Occidente e oriente, America e Giappone, rappresentano due diversi modi di fare animazione.
Diverso è lo stile, l'approccio, il target, l'ambiente.
Diverse anche le possibilità che vengono dati agli autori. Diverse le difficoltà da superare.
In occidente, gli spazi per chi fa animazione sono molto limitati, arrivare a lavorare nel settore è molto difficile, ma una volta che ci si è riusciti, emergere è più facile per gli autori di talento.
In oriente, invece, la situazione è forse opposta: la produzione è molto più ampia, quasi sconfinata, e lavorare nel settore dell'animazione è un traguardo meno irrangiungibile. Ma la concorrenza è molta, di autori talentuosi che stentano ad affermarsi ce ne sono tanti.
Hayao Miyazaki rappresenta un piccolo miracolo nel panorama dell'animazione nipponica, se non altro per il semplice e meritato traguardo di essere riuscito ad affermarsi anche al di fuori del suo paese.
Miyazaki, e per estensione lo Studio Ghibli che lo circonda, è diventato il punto di riferimento dell'animazione extra hollywoodiana, di tutto ciò che non sia Disney o, più di recente, DreamWorks.
Con la superpotenza americana che cerca disperatamente di rinnovarsi, ma senza riuscire a superare il timore di osare e rompere la tradizione con un passato troppo ancorato nell'eredità del suo creatore Walt Disney, e una Dreamworks che non riesce a soddisfare la sua voglia di novità, uscendo solo a tratti dalla scia di successo tracciata dalla potenza disneyana, l'unico che continua ad andare per la sua strada è proprio il regista nipponico.
Capire l'importanza del lavoro di Miyazaki, è forse difficile per il concetto che abbiamo noi di animazione. In realtà non stiamo parlando di un regista, o di uno sceneggiatore, o un disegnatore... in realtà stiamo parlando di un autore completo che è regista e sceneggiatore e disegnatore dei film che porta sullo schermo. Per dare un'idea, per Principessa Mononoke si parla di 80.000 su 140.000 fotogrammi d'animazione dei personaggi disegnati da lui in prima persona, oltre ad aver firmato sceneggiatura e regia del film.
Lo stile grafico è uno dei punti di forza dei film di Miyazaki: la cura del dettaglio, la semplicità (ma non povertà) del tratto, la genuinità di un disegno rigorosamente a mano (un uso molto limitato per la grafica computerizzato, mai protagonista, ma solo di appoggio al lavoro degli animatori), ne sono le caratteristiche fondamentali.
Altra punto di forza, e perno delle sue produzioni, è la sconfinata fantasia, che è palese ed esplosiva nel suo ultimo lavoro, La città incantata - Spirited Away.
Nato nel 1941 a Tokyo, ha vissuto la sua primissima infanzia nel periodo di fine guerra e nel duro dopoguerra giapponese. Ha studiato da economista, ma già nella metà degli anni '60 c'è il suo esordio nel mondo dell'animazione, con la partecipazione a molte serie animate, coprendo diversi ruoli nell'ambito del processo produttivo. Alcune di queste hanno avuto successo anche qui da noi, basti ricordare Heidi e la prima, gloriosa serie di Lupin III, cui ha dato vera vita, autonoma rispetto al fumetto di Monkey Punch.
Ma possiamo dire che il capolavoro dal punto di vista televisivo sia Conan, il ragazzo del futuro, serie compatta, coerente e soprattutto fondamentale nell'ambito dei lavori di Miyazaki, in quanto presenta già le caratteristiche tematiche che saranno proprie dell'intera produzione dell'autore.
Infatti, dopo aver brillantemente portato sul grande schermo Lupin III per il suo esordio alla regia con Il castello di Cagliostro nel 1979, torna ad affrontare temi ambientalisti in un altro film la cui ambientazione post apocalittica ricorda quella in cui si muove Conan: Nausicaa della valle del vento.
Nel paronama dell'animazione di quegli anni, Nausicaa spicca per la sua freschezza e purezza, in contrapposizione alle serie robotiche dei suoi colleghi.
La perfezione del film è ancora più importante se si pensa che si tratta del primo lavoro interamente ideato da Miyazaki (suo anche il manga da cui il film è tratto), dopo aver affrontato storie e personaggi creati da altri.
Anche il successivo lavoro cinematografico, Laputa: Castle in the Sky, mantiene la stessa impostazione di sottile impegno, da cui, subito dopo, si allontana temporaneamente fino all'inizio degli anni 90.
E' il periodo di film più leggeri, come My neighbours Totoro e Kiki's delivery service, carini ma distanti dall'impegno dimostrato negli anni precedenti... e che riappare nel 92, nell'intenso Porco Rosso, sentita storia di un pilota di idrovolanti, cacciatore di taglie, ambientata nell'Italia fascista degli anni '30. Un film molto reale e ancorato alla realtà, se non fosse per lo slancio di fantasia che vede il protagonista con sembianze di maiale.
In più, Porco Rosso riprende anche le spettacolari sequenze di volo che rendevano unico Laputa.
Negli anni che seguono, il lavoro di Miyazaki si fa più dilatato nel tempo, On your mark, altro film meno impegnato, segue a tre anni di distanza, e solo nel 1997 abbiamo un altro capolavoro: quel Principessa Mononoke che gli dona visibilità mondiale e una distribuzione più capillare, almeno sulla carta.
Si tratta di un film molto duro e crudo, uno shock da un regista che si era sempre contraddistinto per la sua impostazione accessibile a tutti.
Sembrava che con Mononoke, Miyazaki avesse intenzione di lasciare la regia e occuparsi solo dello Studio Ghibli, fondato nel 1985 con il collega Isao Takahata, ma il 2002 ci ha donato l'ennesimo capolavoro: La città incantata - Spirited Away e la buona notizia che il genio è di nuovo al lavoro, con la trasposizione di Il castello magico di Howl, di Diana Wynne Jones, romanzo del 1986 edito in Italia nel 2002 dalla Kappa Edizioni.
Altre magie e altri mondi ci attendono, riprodotti dalla tecnica e lo spessore tipici di Miyazaki, ricostruiti in ogni minimo dettaglio, colorati dalla sua fervida e mai banale immaginazione.