Non sono più i tempi degli Avengers, o almeno non lo sono per ora in attesa di vederli tornare protagonisti di nuovi film nei prossimi anni, ma la tentazione di iniziare questa recensione di gruppo al grido di Movieplayer Assemble è forte.
Eccoci di nuovo riuniti, in ogni caso, per fornirvi uno spaccato più ampio e completo di quello che è Guardiani della Galassia Vol. 3, il terzo film dedicato da James Gunn ai suoi (anti)eroi di casa Marvel, un progetto che ci arriva dopo varie peripezie produttive, l'allontanamento dell'autore e successivo reintegro proprio quando è stato messo alla guida della Distinta Concorrenza di casa Warner.
Siamo stati felici, almeno nel complesso, di quanto ci ha raccontato l'autore, per come le storie dei singoli personaggi arrivano a compimento, per come il film sa insieme emozionare e divertire. Per come, in sintesi, ci permette di avere nuovamente fiducia nel progetto che risponde al nome di Marvel Cinematic Universe.
Non un parere unanime, ad ogni modo, e vi anticipiamo che la nostra panoramica di giudizi vivrà anche di giudizi leggermente più tiepidi, qualche perplessità e qualche voce un po' fuori dal coro, ma vi lasciamo alla lettura cominciando dall'opinione principale, quella che è stata alla base della nostra recensione pubblicata nei giorni precedenti all'uscita.
La recensione di Guardiani della Galassia Vol. 3 di Luca Ceccotti
[...] È soprattutto con Rocket (Bradley Cooper) che James Gunn ha empatizzato di più, creando per lui un'evoluzione psicologica e caratteriale profondamente marcata e significativa, tanto da sentirsi in dovere di dargli una giusta conclusione, uno di quei finali che fanno bene anche quando fanno male, senza dimenticarsi ovviamente di mostrare qualcosa di intenso e maturo sul piano narrativo. Guardiani della Galassia Vol. 3 nasce proprio da questa esigenza-impellenza, rivelandosi a conti fatti lo straordinario capitolo finale di una saga pronta ormai a cambiare pelle e soluzioni, non prima di aver salutato il suo pubblico nel modo più emozionante e straripante possibile.
Voto: ☆☆☆☆ ½
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Le opinioni della redazione
Al diavolo la perfezione! (Massimiliano Ciotola)
Che il terzo, e conclusivo, capitolo dei Guardiani di Sua Eccellenza James Gunn sia un film magnifico non devo ripetervelo di nuovo: l'avrete già letto praticamente ovunque, se non l'avete ancora (folli!) sperimentato sulla vostra pelle. Ma è un film perfetto? No. E, di grazia: chissen... ehm, volevo dire: che importanza ha? Prendete l'Alto Evoluzionario, uno dei migliori villain del MCU. Un folle ossessionato dalla perfezione, incapace di comprendere davvero la bellezza, nonostante si atteggi a grande intenditore ed esperto di arte e scienza. Accecato dalla smania di ottenere sempre di più, dalla brama di raggiungere la "perfezione", anche a costo di dissezionare, fare a pezzi e incenerire, spietatamente, quello di buono che, per abilità o sorte, è stato creato in precedenza. Vede solo difetti, l'Alto Evoluzionario. E poi c'è Rocket, che di difetti ne ha una marea. Con tutta la sua famiglia, prima quella nelle gabbie, poi quella tra le stelle. Freak, cialtroni, sempliciotti senza speranza e bambini perduti. Che combinano casini, il più delle volte. Ma che ci mettono il cuore, una morale magari un po' discutibile e un umorismo grezzo e graffiante. Ora, non so voi, ma tra un maniaco della perfezione che vuole solo bruciare quello che non soddisfa i suoi standard e un gruppo di disadattati che sbaglia, soffre e inciampa, ma prova comunque a fare la cosa giusta... io sto coi Guardiani. (Sì: potete tranquillamente leggerla come una metafora, neanche tanto sottile, del rapporto tra il MCU e i suoi "producer" e fan, se volete. Non ve lo impedirò di certo.)
Voto: ☆☆☆☆ ½
L'action della nostalgia (Federica Cremonini)
Sin dal prologo sulle note della versione acustica di Creep, Guardiani della Galassia vol. 3 lo annuncia chiaramente: James Gunn saluta casa Marvel per imbarcarsi in una nuova avventura. Sempre caratterizzata dall'equilibrio fra ironia, azione e intimismo, l'epica dell'autore è ormai inscindibile dall'identità dei Guardiani e lo è ancora in questo terzo film, che esiste in una dimensione di mezzo fra gli stati adrenalinici e il sentimento della nostalgia, dunque fra presente e passato. La Gamora che fu contro quella che è ora, il trauma sognato contro lo shock rivissuto. Il tutto sulle note di una playlist musicale armonizzata sui tempi del ricordo. Pur con qualche evitabile lungaggine e con qualche ridondanza, Guardiani della Galassia Vol. 3 è puntualissimo nell'affidare alla memoria l'essenza dell'umanità. L'ambizione di creazione e la pretesa sul futuro va invece ai distruttori come l'Alto Evoluzionario (e come, prima di lui, il più volte richiamato Thanos). Gunn va a toccare i tasti emotivi dello spettatore con una backstory che si carica di un messaggio animalista forse un po' elementare, ma consegna ai suoi fan un capitolo che omaggia alcune perle della fantascienza e del prison-escape movie con il linguaggio della contemporaneità.
Voto: ☆☆☆ ½
Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film che difende gli Ultimi (animali compresi)
Nel nome di James Gunn (Antonio Cuomo)
C'è affinità tra James Gunn e i suoi underdog, i suoi personaggi che rappresentano l'anima meno sfolgorante dell'Universo Marvel. I suoi Guardiani sono stati in qualche modo i reietti delle Marvel, gli emarginati, gli abbandonati. Lo è stato anche lui in passato, quando era uno della Troma, uno di quelli che facevano parte del sottobosco del cinema, che raggiungevano una nicchia di persone che li sapevano apprezzare per quello che erano. Lo è stato nuovamente quando è stato messo da parte per quel modo di essere, vedere e rappresentare il mondo.
Per questo motivo il terzo volume dei suoi Guardiani della Galassia non è solo perfetta chiusura degli archi narrativi di tutti i suoi personaggi, ma anche la sua personale, andando a cementare ancora una volta il legame tra lui e i protagonisti della storia che ci racconta. E lo fa con un ulteriore passo in avanti, amplificando la portata del suo messaggio mettendo al centro del racconto una componente animalisti che trasla questo discorso nella nostra attualità. Mira al cuore, colpisce e uccide l'animo sensibile dei suoi spettatori. A cominciare da quello di chi scrive.
Voto: ☆☆☆☆
Fathers and Son (Jacopo Fioretti)
Da padri naturali a padri putativi fino a padri fondatori. Padri che non riconoscono i propri figli se non quando hanno bisogno di loro o se non quando si vedono superati da loro. Che vivono con la maledizione di dover essere delle divinità. Uno dei tanti bei discorsi che la Marvel ha intavolato in questi anni. I 3 volumi dei Guardiani della Galassia parlano di cosa vuol dire essere un orfano, di cosa vuol dire sentirsi un freak, un weirdo, come canta(va) Thom Yorke, e, per questo, tradito dal proprio papà, che è Super Io, Conquistatore e Punitore. È il caso di Thanos per Gamora e Nebula, di Ego per Mantis e ovviamente per Star-Lord, che però tra i padri putativi ha avuto la fortuna di avere, infine, Yondu. Discorso diverso per Drax, condannato ad essere il ribaltamento di quel padre maledetto: un omone che ha perso la sua famiglia e che invece vuole solo avere un figlio (il Vol. 3, tra i tanti archi che chiude meravigliosamente, ha un posto privilegiato per il suo). E poi c'è Rocket, che è sia padre che orfano, che è ispiratore di Groot e che invidia a Quill la sua musica per un motivo specifico. Lui è James Gunn, lui è l'essenza della sua trilogia, lui è il weirdo per eccellenza. A lui è dedicata la conclusione, una conclusione che nei suoi primi tre atti esprime uno dei momenti topici della fusione tra il credo Marvel e il cinema del regista di Saint Louis, un credo blockbuster che vuole parlare di famiglia e il cinema figlio di una visione autoriale fortemente improntata alla commistione di genere, che guarda ai b-movie, al ritorno all'organico (risolvendo in gran parte il problema CGI de La Casa delle Idee), ma che per i suoi outsider tocca anche Spielberg, Landis e Peckinpah. Un viaggio intergalattico, parodistico e dissacrante, da Edipo al dr Moreau, per raccontare una saga che si porta via parecchio di quello che ha reso i personaggi MCU, così capaci di rimanere impressi nei cuori degli spettatori, e che cominciamo a rimpiangere già nell'ultima parte di questo film, espressione di quella convivenza mal sopportata in cui una pellicola di Gunn deve tornare ad essere una pellicola dell'universo Feige. E quindi i Guardiani torneranno? Può darsi, ma non quelli che conosciamo, non quelli guidati da Quill, che da provetto Noè alla fine il dito di "un Dio", orfano come lui, lo ha toccato. Un biblico passaggio di consegne, reso tale perché in quel momento la sua mano stringeva l'anima della persona più importante nella sua vita. Eco di quella più importante nella vita del Dio orfano. Che non è il papà. Rocket lo ha sempre saputo.
Voto: ☆☆☆ ½
Un testamento artistico struggente e spassoso (Massimiliano Meucci)
James Gunn, con il suo Guardiani della Galassia Vol. 3, saluta i Marvel Studios con un film che non solo conferma la spiccata inventiva ed originalità dell'autore, ma che lascia in eredità al Marvel Cinematic Universe una traccia da seguire per il futuro. Il segreto del cinecomic è racchiuso nella sua straordinaria duttilità, con la commistione di dramma e ironia che non ha eguali nell'MCU. A differenza degli altri due capitoli della sua trilogia cosmica, stavolta Gunn spinge più forte sul lato umano ed emotivo dei personaggi, con un opening che racchiude tutta la sua struggente poesia, rappresentante una chiara e sorprendente dichiarazione d'intenti. Scena dopo scena si va a costruire un viaggio introspettivo spassoso e toccante al tempo stesso, che consente a tutti gli Avengers Galattici di avere un arco evolutivo completo all'interno di Guardiani della Galassia Vol. 3 e, parallelamente, di chiudere ogni storyline rimasta in sospeso, così da tagliare quasi definitivamente i ponti con questo gruppo di eroi. La pellicola è un testamento artistico solido e lungimirante che, superando di gran lunga la qualità contenutistica ed estetica del post-Endgame, va al di là di ogni concettuale formalità, tornando all'essenza dell'universo cinematografico e seriale de La Casa delle Idee. Nell'MCU i personaggi tornano ad essere il cuore pulsante, gli ingranaggi vividi di un mondo che negli ultimi anni sta perdendo la propria bussola strategica e produttiva.
Voto: ☆☆☆☆
I'm a creep, I don't belong here...? (Chiara Nicoletti)
Inizia sulla voce malinconica di Thom Yorke in Creep l'ultimo capitolo delle gesta di Guardiani della Galassia, così come li abbiamo conosciuti e quelle parole, soprattutto il "I don't belong here", sembrano forse essere la domanda davanti la quale i nostri protagonisti si trovano. Orgogliosamente imperfetti da sempre i guardiani, grazie allo sguardo autoironico e d'amore amicale e filiale di James Gunn, sono diventati gli eroi più raggiungibili, tattili e familiari con cui abbiano avuto a che fare e il loro cammino verso se stessi, all'origine di sé, è un percorso doloroso che sentiamo, da spettatori, di dover fare con loro, prendendoli per mano. Volume 3 significa smettere di scappare da se stessi, come Quill, e tornare ai posti di partenza, è abbracciare la propria natura ed una "nascita" sofferente come Rocket, è smettere di essere solo utili agli altri e trovare il proprio posto nel mondo, anche fosse essere padre di bambini che parlano una lingua che solo tu conosci oppure viaggiare con due bestie enormi apparentemente feroci. Forse non è il miglior Marvel di sempre ma per dirla citando Kevin Feige e James Gunn è certamente il più emozionante e commovente fantasy spaziale che potessimo desiderare. Rispondiamo a Creep con le parole di Do you Realize? dei Flaming Lips, altro brano catartico di questo film: "Do you realize that you have the most beautiful face?". Volume 3 è elogio di bellezza, quella della diversità e quella della paura, umanissima, di non essere sempre la migliore versione di noi.
Voto: ☆☆☆☆ ½
Rocket è l'eroe in difesa degli Ultimi. Uomini o animali che siano (Damiano Panattoni)
Bisogna essere onesti. Gli ultimi cinque o sei anni della Marvel sono stati scadenti. Il motivo? Essenzialmente uno, il più importante. Da The Avengers fino ad Age of Ultron, arrivando ad Infinity War, la saga era basata sull'elemento drammatico. Elemento capace di motivare gli eroi, e di conseguenza di motivare il pubblico. Ora, a (ri)mettere (momentaneamente?) in ordine le cose ci ha pensato James Gunn, con il suo estremo addio artistico: Guardiani della Galassia Vol. 3 è il capitolo più completo dello show, se non il migliore in termini narrativi. Il motivo? Al centro della storia tornano forti le emozioni, sotto forma di un catartico viaggio da parte di Peter, Nebula, Groot, Drax (anima comica delll'MCU), Mantis, Cosmo, Kraglin (e sì, anche Gamora), uniti per salvare la vita dell'amico Rocket. Procione che non sa di essere un procione, ma che sconta il trauma subito quando era ancora un indifeso cucciolo. Allora, poeticamente, quello di Gunn non è solo un cinecomic, diventando molto di più. Un film che vorrebbe tutelare gli Ultimi, i dimenticati, i deboli vessati dai più forti. Di conseguenza, schierandosi apertamente contro ogni abuso perpetrato dall'uomo contro gli animali.
Voto: ☆☆☆☆
Si guarda indietro per andare avanti (Laura Silvestri)
"The Dog Days Are Over..." e anche quelli dei Guardiani della Galassia, almeno così come li avevamo conosciuti noi. Quei perdenti dal complicato passato e senza un futuro, quei "misfit", quegli "underdog", quegli "outcast" che la lingua inglese ci permette di chiamare in tanti modi diversi che sono poi diventati gli improbabili eroi di ben tre pellicole a loro dedicate (a cui si vanno ad aggiungere gli ultimi film degli Avengers e Thor: Love and Thunder) sono giunti alla fine del loro viaggio. Un viaggio in cui li abbiamo sempre accompagnati, condividendo con loro lacrime e risate, le stesse che abbiamo versato e che hanno riempito la sala buia del cinema anche per questo terzo capitolo, l'atto finale. Una conclusione agrodolce, che deve necessariamente affondare le radici nelle dolorose backstory dei suoi protagonisti, Rocket in primis, come d'altronde sapevamo ormai da tempo; che per guardare al futuro, deve prima fare un passo indietro, deve prima tornare al principio di tutto. Non è vero che non importa da dove veniamo: chi siamo, o meglio, chi decidiamo di essere, e ancor più di non essere, dipende anche da quello. Per cui tornare indietro, a volte, è necessario, ma solo per comprendere meglio quale direzione prendere dinnanzi a sé. Solo per capire dove vogliamo andare e, soprattutto, con chi. È ciò che fa Guardiani della Galassia Vol. 3; è ciò che fa James Gunn con le sue creature (perché sono i Guardiani di James Gunn, e non si può negarlo). E lo fa, come solo lui sa, con lo stesso stile e lo stesso cuore che hanno caratterizzato i precedenti capitoli della saga. Lo aveva detto, Gunn, che questa volta i Guardiani avrebbero dovuto trovare il modo di salvare se stessi prima di ogni altro, e questo è stato il focus del film. La famiglia prima di tutto (e non solo perché c'è di mezzo anche Vin Diesel e il meme vien da sé). Il terzo film dei Guardiani è un'opera più intimistica pur nel suo essere sempre e comunque un blockbuster, che tocca argomenti sempre rilevanti, anche se in parte più personali, inserendoli ancora una volta in un contesto universale. Mal la fine del mondo, o almeno di qualche pianeta, civiltà o gruppo di persone, in un film di supereroi va sempre scongiurata. Possono dunque i nostri eroi esimersi da tale compito? E anche se "non ci si addormenterà fino a Brooklyn", è giunta però l'ora di un meritato riposo per i Guardiani, prima di ricominciare a viaggiare, in un qualche modo, verso nuove, fantastiche avventure.
Voto: ☆☆☆☆
Il Funeral Party dei Marvel Studios (Simone Soranna)
Produttivamente parlando, probabilmente è un finale ancora più riuscito e importante rispetto a quello di Endgame. Qui si chiude un cerchio alla stessa maniera, si salutano personaggi che non rivedremo più (?) e si piange tanto quanto di là. Eppure è una situazione di festa, si balla, si canta a squarciagola, si ride e ci si stringe assieme senza alcun lutto, alcun dramma. Qui si celebra la vita, là ci si lacerava per la morte. I Guardiani della Galassia sono gli antieroi della Marvel? Bene, Volume 3 è l'anti-cinecomic degli Studios. Potentissimo.
Voto: ☆☆☆ ½
Un cinecomic ruffiano (Federico Vascotto)
È arrivata la pecora nera in questo maxi-articolo di recensioni della redazione di Movieplayer. Io sono affezionato ai Guardiani, gli underdogs della Galassia per eccellenza, dopo il primo bellissimo film, un po' meno dopo il secondo che aveva dormito troppo sugli allori regalando gag e battute volgarotte e meno equilibrio nella Forza. Arrivato a questo terzo, le aspettative per l'epilogo (tragi)comico che ci era stato promesso dal trailer e dalle dichiarazioni di James Gunn sono state quasi tutte disattese, per un cinecomic ruffiano e pigro che non ha mai davvero il coraggio di fare quella scelta. È sfilacciato e poco fluido e poco convinto delle storyline e delle new entry che porta in scena, utilizzando la storia di Rocket in modo eccessivamente sbattuto in faccia allo spettatore e facendo addirittura diventare ruffiana la colonna sonora, da sempre tratto distintivo della saga. Non è un brutto film, intendiamoci, ma lascia l'amaro in bocca per quello che avrebbe potuto (e dovuto) essere: l'epica conclusione di una delle trilogie più di successo per il Marvel Cinematic Universe pur essendo arrivata in sordina, proprio come la controparte cartacea. Peccato.
Voto: ☆☆☆
Un addio pieno di emozione: un terzo Volume che vince e convince (Alessio Vissani)
"Molto spesso, per riuscire a scoprire che siamo innamorati, forse anche per diventarlo, bisogna che arrivi il giorno della separazione". Ciò che pensava Marcel Proust sull'addio è quanto di più vicino forse si possa accostare alla storia d'amore giunta al termine tra James Gunn e la Marvel Studios. Sì partiamo direttamente dal creatore per analizzare il terzo capitolo, anzi il Volume 3, dei Guardiani dei Galassia, quel James Gunn che ha così tanto rivoluzionato il modo di intendere un cinecomic, affinché la "concorrente" DC ci ha voluto fondare praticamente il suo prossimo futuro. Il terzo Volume di questa saga di avventurieri spaziali badass (sempre meno bad in realtà) è arrivato nelle sale con l'obiettivo di risollevare un'intera fase 4 costernata di delusioni, mancate occasioni e totali flop. Obiettivo centrato in pieno, la sensazione di uscire dalla sala di nuovo con un bellissimo ricordo cinematografico è un qualcosa che non accadeva da molto tempo in casa Marvel. Chiaramente l'addio è il fulcro di tutta la saga, dalla musica, ai colori, agli sguardi e alla trama di supporto, si vuole arrivare a far emozionare lo spettatore e ci si riesce. I livelli del primo Volume sono un po' lontani, ma è un film che vince facile grazie alle emozioni innumerevoli che si percepiscono all'interno del viaggio di Quill & Company, è un film che ha dimostrato coerenza soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione dei suoi personaggi e una pellicola che trasuda cinema (a differenza dei primi due volumi) in varie parti della storia. Tutti hanno bisogno di un proprio spazio per poter salutare al meglio la compagine e tutti riescono a ricavarlo al meglio, realizzando tra l'altro la miglior battaglia di sempre dai tempi di Endgame, anzi se togliamo l'hype emotivo di quel momento quella all'interno di Volume 3 è anche superiore (tecnicamente parlando). È un capolavoro? No, i capolavori del cinema sono ben altri, tuttavia è un film che riesce ad intrattenere al meglio, riesce ad emozionare, a far riflettere e far sorridere, quindi non si poteva chiedere di meglio a un cinecomic arrivato al suo punto d'addio.
Voto: ☆☆☆☆