Hayao Miyazaki sta vivendo una sorta di terza giovinezza all'età di 80 anni suonati e si è tornati a parlare di lui - ma in realtà non si era mai smesso - su più fronti. Non solo per l'uscita al cinema - dopo più di un decennio - di un suo nuovo lungometraggio per lo Studio Ghibli (che ha co-fondato più di 30 anni fa), Il ragazzo e l'airone, che ha riscontrato successi su successi anche al box office italiano e ha vinto l'Oscar 2024. BAO Publishing ha riscoperto e proposto per la prima volta in Italia il suo manga inedito Il viaggio di Shuna, MUBI il suo mini episodio pilota mai andato in onda Yuki's Sun, e ora ci hanno pensato anche Sky Arte e NOW, dove è disponibile da Natale - quando è passata praticamente inosservata - la docu-serie dedicata al Maestro, Miyazaki - 10 anni di magia. Perché vederla se siete fan del Maestro? Ve lo diciamo noi!
10 anni di magia
Come qualsiasi documentario, Miyazaki - 10 anni di magia (in originale 10 Years with Hayao Miyazaki) non ha una trama vera e propria se non l'intento e obiettivo del regista Kaku Arakawa, l'unico a cui il Maestro abbia permesso di avvicinarsi così tanto, di seguirlo per un decennio e provare ad indagare il suo processo creativo a patto che non avesse troupe ma fosse l'unica telecamera nella stanza. Dopo Never Ending Man, dove il giovane cineasta aveva documentato la pensione del Maestro e la possibile chiusura dello Studio Ghibli (a questo proposito vi consigliamo anche la visione de Il regno dei sogni e della follia), questa volta facciamo un viaggio lungo dieci anni per una storia intimamente e necessariamente legata a quello della società co-fondata nel 1985 insieme al mentore e amico Isao Takahata e al produttore Toshio Suzuki, tra le persone intervistate nel corso dei quattro episodi. Quattro puntate di circa 50 minuti ciascuna, che corrispondono a quattro momenti e quattro aspetti del suo lavoro, lungo quel decennio, intitolati "Ponyo is Here", "Drawing What's Real", "Go Ahead - Threaten Me", "No Cheap Excuses". Attraversiamo quindi gli sforzi e le difficoltà produttive di quattro pellicole dello Studio: I racconti di Terramare (2006) e La collina dei papaveri (2011), le due uniche girate dal figlio Gorō; Ponyo sulla scogliera (2008) e Si alza il vento (2013) diretti da Miyazaki stesso.
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Pressione creativa
Il processo creativo che emerge da Miyazaki - 10 anni di magia è qualcosa di molto simile ad una grande pressione creativa che punta alla perfezione che Miyazaki impone non solo al proprio team lavorativo, e a Goro Miyazaki - generando un praticamente impossibile passaggio di eredità generazionale, causandogli frustrazione e complessi - ma anche e soprattutto a se stesso, stressandosi enormemente finché non raggiunge il risultato voluto. Il suo obiettivo primario sembra essere la ricerca della magia nell'animazione: i disegni devono sprizzare vita da tutti i pori, respirare e parlare al pubblico e quindi prima di tutto agli animatori, e non essere sterili colori e linee su carta. Nel corso della docu-serie si può notare la quantità di bozzetti di suo pugno gettati nella spazzatura perché secondo lui inutili e inespressivi. Forse è proprio grazie a questo modus operandi che il Maestro ha creato una serie di capolavori che hanno fatto la storia dell'animazione non solo giapponese, ma mondiale, ma allo stesso tempo come spesso accade ai geni di una generazione, viene da chiedersi a che prezzo sia stato fatto tutto questo, anche a livello familiare.
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Immaginazione senza confini
Il ritratto che emerge dalla docu-serie, trasmessa in origine dal canale tv giapponese NHK, è quello di un Hayao Miyazaki dal carattere pungente. Un artigiano appassionato ma anche un padre risoluto, che mette continuamente alla prova l'erede e se stesso, i suoi limiti fisici e l'importanza dell'immaginazione. Adora lo sguardo dei bambini perché sono creativi e interpretano, non sono come gli adulti con la mente chiusa e inscatolata dalla vita - una delle dichiarazioni più dolci e genuine che emergono dai quattro episodi. Perché, in fondo, il Maestro è il padre e il nonno di tutti noi e ha creato mondi fantastici talmente vasti che rimarranno ben oltre la sua (si spera lontana) dipartita, ma il regista non ha paura di mostrarne anche i lati più "scomodi" e proprio per questo va recuperata.