fondamentale di Principessa Mononoke, oltre all'afflato ecologista, sia il tema della concordia e degli effetti dei conflitti (tra uomo e uomo, e tra uomo e natura) sulla vita nel suo complesso; così come è indubbio che il rispetto per la natura, e per i suoi equilibri, sia un tema che attraversi in modo sotterraneo tanto La città incantata quanto (in modo negativo, nell'ottica della sua negazione, portata dalla guerra) la realistica e cruda epopea di Si alza il vento. Se è interessante rilevare le profonde differenze tra queste tre opere, specchio tanto delle diverse fasi della carriera del regista nipponico, quanto del carattere composito e sfaccettato del suo approccio al cinema, risulta ancora più rilevante mettere in luce, dunque, gli elementi che le legano: elementi che trascendono i generi, e che risulterebbero difficilmente ipotizzabili da una mera lettura delle rispettive trame. Perché, se è vero che Mononoke si pone nel solco delle opere più impegnate e complesse di Miyazaki, quali Nausicaa della valle del vento e Il castello nel cielo, che La città incantata ne recupera la dimensione più immaginifica e fiabesca, mescolandola al racconto di formazione di una ragazzina che (ri)trova la propria identità e il proprio posto nel mondo, e che Si alza il vento chiude la carriera del Maestro con un realismo che toglie il fiato; è anche vero che tutti e tre i film sono immediatamente identificabili, non solo nella resa estetica, ma nel più generale quid che da essi emana, come opere di Hayao Miyazaki. Un quid che ha attraversato un quarantennio di poesia per immagini (comprese, a pieno titolo, le sue opere televisive) e che ci fa salutare il cinema del regista giapponese nel segno di una commozione già velata di nostalgia. Motivo in più per tornare in sala e goderne ancora, fin tanto che possiamo.