Great Expectations, la recensione: se Steven Knight rilegge Charles Dikens

La visione di Steven Knight del classico racconto di Charles Dickens arriva su Disney+ con tutti i sei episodi disponibili dal 26 giugno. Nel cast stellare Fionn Whitehead, Shalom Brune-Franklin e una sempre straordinaria Olivia Colman.

Great Expectations, la recensione: se Steven Knight rilegge Charles Dikens

Questa vita londinese o ti uccide o ti fa arricchire.

Grandi speranze è uno di quei classici letterari che ha avuto svariati adattamenti, complice la critica sociale e i temi dickensiani sempre attuali presenti al suo interno: dove più puntuali, come il film omonimo di Mike Newell, e dove più liberi, come Paradiso perduto di Alfonso Cuarón. Si torna all'essere più o meno pedissequi nella miniserie televisiva realizzata per FX e HULU negli Usa da una produzione totalmente inglese, a partire dal suo creatore Steven Knight, e ora in arrivo in Italia interamente disponibile dal 28 giugno su Disney+. Come spiegheremo nella nostra recensione di Great Expectations, questo adattamento più recente è curatissimo a livello formale e prova a far emergere contenuti e tematiche a livello narrativo, mettendo in piedi una di quelle miniserie inglesi perfette per gli appassionati da gustare nel pomeriggio con una corroborante tazza di tè.

Grandi aspettative

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Great Expectations: una scena

I romanzi di Charles Dickens hanno sempre affrontato tematiche come l'infanzia (di solito mai gioiosa e spensierata) e la critica sociale, tanto da considerarlo un autore umanitario. Denunciare una modernità industriale che uccide le speranze e distrugge ogni bellezza, una realtà dove i figli devono fare i conti con l'irresponsabilità dei padri. Grandi speranze, tredicesimo romanzo dell'autore di Portsmouth, non fa eccezione fin dal titolo e questo è ben trasposto in Great Expectations, sei episodi per raccontare gli alti e soprattutto i bassi della vita di Pip, un orfano che sta imparando il mestiere del fabbro dal marito della sorella, nel villaggio lungo il Tamigi. Il ragazzino però è molto intelligente, il più intelligente della parrocchia, legge moltissimo e cita a memoria Shakespeare, guardando le grandi navi che attraversano il fiume verso Londra e verso terre esotiche e lontane, fantasticando su una vita migliore e sulla fortuna che lo renderà felice, appagato e completo se riuscirà ad andarsene.

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Great Expectations: una scena

Fionn Whitehead, già visto nella puntata interattiva di Black Mirror e in Dunkirk, si cala perfettamente nei panni di Pip, esprimendo tutte le sue contraddizioni, così come Shalom Brune-Franklin (vista in The Tourist) che diventa Estella, la ragazza che segnerà tutta la sua esistenza. Questo perché una nobile misteriosa ed eccentrica, Miss Havisham (una sempre ottima Olivia Colman), gli propone di andare periodicamente a casa sua per una sorta di educazione di etichetta ma anche sentimentale, facendogli conoscere la propria figlia adottiva, Estella appunto, e provare a vedere cosa accadrà. Tutte le aspettative sono riposte su di lui, sia da se stesso che da Miss Havisham che dalla sorella Sara, e questo sarà un peso che si dovrà portare dietro per tutta la vita. La ricca sui generis, che gira per le stanze del proprio palazzo nel vestito da sposa con cui è stata abbandonata all'altare, e la giovane nera adottata sono due personaggi femminili complessi che riserveranno non poche sorprese rispetto a quanto si possa credere di loro all'inizio.

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Grande formazione

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Great Expectations: una scena

Quello di Dickens e quello di Steven Knight, come sappiamo appassionato di period drama dopo Peaky Blinders e Taboo, è sicuramente un romanzo di formazione per il giovane Pip, così come per Estella e gli altri giovani protagonisti. Potremmo però definirlo quasi un romanzo di formazione al contrario, dato che ciò che Pip scoprirà di diventare grazie alla vita londinese e alla ricchezza che questa comporta, non è necessariamente ciò che avrebbe voluto. "Tutti vorrebbero essere dei gentiluomini" eppure diventarlo potrebbe significare rinunciare a qualsiasi coscienza morale, pur di arricchirsi, pur di ottenere quel posto che si era convinti ci avrebbe cambiato la vita in meglio. Il nero delle mani da fabbro sporche del lavoro quotidiano diventa il nero dell'anima, incenerita dalle brutture della vita benestante. I giovani interpreti mostrano bene questi passaggi di maturazione nei loro corrispettivi sullo schermo, così come il resto del cast variegato scelto tra le fila britanniche.

Great Expectations Olivia Colman
Great Expectations: Olivia Colman in una scena

La storia di Pip e Estella si muove in parallelo a quella di due antichi rivali, Magwitch (Johnny Harris) e Compeyson (Trystan Gravelle), per svelarne solamente alla fine il legame con i personaggi e le conseguenze che questo avrà sulla vita dei due giovani. A volte per poter risalire e vedere chiaramente la propria vita, bisogna toccare il fondo, ed è questo che sia Pip che Estella faranno, in un'esistenza fatta di ciò che gli altri hanno deciso per loro e nelle aspettative del titolo che gli altri hanno riposto. Emblematica sarà infatti la frase di Pip, "Quando potrò finalmente decidere io del mio destino?". Tutti nella sua vita gli hanno sempre detto cosa fare e cosa essere, anche il fabbro Joe dal grande cuore, anche lo spietato avvocato Jaggers (Ashley Thomas), che prende in mano la sua educazione, il suo futuro e il suo denaro a Londra. La regia puntuale di Brady Hood e Samira Radsi, la fotografia sporca così come le strade di Londra e il villaggio lungo il fiume sono pane per i denti di Knight e si vede, così come la scrittura profondamente vittoriana ben trasposta nei dialoghi della miniserie. A che prezzo diventare gentiluomini? Questa nuova versione - e visione - acuta e agrodolce di un classico della letteratura ci ricorda il sapore spesso amaro della vita.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Great Expectations, ultimo adattamento del romanzo di Charles Dickens Grandi speranze, testimoniando come si tratti di una trasposizione più fedele e puntuale rispetto ad altre viste in passato. Fionn Whitehead, Shalom Brune-Franklin e Olivia Colman guidano un cast davvero variegato, azzeccato e ben amalgamato mentre Steven Knight è a suo agio nel mettere in scena una Londra fumosa, sporca e piena di tentazioni in un romanzo di formazione che ci ricorda, ieri come oggi, che dobbiamo stare attenti a ciò che desideriamo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Fionn Whitehead e Shalom Brune-Franklin sono due convincenti Pip ed Estella.
  • Olivia Colman è sempre meravigliosa.
  • La messa in scena di Knight è affascinante e la sua trasposizione è abbastanza fedele, acuta e strizza l’occhio all’attualità.

Cosa non va

  • La scrittura vittoriana e il ritmo compassato non sono per tutti i palati seriali.