Vale lo stesso discorso fatto per Die Hard e per Batman Returns: sì, anche Gremlins di Joe Dante (e di Chris Columbus) è un film di Natale a tutti gli effetti. Ora, nell'iconografia pop del cinema Anni Ottanta, i gremlin in animatronic disegnati da Chris Walas sono diventati un contesto a sé stante: se ripercorriamo la decade degli 80s, Gremlins è tutt'ora una delle pellicole più famose e citate, capace di scombussolare la retta e seriosa strada dei film horror: in un certo senso, anche l'orrore poteva essere materiale divertente (nel senso stretto del termine), e anche l'orrore poteva essere declinato in chiave dissacrante, esagerata, parodistica senza rinunciare ad una fortissima dose di mistero che, tutt'ora, resta viva ogni qual volta che torniamo a vedere il film, facendoci chiedere: ma il tenero Gizmo, da dove accidenti proviene?
Non è un caso che la pellicola, uscita nel 1984, sia arriva in sala contemporaneamente a Ghostbusters (altro che Barbenheimer!), seguendo tra l'altro Indiana Jones e il Tempio Maledetto, anch'esso propenso ad una narrativa molto più dark. Anni di idee e anni di sperimentazioni, intanto che il pubblico si assottigliava verso una commistione tutt'oggi in fase di evoluzione: le tendenze horror potevano essere enfatizzate dall'umorismo, e il concetto di violenza - preponderante e criticato in Gremlins - poteva a sua volta essere dissacrato mediante l'estremizzazione di un contesto assurdo, ma in qualche modo legato a qualcosa di indirettamente reale.
Gremlins, un cult di Natale firmato Chris Columbus
I gremlin, infatti, sono 'nati' negli Anni Venti, quando i piloti della RAF attribuivano - umoristicamente - i guasti agli aerei a dei piccoli e strani mostri che tranciavano i cavi dei motori. Se il primo a novelizzare i mostriciattoli fu Roald Dahl in un libro del 1943, la Disney inizialmente pensò di farne un film, ovviamente per bambini. La stessa Disney che, alla fine di Gremlins, viene demitizzata quando l'orda di gremlin si rifugia in un cinema guardando proprio Biancaneve e i sette nani. Del resto, più della sua iconografia, Gremlins è un grande film perché parte da una grande scrittura, e da una grande produzione. E arriva da un'equazione perfetta: Joe Dante alla regia, Chris Columbus alla sceneggiatura, Steven Spielberg alla produzione. Il tutto, avvolto dalle luci di Natale. Perché, in Gremlins, il contraddittorio è basilare: nel periodo dell'anno dove teoricamente siamo "tutti più buoni", irrompono un branco di scorretti, gretti, famelici e violenti mostri alti un metro che, in modo indotto, si avvicinano alla cultura di massa occidentale (carpendone i vizi), divenendo loro stessi parte integrante della cultura cinematografica.
Joe Dante: 70 anni tra gremlins, piranha e licantropi
Gizmo, Spielberg e la violenza come mezzo dissacrante
Se di contraddittorio si tratta, non ci sarebbe poi il pretesto senza il Natale: papà Rand (Hoyt Axton) cerca un regalo per suo figlio Billy (Zach Galligan) da mettere sotto l'albero, trovando il mogwai Gizmo in un impolverato negozio di Chinatown. Di più, il contesto natalizio di Gremlins, da nero, diventa nerissimo: Kate (Caterina Sylos Labini, di cui si sono perse le tracce) rivela a Billy il motivo del suo profondo odio per il Natale: ha scoperto che il padre scomparso in realtà è morto calandosi nella canna fumaria vestito da Santa Claus, rimanendone segnata (l'ispirazione per questa storia nella storia arriva da una leggenda metropolitana). Terribile, se non facesse anche ridere nel panorama narrativo di Chris Columbus, alla sua prima, vera sceneggiatura: in Gremlins c'è già tutta la sua poetica da commedia yankee, mascherando diverse profondità dietro un approccio 'per tutta la famiglia'. Il weird, lo splastick, il digusto (e la propensione al merchandising!) nascondevano un'accusa al pensiero occidentale, avido e malato nei confronti della tecnologia e del consumismo.
Peccato che il cortocircuito, quando Gremlins uscì al cinema, fu marcato: le famiglie con i bambini piccoli uscivano esterrefatte dalla visione per il carico della brutalità costruita da Joe Dante (la sequenza in cucina, con la morte di un gremlin nel forno a microonde, ha fatto scalpore) tanto che, dopo la release, rivelò: "Effettivamente Gremlins non è un film su dei teneri animaletti. Le famiglie entrano in sala credendo fosse un film per loro, e invece...". Anche perché inizialmente lo script era molto ma molto più crudo, e prevedeva addirittura una mutazione dello stesso Gizmo. In parte, per volere di Steven Spielberg, alcune trovate vennero smussate e tagliate dalla versione finale (ma non la rivelazione creepy di Kate, lasciata nonostante il parere negativo di Spielberg) "salvando" la presenza tenera e dolce di Gizmo, immediatamente diventato un punto focale nell'iconografia cinematografica. La parte innocente di un film cult che grugnisce orrore, ancora impressionante e irresistibile nella sua profanazione di un Natale sempre più capitalista e viziato.