Poco prima del terribile incidente automobilistico che lo ha visto coinvolto un anno fa nei pressi di Pienza, Alex Zanardi aveva confessato di stare vivendo il giorno più bello della sua vita. L'atleta era impegnato nella Staffetta Tricolore da lui promossa con Obiettivo 3, associazione che si occupa di sport e disabilità, e stava attraversando l'Italia insieme ad altri atleti. Il prima e il dopo di quel drammatico giorno sono narrati ne La grande staffetta, docufilm diretto da Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello, al cinema con Adler Entertainment dal 28 al 30 giugno in 130 copie.
I due registi hanno presentato il docufilm insieme alla produttrice Barbara Manni, Team Manager di Obiettivo 3 nonché cognata di Alex Zanardi, e ad Ana Maria Vitelaru e Diego Gastaldi, una piccola rappresentanza di tutte le atlete e atleti che hanno animato la staffetta. "Il progetto nasce da un'idea dei ragazzi di Obiettivo 3" spiega Barbara Manni. "Durante il lockdown non ci si poteva incontrare, non potevamo organizzare i campus, così hanno deciso di organizzare qualcosa da fare durante la riapertura. Abbiamo chiesto le adesioni, strada facendo il progetto si è riempito di spessore e contenuti importanti". La produttrice svela che l'idea iniziare era usare Alex Zanardi come voce narrante: "Alex ha deciso di fare alcune tappe della staffetta, la prima - come si vede nel film - l'ha fatta con la moglie sulla Cisa, poi è sceso in Toscana dove è accaduto l'incidente. Si è trattato di un colpo improvviso, ma ci siamo ripresi dalla disperazione perché Alessandro avrebbe voluto che la staffetta non si fermasse".
Le emozioni di una vita compresse in un'ora e mezza
Come svela la recensione de La grande staffetta, i registi Francesco Mansutti e Vinicio Stefanello, che lavorano insieme da 15 anni, oltre al dramma umano si sono trovati ad affrontare un vero e proprio stravolgimento di ciò che avevano pianificato per il loro documentario. Come spiega Mansutti, il film "era stato scritto in un certo modo, Alex era il filo conduttore. Con l'incidente abbiamo rimesso tutto in discussione". La responsabilità di fungere da voce narrante collettiva è passata nelle mani degli atleti che hanno portato a termine il compito "con grande dignità. Noi non eravamo presenti, abbiamo dato indicazioni prima della partenza chiedendo ai ragazzi di collaborare. Per loro si tratta di una sorta di confessione corale, ma noi abbiamo subito capito che sarebbe stato importante sentirli anche a mente fredda, quindi li abbiamo intervistati dopo circa due mesi".
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Vinicio Stefanello descrive La grande staffetta come "non solo un documentario sportivo, ma un documentario d'amore. Amore verso gli amici, le famiglie, i compagni. Abbiamo cercato di evitare il coinvolgimento emotivo, ma la realizzazione delle video interviste è stata indimenticabile, i ragazzi sono ritornati con la mente a quell'avventura in cui le emozioni di una vita sono compresse in 15 giorni. Spero che qualcosa sia rimasto in questo lavoro".
Come una famiglia
"Obiettivo 3 è il libro di Alex Zanardi" spiega la cognata Barbara Manni. L'associazione, nata nel 2017, all'inizio contava solo 5 atleti. Adesso sono più di 100, con prevalenza di atleti di discipline su ruote, ma il gruppo si è esteso ad altre discipline come il tennis in carrozzina, il triatlon e il tiro con l'arco. Per Ana Maria Vitelaru la staffetta è stata "un'esperienza immensa da tutti i punti di vista. L'ho fatto per me e per l'Italia, visto che stavamo passando un periodo difficile. Volevamo dare un messaggio di speranza, di andare avanti nonostante le difficoltà. E noi lo abbiamo fatto. Dopo l'incidente volevo smettere, ma Obiettivo 3 è una grande famiglia e mi ha dato la forza". Diego Gastaldi aggiunge: "Quando, dopo il mio incidente, mi chiedevano 'Come stai?' dicevo bene, ma non era vero. In realtà sei distrutto, hai bisogno di esempi positivi, di persone che diano stimoli. La staffetta è stata un'amplificazione di tutto questo. Un esempio per l'Italia bella anche se l'Italia bella e brutta sta in ognuno di noi, siamo noi che decidiamo quale portare avanti".
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Un film che si è fatto da solo
Con tale ricchezza di materiale umano a disposizione, per i registi Vinicio Stefanello e Francesco Mansutti non è stato difficile comporre un film "venuto da sé usando le parole dei ragazzi. Capivamo subito quale materiale tenere perché funzionava immediatamente. Noi avevamo poche parole per descrivere quei 15 giorni. Ogni volta che rivedo il film, ripenso agli atleti sperduti in Puglia che cercano col satellitare la strada giusta mentre io stavo per rovinar loro l'inquadratura entrando in campo. Ho capito che stavamo vivendo una realtà sospesa. Qualcuno in ospedale soffriva mentre noi eravamo lì a cercare di portare a termine la sua impresa". Mansutti specifica che la scena dell'incidente a Zanardi, mostrata attraverso le sequenze inedite realizzate dal direttore della fotografia Piergiorio Grande, "è stata la prima clip posizionata sulla timeline con le musiche e tutto. Da lì abbiamo costruito il resto. La parte più emotivamente coinvolgente forse è la seconda. Dopo l'incidente siamo andati in Puglia dai ragazzi e tutto è stato vissuto con consapevolezza nuova".
La Staffetta Tricolore sta per avere una seconda edizione, meno in sordina, che partirà da Corvara insieme alla Maratona delle Dolomiti il 4 luglio e arriverà il 25 luglio a Catania. Ma stavolta non sarà documentata da un altro film. "Non faremo un altro film" spiega Barbara Manni. "Se qualcun altro vorrà documentare in diverso modo quello che faremo in futuro non lo so. Noi ripetiamo la staffetta, rispettando il format ideato da Alex, perché Obiettivo 3 ha bisogno di fare azioni forti per restare in vita. La prossima staffetta avrà Sky Sport come media partner e ogni settimana ci saranno tre mini racconti delle tre settimane di viaggio, ma per me il film è uno, è questo".