Nello scrivere la recensione di Grazie ragazzi precisiamo subito che la storia alla base del nuovo film di Riccardo Milani è vera: nel 1985, in Svezia, un gruppo di detenuti è sparito nel nulla dopo aver ottenuto il permesso di esibirsi in uno spettacolo teatrale. Ripresa anche dal cinema francese nella pellicola Un triomphe, continua ad appassionare. Il regista italiano ha voluto però cambiare diverse cose, su tutte il finale. Quello che gli interessa non è infatti la fuga dei protagonisti, ma il loro avvicinamento all'arte.
È un percorso che dura da molti anni ormai quello di Milani: anche nei suoi grandi successi di pubblico Come un gatto in tangenziale e il sequel l'argomento è simile. Possono il cinema, il teatro, la bellezza toccare e arrivare anche a chi non li frequenta mai o non ci è abituato? Il regista sembra dirci che possono, ma non è facile. Lo conferma anche l'esperienza di Antonio, interpretato da Antonio Albanese, attore in difficoltà (doppia film porno e non sa come dirlo alla figlia), che insegna a recitare a un gruppo di detenuti. L'opera scelta è Aspettando Godot di Samuel Beckett, perché chi è in prigione questo fa: aspetta.
In sala dal 12 gennaio, Grazie ragazzi continua quindi questa missione del regista: cercare di unire alto e basso, con un linguaggio semplice, comprensibile a tutti. In una parola: popolare. Anche uno dei nostri attori più in vista e amati, Pierfrancesco Favino, parla spesso di questa parola, vista ancora da alcuni come qualcosa di sporco, difendendola. Arrivare al pubblico più vasto possibile facendosi capire da tutti è in realtà una dote rara e bellissima: Grazie ragazzi cerca di fare proprio questo e ci riesce.
Grazie ragazzi: elogio della semplicità
Nonostante non abbia avuto la carriera che desiderava, Antonio ha ancora il sacro fuoco dell'arte: il palcoscenico per lui è vita, energia, nutrimento. Quando gli si presenta quindi l'occasione di mettere in piedi uno spettacolo con attori inesperti, per di più carcerati, non si tira indietro: sta comunque facendo teatro. Non è un compito facile: in galera, inutile sottolinearlo, non si trovano le stesse persone che frequentano l'accademia d'arte drammatica. Ognuno ha alle spalle azioni più o meno gravi, spesso storie personali difficili e nella maggior parte dei casi non solo non ha mai pensato di recitare, ma non ha mai nemmeno messo piede in un auditorio.
I magnifici cinque scelti per mettere in scena Aspettando Godot sono Diego (Vinicio Marchioni), arrestato per rapina, che accetta perché vuole che suo figlio lo veda sul palco, Aziz (Giacomo Ferrara), Mignolo (Giorgio Montanini), Damiano (Andrea Lattanzi) e Radu (Bogdan Iordachioiu). Mano a mano che fanno le prove avviene la magia: tutti si appassionano al testo e allo spettacolo. Il giorno della prima la loro interpretazione è così vera e autentica che il pubblico impazzisce. E impazziscono anche i giornali: tutti i principali quotidiani parlano bene dello spettacolo. Succede allora qualcosa di inaspettato: molti teatri li vogliono con loro, talmente tanti da trasformare quella prima recita in una vera e propria tournée in giro per l'Italia. Fino alla tappa conclusiva, in uno dei teatri più famosi: il Teatro Argentina di Roma.
Tappa dopo tappa, Antonio e i suoi attori diventano un vero gruppo: il primo scopre che la naturalezza tanto cercata da chi recita loro ce l'hanno senza sforzo, perché le esperienze dure formano più di tanti corsi di teatro. E i secondi, grazie a quella persona che ha così a cuore parole di autori morti molti anni prima, intravedono un futuro diverso, in cui non fare più scelte sbagliate. Non è un rapporto sereno: ovviamente lungo la strada succede di tutto. Il confronto però è interessante: in questo modo Milani riesce a compiere il suo scopo, avvicinando linguaggi, esperienze e aspirazioni completamente diverse.
Grazie ragazzi: un cast eccellente
La forza di Grazie ragazzi sta nel suo cast: Antonio Albanese è bravissimo, confermandosi in grado di poter affrontare qualsiasi tono, dalla comicità al dramma, grazie anche a una fisicità esuberante, quasi slapstick. Non sono da meno gli altri: Vinicio Marchioni è la figura leader, che trascina gli altri anche con una certa violenza. Giacomo Ferrara invece si trasforma ancora una volta: dimenticate lo sguardo folle e la danza di Spadino in Suburra. Qui è misurato, con uno sguardo dolce. Andrea Lattanzi è un talento da tenere d'occhio e Montanini è... Montanini. Incontenibile. Un gruppo pieno di forza vitale, che coinvolge e trascina. Vale la pena di vedere il film per loro.
Completano il cast di Grazie ragazzi Sonia Bergamasco, che con i ruoli da dura al cinema ci ha preso gusto, interprete della direttrice del carcere, Fabrizio Bentivoglio, collega di Antonio che gli mette a disposizione il teatro in cui fare lo spettacolo, e Nicola Rignanese, che con i carcerati ha lavorato davvero e qui dà volto a una guardia carceraria, che non vede di buon occhio l'operazione. Un film che, volendo usare una formula abusata e ormai anche comica, "fa ridere ma anche riflettere". È una frase fatta, ma nel caso di Grazie ragazzi è proprio così.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Grazie ragazzi, il nuovo film di Riccardo Milani continua il percorso del regista alla ricerca di un ponte d'unione tra l'alto e il basso. Con la semplicità che lo contraddistingue, un punto d'arrivo in realtà molto complesso, realizza un film che unisce risate e riflessioni. La forza trainante di Grazie ragazzi è il cast: bravissimo Antonio Albanese, così come tutti gli altri attori, da Sonia Bergamasco a Vinicio Marchioni, passando per Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanza e Fabrizio Bentivoglio.
Perché ci piace
- Il cast: trainati da Antonio Albanese, gli attori sono tutti bravissimi.
- La semplicità del racconto, che rende tutto più efficace.
- Il desiderio di Milani di unire la cultura alta a quella popolare.
Cosa non va
- È un film soprattutto di parola e di attori: non aspettatevi scelte di regia e stilistiche particolarmente elaborate.