Registra estremamente prolifico, diventato ormai abilissimo a sparigliare le carte François Ozon non punta ad uno stile riconoscibile ma a diventare esperto nella commistione di generi. Lo ha fatto sin dagli inizi esplorando personaggi, contesti e forme sempre più diversi tra loro: da Amanti criminali a 8 donne e un mistero, da Angel - la vita, il romanzo a Il rifugio. Per il suo ultimo film, Grazie a Dio, si è superato, affrontando la sfida di portare sul grande schermo il più grande scandalo di abusi sessuali che ha colpito la Chiesa francese. Tutto parte da Alexander, un professionista di successo la cui quiete familiare viene turbata dalla scoperta che il prete dal quale è stato molestato da piccolo lavora ancora a contatto con i bambini. Da fervente credente comincia la sua battaglia personale all'interno della Diocesi ma dopo le tante promesse infrante decide di affidarsi alla giustizia ordinaria. Di lì a breve la sua battaglia diventerà quella di decine di persone.
La fragilità maschile per sovvertire il cliché
Il film è strutturato come una staffetta tra i tre protagonisti. Come mai questa scelta?
La struttura narrativa dipende dalla realtà dei fatti. Per due anni Alexander ha tentato da solo di far emergere la realtà. Vedendo che nulla stava accadendo si è rivolto alla giustizia. A quel punto la sua storia è stata collegata a quella di altri e di lì in poi ci sono stati gli incontri tra loro e l'iniziativa di creare un'associazione ad hoc per le vittime di preti pedofili. Per realizzare questo film ho dovuto avviare una sorta di inchiesta giornalistica e quindi mi sono assunto il rischio di raccontare la storia nell'ordine esatto in cui si è svolta. L'ha fatto Hitchcock con Psycho non posso farlo io? (ride, n.d.r.).
Lei è credente? Perché le premeva raccontare questa storia?
Ho ricevuto un'educazione cattolica e ne vado fiero perché mi ha formato come persona ma ho perso la fede sin dall'adolescenza. Non avevo l'obiettivo di realizzare un film sulla pedofilia ma, dopo tanti film con protagoniste delle donne, nutrivo il desiderio di indagare sulla fragilità maschile. Volevo ribaltare il cliché che vede le donne protagoniste del regno dei sentimenti e gli uomini padroni dell'azione. E' così che mi sono imbattuto nel sito dell'associazione delle vittime. E' nato tutto per caso.
Vittime per sempre
Anche il titolo del film, Grazie a dio, ha una storia particolare.
Il titolo viene da una frase violenta e infelice pronunciata dal cardinale Barbarin ai tempi dell'inchiesta ovvero "Grazie a Dio i reati sono prescritti". Quelle parole in Francia vennero accolte con estrema indignazione. Sono talmente impresse nella memoria dei francesi che ho evitato di rivelare il titolo del film fino all'ultimo perché sapevo che le avrebbero immediatamente ricollegate a questa vicenda.
Ma i preti possono chiedere perdono, secondo Ozon?
Possono farlo ma non credo che cambi il reato che hanno commesso. La Chiesa interpreta da sempre il perdono come un modo per far giustizia, di assolvere. E da questo si genera un'ambiguità terribile. Impedire alla vittima di raccontare ciò che gli è accaduto significa condannarla ad essere vittima per sempre".
Il film ha riscontrato un grandissimo successo in Francia, superando il milione di spettatori. Eppure la Chiesa ha cercato di impedirne fino all'ultimo l'approdo nelle sale.
L'avvocato di Padre Preynat e quello della psicologa della Diocesi hanno battagliato molto in tribunale. Il giudice ha dovuto scegliere tra il rispetto della libertà di creazione artistica e la presunzione di innocenza. Il tribunale si è pronunciato a favore della prima perché il film è di interesse pubblico. Ma devo ammettere di essere stato in ansia fino all'ultimo momento".
C'è speranza per il futuro?
Quanto al futuro si sente ottimista?
La decisione di Papa Francesco di rifiutare le dimissioni del cardinale Barbarin (condannato dal Tribunale di Lione a 6 mesi con la condizionale per la copertura degli abusi, n.d.r.) ha destato molto scalpore in Francia. La mia impressione è che a parole il Vaticano predichi tolleranza zero e che, al contrario, le azioni non sembrano seguire queste nobili intenzioni.
Ma che cos'è che indigna maggiormente François Ozon rispetto a questa storia di atroce violenza?
Tutto il mondo sapeva degli abusi commessi da Padre Preynat e nessuno ha parlato. Hanno mantenuto il silenzio per trent'anni. Ed è scioccante che la Chiesa non abbia considerato la pedofilia un reato ma un peccato alla stregua dell'aborto e dell'omosessualità.
Spera che il suo film possa avere un peso in questa triste vicenda?
Le vittime non mi hanno chiesto un documentario ma un film che potesse avere lo stesso impatto che Spotlight ebbe a suo tempo sulla Chiesa di Boston. Ho avvertito questa responsabilità e mi auguro di aver onorato l'impegno.