Grace Jones: Bloodlight and Bami, l’incontenibile energia di un’icona esuberante

La documentarista Sophie Fiennes accompagna la celebre cantante e attrice mostrandone ogni sfaccettatura: donna, artista, figlia, madre, nonna, icona. Presentato al Torino Film Festival.

Grace Jones: Bloodlight and Bami, una suggestiva immagine del documentario
Grace Jones: Bloodlight and Bami, una suggestiva immagine del documentario

Grace Jones, cantante, modella e attrice giamaicana, è nota in parti uguali per il suo talento, il suo look in costante evoluzione ma sempre spudoratamente androgino e sottilmente ipnotico, e il suo occasionale caratteraccio. Il compianto Roger Moore, che lavorò con lei sul set di Agente 007, bersaglio mobile, la menzionò en passant nella propria autobiografia, senza scendere nei dettagli poiché - suggeriva lui - non aveva nulla di positivo da dire sull'esperienza. E vedendo il documentario Grace Jones: Bloodlight and Bami, presentato fuori concorso al Torino Film Festival prima di arrivare nelle sale italiane, è difficile non dare torto all'attore inglese dato che Jones, pur essendo prossima alle 70 primavere, ha ancora un'energia incontenibile che talvolta fuoriesce in modo poco piacevole per gli interlocutori della diva (ma eventuali screzi passati sono assenti, poiché il film si concentra sul percorso attuale dell'artista). Un'energia che la regista britannica Sophie Fiennes (sorella di Ralph e Joseph Fiennes), abituata a personaggi eccentrici grazie a The Pervert's Guide to Cinema e Guida perversa all'ideologia, ha avuto modo di osservare per cinque anni, senza censure da parte della protagonista.

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Grace Jones - The Music of My Life: un'immagine del documentario
Grace Jones - The Music of My Life: un'immagine del documentario

Un ritratto tra pubblico e privato

Il risultato è un ritratto a 360 gradi, che rispecchia pienamente la dimensione larger than life di Jones, a livello personale e artistico, con un lavoro visivo e sonoro a dir poco imponente. Pubblico e privato si fondono in un miscuglio vertiginoso di colori e rumori, dove la figura centrale rimane lei, l'icona il cui look mantiene l'impronta del collaboratore (e padre del figlio della cantante) Jean-Paul Goude. Sono presenti la provocazione e l'eccesso, ma anche la tenerezza di una donna che, pur non avendo perso la grinta che la contraddistingue, lascia anche trasparire le gioie legate alla terza età, in particolare al suo essere nonna. Fiennes, facendo tesoro della precedente esperienza con il filosofo Slavoj Zizek, cattura l'essenza della stramberia e al contempo dell'umanità, restituendoci un individuo che per certi versi è un freak ma non si lascia sottomettere da tale immagine.

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Frustrante ed affascinante

Grace Jones - The Music of My Life: un'immagine tratta dal documentario
Grace Jones - The Music of My Life: un'immagine tratta dal documentario

Bloodlight and Bami si adatta perfettamente alla personalità del suo oggetto di interesse, il che è simultaneamente un pregio e un (minimo) difetto: sfiorando le due ore di durata, il film può risultare a tratti un po' troppo sregolato nel mostrare le disinibizioni di una persona che, per sua natura, non metterà mai d'accordo tutti. Ma sono anche 115 minuti di immagini e suoni che rimangono affascinanti anche nei loro spudorati eccessi, immergendoci in un mondo coreografato nei minimi dettagli ma anche caotico e liberatorio, dominato da una figura che, nel bene e nel male, è difficile non ammirare. Roger Moore avrà avuto le sue ragioni per non voler ricordare i suoi trascorsi professionali con Jones, ma dopo aver passato il tempo necessario con lei in questo viaggio intimo ed epico diventa necessario contraddire l'ex-007: le cose positive da dire sulla controversa diva ci sono. Con qualche riserva, come capita spesso in quel folle universo che è lo show business, ma ci sono.

Movieplayer.it

3.5/5