Dopo quarant'anni Michael Myers è tornato a casa come si deve: il serial killer creato da John Carpenter è nuovamente nelle nostre sale grazie a Halloween, il lungometraggio diretto nel 2018 da David Gordon Green che ritorna alle origini e si presenta come nuovo secondo capitolo ufficiale, azzerando tutti i sequel precedenti (e con essi alcuni elementi discutibili tra cui il rapporto di parentela fra Michael e Laurie Strode, interpretata come sempre da Jamie Lee Curtis). Un ritorno approvato pienamente dallo stesso Carpenter, che ha prodotto il film con Jason Blum e firmato le musiche, rivisitando e aggiornando le sonorità che aveva ideato nel 1978. Per l'occasione, dopo aver visto il film che è ora nelle sale italiane dopo l'anteprima nazionale alla Festa del Cinema di Roma - a proposito, qui potete leggere la nostra recensione di Halloween - abbiamo voluto stilare la nostra personale classifica, senza spoiler, dei momenti migliori del film.
1. I titoli di testa giusti
Halloween - La notte delle streghe è noto e celebrato per il suo minimalismo, che si estendeva ai credits iniziali: delle semplici scritte su sfondo nero, con una zucca sulla sinistra e il tema musicale principale che già nei primi minuti non dava tregua e si imponeva come un brano imprescindibile del cinema horror. David Gordon Green ha ripreso quella sequenza con fare filologico, riesumando il font dell'epoca e alludendo alla resurrezione della saga: la zucca, inizialmente marcia, si rigenera progressivamente, mentre il tema di John Carpenter si fa sempre più incalzante. Dopo un prologo situato nel presente, dove si vede di spalle un Michael Myers palesemente invecchiato, questa sequenza serve a ricordarci che gli elementi-chiave del franchise sono ancora intatti, con il bonus della partecipazione attiva di Carpenter (la menzione del suo nome nei titoli di testa come compositore è stata accolta da un applauso alla proiezione ufficiale alla Festa del Cinema).
2. Il dott. Sam Loomis, una voce dall'oltretomba
Oltre a Michael e Laurie, l'altro grande protagonista della saga, dal 1978 al 1995, è stato Sam Loomis, lo psichiatra che studiò il killer per quindici anni e poi (nella continuity annullata dal nuovo film) cercò costantemente di eliminarlo una volta per tutte. Una figura umana e carismatica, interpretata dal compianto Donald Pleasence, e che in un modo o nell'altro andava inclusa nel nuovo sequel. Lo stratagemma adottato da Green e dal co-sceneggiatore Danny McBride tiene conto della realtà dei fatti (come il suo interprete, Loomis è deceduto anni fa), ma lo fa tornare nel modo più giusto, tramite una registrazione datata 1979 dove il buon dottore dice apertamente che Michael deve essere giustiziato e poi cremato, per assicurarsi che sia veramente morto. Un monologo coerente con la mentalità del personaggio dopo gli eventi del film originale, e un'ottima performance vocale del comico Colin Mahan, che imita perfettamente le tonalità britanniche di Pleasence.
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3. Il bagno della morte
I luoghi pubblici sono spesso dei luoghi infausti nell'horror, e il bagno, come hanno insegnato per esempio Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick, si presta particolarmente bene al genere poiché è lì che siamo tendenzialmente al massimo della vulnerabilità. Il nuovo Halloween rilegge il trend a modo suo rendendo la toilette di una stazione di servizio il posto in cui Michael Myers torna come era prima, impossessandosi prima del suo tradizionale abito scuro e poi della celebre maschera, concedendosi anche una serie di omicidi particolarmente cruenti (a una vittima rimuove i denti). David Gordon Green devia anche dal canone mostrandoci, in modo fugace e parziale, il vero volto del killer, per ricordarci che Myers è visibilmente invecchiato (stando alla cronologia ufficiale ha 61 anni nel 2018). L'età però non lo ha scalfito, e il regista lo conferma con quella che è senza dubbio la sequenza più puramente brutale di tutto il film.
4. Il ritorno dell'Uomo Nero
Nel film di Carpenter, nei titoli di coda, il killer non veniva chiamato Michael Myers, bensì The Shape, la Sagoma. Un appellativo che aderiva al credo carpenteriano, seguito anche da Green, sulla vera natura di Michael: non un essere umano, ma l'incarnazione pura del male. Per questo motivo il ritorno dell'assassino a Haddonfield è accompagnato da un brano che si chiama The Shape Returns: è il tema originale, rielaborato per l'occasione e abbinato a un piano-sequenza in cui Michael uccide una donna per poter rubare un coltello da cucina e poi esce in strada alla ricerca di nuove vittime. Tre minuti di grande tensione, senza dialoghi, con la macchina da presa attaccata ai movimenti del temibile antagonista, il quale completa simbolicamente la propria trasformazione e torna ad essere l'Uomo Nero, la minaccia che noi tutti conosciamo.
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5. Laurie e Michael, nuovo insieme
Quando Michael inizia a mietere vittime sul suolo natio, è inevitabile che Laurie (che in questa versione si è preparata per quattro decenni, con tanto di bunker in casa) si manifesti per cercare di ucciderlo. Inizia una ricerca frenetica, che culmina in una delle inquadrature-chiave del film: lei fuori da una casa, e lui che la osserva, impassibile dalla finestra. Un momento di sottile eleganza, reso ancora più prezioso dalla scoperta dell'inganno del killer: quando Laurie gli spara, scopre che quella di Michael era soltanto l'immagine riflessa in uno specchio. Una sequenza magistrale anche sul piano simbolico, poiché in quel momento Jamie Lee Curtis divide la scena con Nick Castle, interprete di Myers nel film di Carpenter e tornato a indossare la maschera per le inquadrature che non richiedono uno sforzo fisico eccessivo.