Griselda, la recensione: Sofia Vergara brilla nella serie Netflix sulla madrina della droga

La recensione di Griselda: la nuova miniserie dai creatori di Narcos riporta in tv Sofia Vergara, questa volta in un ruolo drammatico e complesso. Dal 25 gennaio su Netflix.

Griselda, la recensione: Sofia Vergara brilla nella serie Netflix sulla madrina della droga

C'è questo nuovo filone, potremmo chiamarlo così, di serie finora interpretate da uomini che utilizzano un punto di vista femminile, e che spesso vengono tacciate di politically correct. Parallelamente, si cerca analizzare fenomeni come la criminalità e la mafia dalla prospettiva inedita delle donne, e non del comparto maschile.

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Griselda: Sofia Vergara in una foto della serie

Ebbene, il serial dedicato a Griselda Blanco, per fortuna, non rientra in nessuna delle due categorie, ma si muove lungo una strada propria: l'unica donna di cui Pablo Escobar ebbe paura, riuscì a creare uno dei cartelli della droga più redditizi della storia. Arriviamo così alla recensione di Griselda, la miniserie in sei episodi dal 25 gennaio su Netflix che, seppur romanzandola, vuole provare a raccontare sfaccettature e dietro le quinte di una delle boss della droga più pericolose di sempre.

Griselda, quando il narcotraffico è donna

Griselda viene dai creatori e produttori di Narcos e Narcos: Messico, Eric Newman e Andrés Baiz - anche regista di tutti gli episodi - che già avevano dimostrato di conoscere bene la materia per provare a raccontarla in modo accattivante e diverso. La trama della miniserie è incentrata sul percorso di Griselda Blanco, a cui presta corpo e volto una straordinaria Sofia Vergara, trasformata rispetto alla sguaiata Gloria di Modern Family; era un suo preciso intento scomparire come attrice e allontanarsi il più possibile dal precedente personaggio che l'ha resa famosa in tutto il mondo, come ha dichiarato.

Dopo dieci anni passati accanto al marito Alberto, tra Medellín e New York, a gestire insieme a lui (ma sempre da dietro le quinte) le operazioni di contrabbando di droga intracontinentali, e con un passato di prostituzione alle spalle, Griselda decide di fuggire dalla Colombia puntando la Miami degli anni '70-'80. Lo scopo? Rifarsi una nuova vita insieme ai tre figli. Nulla sarà semplice da quel momento in poi.

Una donna di sostanza

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Griselda: una scena della serie Netflix

Ciò che contraddistingue gli eventi narrati in Griselda è la scelta di mostrare quanto debba essere stato difficile per la protagonista farsi un nome, un mercato e soprattutto farsi rispettare da chi gestiva il traffico, ovvero solo persone di sesso maschile, compresa la famiglia del marito rimasta a Medellín. In ogni puntata la donna deve affrontare cadute e capitomboli sempre più devastanti, imparando a guardare in faccia il pericolo, imparando a fronteggiare chi le vorrebbe costantemente dire come debbano essere gestiti gli affari. Ma Griselda finisce sempre per rialzarsi, come del resto accade nella sua "vita privata". Dovrà circondarsi degli uomini giusti per riuscire ad emergere in quel mondo tradizionalmente patriarcale. La storia con la S maiuscola ci insegna che è riuscita a mettere in piedi un traffico di droga senza precedenti, conquistandosi il soprannome di "Madrina" per come si (pre)occupava dei propri dipendenti come se fossero i suoi figli biologici. Insomma, qualcosa di vicino e allo stesso tempo lontano dal Padrino di Coppola e Mario Puzo. E Sofía Vergara brilla nell'interpretare una donna scaltra, ambiziosa, affascinante, amorevole ma all'occorrenza anche feroce e spietata, come in più occasioni dimostrerà a chi proverà a mettersi fra lei e un suo obiettivo.

Una storia di dipendenza

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Griselda: una foto dalla serie

Una donna che impara a non accontentarsi di ciò che i narcos le concedono, come se non potesse mai chiedere di più, o come se non ne avesse il diritto o il coraggio. Anzi, i cojones. C'è un'interessante riflessione (e parallelismo) tra le righe, che emerge soprattutto attraverso i dialoghi col nuovo compagno, sulla dipendenza che il potere provoca, proprio come quella che genera la droga. Griselda è una storia di emancipazione femminile all'interno di un mondo orribile che non lascia questioni in sospeso come quello del traffico di droga, ma che parallelamente gli autori - come oramai spesso capita nelle storie crime ed era già accaduto nei due precedenti Narcos - vuole raccontare entrambe le parti della Legge.

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Sofia Vergara è Griselda Blanco nella serie Netflix

L'altra metà della storia è dedicata quindi ad un'analista della polizia, June Hawkins (Juliana Aidén Martinez), che non riesce a passare il tempo che vorrebbe col figlio perché impegnata a redigere rapporti e fare da traduttrice (è l'unica al dipartimento a parlare spagnolo) per fermare la diffusione a macchia d'olio del narcotraffico in quegli anni a Miami. Non viene rispettata dai colleghi uomini che vorrebbero che si occupasse solo di servirgli il caffè caldo, sentendosi una perdente tanto nel privato quanto sul posto di lavoro. Ma le cose potrebbero cambiare drasticamente quando ha un'intuizione proprio su una misteriosa "donna narcos" (un concetto mai sentito prima) che sta operando a Miami. Assistiamo quindi ad un gioco del gatto col topo e, parallelamente, al racconto d'indipendenza di due donne ugualmente forti e determinate; due madri decise a proteggere la propria famiglia a qualunque costo. Il comparto tecnico e l'attenzione alla doppia lingua utilizzata (inglese e spagnolo) contribuiscono a rendere il racconto realistico e crudo, senza sconti, nonché accompagnato da una colonna sonora che ammicca fortemente agli anni presi in causa. Proprio come la Madrina della Cocaina.

Conclusioni

Abbiamo parlato di emancipazione femminile nella recensione di Griselda, perché questa è la chiave attraverso cui gli autori hanno scelto di raccontare il personaggio realmente esistito. Non solo dal punto di vista della narcotrafficante Griselda Blanco, portata in scena da un’incredibile Sofia Vergara, ma anche da quello dell’analista che potrebbe essere colei che la inchioderà. Un racconto appassionato ed appassionante che prova ad andare oltre i topoi narrativi e i cliché di genere per mostrare l’altro lato del narcotraffico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Sofia Vergara si trasforma in Griselda Bianco, senza scimmiottarla.
  • Il punto di vista femminile non solo dalla prospettiva delinquente ma anche da quella investigativa.
  • La crudezza e il realismo del racconto.
  • La colonna sonora.

Cosa non va

  • Ci sono alcuni (inevitabili) cliché derivanti dalla mafia story.
  • Alcune caratterizzazioni e approfondimenti avrebbero meritato più spazio.