Perché rivedere in streaming Green Book, il film da Oscar con Viggo Mortensen? L'arrivo del film su Infinity+ è un'ottima occasione di tornare a parlare del film di Peter Farrelly. La vittoria agli Oscar del 2019, tre statuette tra cui quella per il miglior film, è stata il simbolo di una tendenza in atto da qualche anno, quella di premiare soprattutto film che siano prima di tutto inclusivi, attuali, politici. Così, in questi anni, oltre a Green Book sono stati premiati film come Moonlight e come CODA. In quella edizione, Green Book ha vinto l'Oscar per il miglior film, quello per il migliore attore non protagonista, assegnato a Mahershala Ali, e quello per la migliore sceneggiatura originale, vinta da Nick Vallelonga, Brian Currie e Peter Farrelly. Ma era stato candidato anche per il migliore attore protagonista, Viggo Mortensen (e qui sta il vero grande rimpianto), e per il miglior montaggio a Patrick J. Don Vito. Tre Oscar non sono mai un caso, e sono solo una cartina di tornasole dei tanti motivi per cui vale la pena di rivedere Green Book.
Razzismo, non abbassiamo la guardia
Ma che cos'è dunque il Green Book? È il "libro verde", una sorta di guida turistica che indica gli alberghi e i ristoranti che accolgono gli afroamericani. Che è un modo per dire che li segregano. Siamo nell'America del 1962, "solo" sessanta anni fa, non due o tre secoli, eppure accadeva questo. Questo "libro verde" viene dato a Tony Vallelonga, detto "Tony Lip" per la sua loquacità, quando, perduto il suo lavoro da buttafuori per la chiusura del club in cui lavorava, accetta il nuovo incarico. Sarà quello di accompagnare Don Shirley, un pianista classico afroamericano, in un tour in alcuni stati del sud degli Stati Uniti. Il libro gli servirà per capire dove potrà fermarsi. Quello che ne viene fuori è un ritratto agghiacciante dell'America, che consideriamo una delle nazioni più civili al mondo: bianchi e neri, a metà del Novecento, in alcuni stati non possono condividere gli stessi spazi, lo stesso tavolo. Non basta essere un artista di successo, non basta essere una persona benestante e realizzata. Per una parte degli americani sei un "negro". Green Book, che alterna toni da commedia a momenti molto forti, racconta tutto questo con alcune scene davvero indimenticabili. L'aggressione di Don da parte di un gruppo di bianchi, in cui Tony interviene per salvarlo; il momento in cui i due vengono fermati perché in quella città c'è un coprifuoco per i neri, con conseguente scontro; e forse la scena più assurda di tutti, a Birmingham, Atlanta, dove a Don non viene concesso di cenare insieme ai suoi amici proprio nella sala in cui terrà il concerto, che è riservata ai soli bianchi. È un teatro dell'assurdo, ma molti film più recenti ci raccontano che le cose, negli States, sono ancora così. Guardate attentamente Green Book, e poi andate al cinema a vedere Elvis, e guardate cosa accadeva anche al Re del Rock.
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Un Viggo Mortensen sorprendente
Il punto di forza del film è un Viggo Mortensen sorprendente nella parte di Tony Lip. Un attore, un divo, che con questo film ha accettato di mettersi in gioco. L'invincibile Re Aragorn qui non esita a mostrarsi in un'altra veste, quella più credibile per un personaggio italoamericano degli anni Sessanta, un marito e un padre di famiglia, una persona semplice eppure dal grande cuore. Viggo Mortensen ha qualche chilo in più che per il personaggio è perfetto (è dovuto ingrassare di circa 20 chili). Ha qualche capello ingrigito e qualche ruga che solca il viso. Non è scontato per un attore del suo status mettersi in gioco in questo modo. Ma la grande rivelazione è la sua recitazione in un italiano, con un accento italiano che rispecchia quello degli italoamericani del tempo, che dà quel tocco in più, insieme a un lavoro su quel gesticolare che rende il personaggio ancora più credibile. E poi Viggo Mortensen regala al personaggio una dolcezza e un'empatia che è difficile spiegare a parole. È da vedere sullo schermo.
Mahershala Ali da Oscar
Se Viggo Mortensen è stato sorprendente, si può dire altrettanto per Mahershala Ali, nel ruolo di Don Shirley. Molti di noi lo conoscevano per il suo ruolo in House Of Cards, dove interpretava Renny Danton, il lobbysta e poi capo di gabinetto del Presidente. Ma anche per i suoi ruoli in True Detective e Moonlinght. Era sempre stato un uomo tutto d'un pezzo, un personaggio granitico. Qui mostra tutta la sua espressività e le sue sfaccettature. Don è un personaggio che all'inizio appare freddo, distante, con quei suoi "eyes on the street" che ripete a Tony mentre questi si gira verso di lui mentre guida, ma pian piano si scioglie. Mahershala Ali qui si rivela un attore bravissimo a mostrare le fragilità di un uomo che all'esterno sembra impeccabile e controllato. Il dramma del suo Don è addirittura triplice. È discriminato tre volte: perché è nero, perché è gay, e anche perché, pur essendo un musicista di colore, non suona esattamente musica nera, ma musica classica. Il suo dramma è questo: non riuscirà mai a integrarsi nelle comunità dei bianchi ma neanche in quella afroamericana.
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Come Cyrano
Green Book è anche un buddy movie sui generis, la storia di due uomini che si trovano insieme per caso, e riescono, da mondi differenti, a trovare un terreno comune, la lealtà, l'amicizia. E il bello è che si tratta di una storia vera, Paragonato a un classico come A spaso con Daisy, in realtà Green Book ci ha ricordato anche Cyrano de Bergerac. Perché un aspetto della loro amicizia è in una delle cose che Don accetta di fare per Tony, per gratitudine. Tony è un uomo che non ha studiato, che ha un grande cuore, ma che non ci sa fare con le parole. Allora Don, personaggio colto e istruito, accetta di aiutare Tony a scrivere delle intense lettere d'amore per la moglie, per dimostrarle il suo amore anche mentre è lontano. Il rapporto tra i due migliorerà, e, quando, alla vigilia di Natale raggiungerà Tony e la sua famiglia, si chiuderà un cerchio: l'amore, e l'amicizia, tutti nella stessa stanza.