Uno dei più famosi generi di manga e anime giapponesi è lo spokon, un neologismo nipponico nato dall'unione dei termini sport e konjo (tenacia). Da Tommy la stella dei Giants (Kyojin no Hoshi) in poi, il genere si è contraddistinto per le storie ambientate nell'ambito sportivo, abbracciando anche discipline inusuali, e una straordinaria resa spettacolare anche a discapito del realismo.
Particolarmente apprezzata e obiettivamente molto "cinematografica", la boxe è prevedibilmente uno dei soggetti più famosi del genere, con capolavori che vanno da Rocky Joe (Ashita no Joe) fino ad arrivare al famosissimo, in patria, Hajime no Ippo, ora disponibile su Netflix.
Da vittima dei bulli a campione
Il protagonista della serie è Ippo Makunouchi, un ragazzo che passa le giornate tra il liceo e l'aiuto alla madre nel gestire l'attività di famiglia, un noleggio di pescherecci, dopo la tragica scomparsa del padre. Nonostante sia forte e temprato dal duro lavoro al molo, Ippo è timido e gentile, al punto di finire pesantemente bullizzato da altri ragazzi.
Proprio durante un pestaggio Ippo viene soccorso da un giovane e irruento pugile, Mamoru Takamura.
Stranamente impietosito dal debole ragazzino, Takamura lo porta in palestra per curarlo e per dargli qualche consiglio su come sfogare la rabbia e la frustrazione accumulati negli anni di angherie subite.
È qui che la vita di Ippo cambia: desideroso di cambiare atteggiamento e porre fine alle sopraffazioni a cui è sottoposto, il ragazzo si innamora della boxe e decide di diventare un pugile.
Nonostante la sua indole apparentemente remissiva, Takamura si rende conto che Ippo nasconde uno straordinario potenziale, e decide di presentarlo al suo allenatore.
Inizialmente imbranato e senza nessuna conoscenza tecnica, Ippo inizia così un lungo e difficile percorso di preparazione atletica, diventando sempre più forte, costantemente sorretto da un'incrollabile determinazione a diventare un professionista.
Grazie alla guida dell'allenatore Kamogawa il giovane pugile si trasforma in un combattente formidabile, capace di dare filo da torcere a qualunque avversario, nella lunga strada verso la conquista di un titolo mondiale.
Boxe!
Hajime no Ippo nasce come manga pubblicato sulla rivista Weekly Shonen Magazine della Kodansha, creato dal mangaka George Morikawa.
Morikawa si è fatto le ossa come assistente di Shuichi Shigeno (Initial D) ed è un grande ammiratore dell'opera del maestro Tetsuya Chiba (Ashita no Joe). Dopo alcune storie brevi, Morikawa inizia così la serializzazione di un nuovo manga sul pugilato e il risultato è un cult straordinario che va avanti ininterrottamente dal 1989, e che al momento conta più di 135 volumi pubblicati, oltre che diversi premi e riconoscimenti prestigiosi.
Nel 2000 lo studio televisivo Madhouse inizia la realizzazione della serie anime ispirata al manga, con la regia di Satoshi Nishimura (Trigun, Ushio & Tora) e con l'attore e doppiatore Kohei Kiyasu a dare voce al protagonista.
Anche in questo caso il riscontro è straordinario: la serie iniziale, ribattezzata The Fighting!, va avanti per ben 75 episodi per poi essere seguita da un film, un OAV, e altre due serie TV (New Challenger e Rising), rendendo il brand uno dei più amati dai fan.
Ma quali sono i motivi di questo successo?
Per cominciare, il giusto mix di commedia, dramma e azione. La serie mantiene un giusto equilibrio tra i siparietti comici (le espressioni facciali dei vari personaggi sono diventate veri e propri meme) e la parte più squisitamente action e drammatica. Il canone del genere, che vede il protagonista sottoporsi ad allenamenti sempre più intensi e massacranti per affrontare il nuovo rivale in scontri all'ultimo pugno, viene qui elevato all'ennesima potenza.
I combattimenti sul ring sono un tripudio di linee cinetiche, distorsioni prospettiche e dilatazioni temporali, tutto per caricare al massimo la barra del pathos e del coinvolgimento con lo spettatore.
Non aspettatevi una serie realistica, ovviamente: i pugili di Hajime no Ippo si scambiano una quantità di colpi impressionanti a velocità smodata, hanno il tempo per ponderare sulla propria esistenza mentre vedono avvicinarsi un guantone e spesso ricorrono a tecniche e colpi speciali al limite della fantascienza. Incredibilmente, però, la serie non esce mai dai confini della plausibilità: li stiracchia parecchio, certo, ma mantiene una sua coerenza narrativa che rende accettabile anche il più improbabile degli attacchi. Altra nota di merito è il carattere del protagonista: Ippo risulta un personaggio credibile e coerente, nonostante la sua indole apparentemente poco combattiva. Il trauma della morte del padre, il forte senso di responsabilità e il desiderio di riscattarsi dal suo passato di vittima lo motivano e gli danno la spinta per salire sul ring e affrontare avversari formidabili. Ben lungi dall'essere invincibile Ippo fa della sua determinazione e del fisico temprato da allenamenti incessanti le sue armi principali, capace di rialzarsi e continuare a battersi anche quando sembra non avere più speranze. Attorno a lui poi si muove una costellazione di personaggi secondari ugualmente affascinanti, ognuno con la propria storia da raccontare e i propri sogni da realizzare, che sovente ruberanno i riflettori al protagonista. Tra questi spicca proprio Takamura "il falco", il pugile che per primo riconosce il talento di Ippo e lo prende sotto la sua (a volte discutibile) protezione. Ribelle, grezzo e irruento, Takamura nasconde un passato complicato e un'ambizione straordinaria, oltre a un'incredibile (letteralmente...) capacità di analisi durante gli incontri.
Un pugno dopo l'altro
Se i primi episodi della serie animata rivelano abbastanza evidentemente la loro età, la storia non ha perso un'oncia del suo fascino e della sua capacità di incollare lo spettatore allo schermo. Gli eventi si susseguono con rapidità e, soprattutto, il percorso di crescita e di formazione di Ippo catturano l'attenzione con un ritmo irresistibile e trovate continue. Parallelamente alla trasformazione del protagonista da timida vittima di bullismo a campione di pugilato, anche la resa tecnica e visiva degli episodi migliora lentamente e progressivamente, raffinandosi e potenziando la spettacolarità delle scene di combattimento sul ring, fino ad arrivare all'apoteosi dinamica della tecnica speciale messa a punto da Ippo come suo colpo finale, una sequenza di movimenti rapidi e colpi presa di peso, e riadattata in chiave anime, da un pugile degli anni '20, e di cui non vi sveliamo nient'altro per evitare spoiler. Netflix ha finalmente reso disponibili anche in Italia i primi episodi, con doppiaggio originale e sottotitoli in italiano, di questa pietra miliare dell'animazione giapponese. In spasmodica attesa che venga rilasciato anche il resto possiamo solo invitarvi a dare una chance a questo piccolo gioiello, così come l'allenatore di Ippo decide di dare un'occasione a un ragazzo imbranato e apparentemente incapace, per poi trovarsi tra le mani un futuro campione del mondo.