È in sala Guida romantica a posti perduti, terzo film di Giorgia Farina in cui Jasmine Trinca e Clive Owen sono Allegra e Benno, vicini di casa con problemi che intralciano le loro vite sentimentali. Lei ha paura di uscire di casa, lui beve fino a stare male. Un viaggio in Gran Bretagna, proprio nei luoghi dove è nato il presentatore inglese, sarà l'occasione per mettere a confronto i loro disagi esistenziali e magari migliorarsi a vicenda.
L'altra metà di questa strana coppia è formata da Michele e Brigitte: fattorino delle pizze che vorrebbe qualcosa di più che una semplice relazione sessuale con Allegra e la compagna storica di Benno, infermiera che lo ha seguito in Italia pur di stare insieme. A interpretarli gli attori Andrea Carpenzano e Irène Jacob, che abbiamo incontrato al Lido di Venezia, dove Guida romantica a posti perduti è stato presentato nella sezione Giornate degli Autori della 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Nel film di Giorgia Farina si parla molto di bugie, di finzione: per un attore che valore ha il fingersi quello che non si è? Per Irène Jacob: "Essere attore vuol dire trovarsi a proprio agio col cambiare, essere non uno ma una moltitudine di persone. È anche un privilegio poter essere tutte queste persone differenti. Nel film il problema si presenta quando vuoi nascondere la persona che sei. Questa tua seconda identità diventa pesante, perché nasconde una fobia, una dipendenza. Diventa molto difficile. Come attrice mi piace molto andare in altri posti ed essere altre persone."
La video intervista a Irène Jacob e Andrea Carpenzano
Guida romantica a posti perduti, la recensione: road movie ai confini del disagio esistenziale
Andrea Carpenzano e la scrittura
In Guida romantica a posti perduti Allegra scrive di viaggi, ma praticamente non esce mai di casa: scrive usando l'immaginazione. Scrivere ha un potere, se non terapeutico, almeno in grado di farci mettere meglio a fuoco la nostra vita? Per Andrea Carpenzano: "Io scrivevo poesie. Poi ho capito che facevo schifo, quindi ho smesso. Erano orrende. Forse a volte aiuta, ma come aiutano anche altre cose. Ognuno ha gli aiuti che si crea da solo, le sue boe. Io facevo quella cosa lì, ma poi mi sono accorto che era meglio lasciar perdere perché non era più uno sfogo: era odioso vedere quelle cose scritte. Stava diventando un altro problema, non mi aiutava più."