Una certezza che si rafforza, ogniqualvolta ci troviamo a parlare con un'attrice o un attore under 30. Sarà la forte consapevolezza, sarà il talento cristallino, che risiede nelle scelte e nella preparazione; sarà che loro - più di altri - hanno capito che il concetto di hic et nunc è fondamentale per affrontare un lavoro tanto bello quanto complicato. E ce lo ricorda, dall'altra parte del telefono, Grace Ambrose. Classe 1996, un po' italiana (anzi, un po' romana) e un po' americana (ma dell'America vera, quella del Michigan, mica New York o Los Angeles). Un nome che sembra uscito da un racconto pulp di Joe R. Lansdale, e la faccia giusta per affrontare qualsiasi sfida. Viaggi nel tempo compresi. "Vengo dal Michigan", ci dice, "torno lì una volta l'anno, c'è parte della mia famiglia. È come avere una seconda vita".
Scelta particolare: un'attrice (brava) che sceglie l'Italia per intraprendere il proprio percorso professionale. "In verità non è stata una vera e propria scelta, ho fatto uno stage a New York, con l'intenzione di iscrivermi all'Accademia", spiega Grace Ambrose: "Qualcosa però mi ha fatto rientrare in Italia, forse perché ero ancora piccola e volevo restare legata a ciò che conoscevo. Del resto, l'Italia mi ha insegnato tanto, e non me ne pento. Non so se l'America farà mai parte della mia vita lavorativa, per adesso va bene così". Anzi, va benissimo: perché Grace è stata l'amata Stefania della soap cult Il paradiso delle signore, l'abbiamo vista in Amen, notevole esordio di Andrea Baroni, ed è nel cast di Non ci resta che il crimine - La serie di Massimiliano Bruno (su Sky e NOW). Insomma, cinema, serie e anche il teatro. Proprio il palcoscenico, per Grace Ambrose, è un luogo speciale, quasi didattico nell'educazione artistica: "Insegno teatro ai bambini, e cerco di far loro trovare un luogo dove imparare ad essere padroni di sé, creando un luogo dove tutti tifano per te, e tu tifi per te stesso".
Grace Ambrose, la nostra intervista
Grace, la popolarità è arrivata grazie a Il paradiso delle signore. Ma ti ricordi la prima volta che ti hanno fermato per strada?
(Ride ndr.) La prima volta non me la ricordo bene, ma ricordo benissimo quel periodo di riprese. Il paradiso è stato per me un bel progetto, ed è un progetto amato perché è caloroso, tiene compagnia. E il calore nella vita serve sempre.
Meglio un set caloroso, che uno freddo...
Siamo tutti diversi, ma il calore è essenziale, anche perché la sensibilità e l'empatia, sono i motori della vita. Tutti sul set si adattano ad un tempo prestabilito, perché essere freddi? Bisogna essere felici di essere lì.
La sensibilità può essere pericolosa in un mondo complesso come quello del cinema?
Non voglio abbandonare mai la sensibilità, perché è ciò che mi rende me stessa. Certo, la sensibilità non deve sovrastarti, non deve impedirti di camminare. Vorrei ottenere questo, un equilibrio.
È vero che sono i no a differenziare la carriera di un'attrice?
Ogni cosa è arrivata al momento giusto, non sono una persona che ha detto tanti no, perché tutto è arrivato per una ragione, e rifarei tutto. Poi, mi piacerebbe arrivare a scegliere quello che mi risuona di più, che possa avere la giusta cura.
A proposito di cura, si sta risvegliando un moto sociale forte dal mondo dell'arte, che lotta per diritti e per giustizia.
Me lo auguro, perché essere cinici ci porta ad essere pigri. Quando tutti si coalizzano qualcosa si ottiene. Come lo sciopero di Hollywood... se c'è un esempio importante, allora forse è possibile cambiare le cose. Sarebbe bello vedere un paese unito che protesta per ciò che vuole. Cambiano i tempi, e quindi cambiano le necessità. Bisogna poter tutelare i diritti della nostra categoria consapevoli di ciò che siamo.
Amen, Non ci resta che il crimine e il tempo come un regalo
In Amen, per esempio, il tuo personaggio rompe gli schemi.
Si iniziano a rompere gli schemi quando si tira fuori la sensibilità. In Amen si parla di una famiglia dai legami terribili e religiosi, si parla di limiti e di controllo. Nel caso specifico tiro fuori la voce e il punto di vista. E sarebbe bello che tutti avessero il coraggio di esprimer le proprie idee. Parlare non dovrebbe essere inteso come qualcosa al dì fuori dagli schemi. È assurdo aver paura di parlare di alcuni concetti.
Il lato buono dei social, come abbiamo visto di recente. Manifestare, e condividere le proprie sacrosante idee.
Assolutamente, i social hanno aiutato, anche se ci hanno impigriti. Quando facevo le occupazioni scolastiche non sentivo il fuoco politico, ma avevo dei compagni che sposavano la causa, non erano lì a passare il tempo. Siamo diventati più pigri, e ora che siamo bombardati dalla realtà ci troviamo a metà: inermi ma desiderosi di cambiare le cose. È qualcosa che ci mette in confusione anche nel creare opinioni solide, ma siamo aperti all'ascolto, e questo è fondamentale.
Sei tra le protagoniste di Non ci resta che il crimine - La serie. Un ruolo importante, e l'utopia dei viaggi nel tempo. Perché siamo così nostalgici?
Siamo nostalgici perché ci inquieta il presente. Ci coccolano le cose passate, rispetto a ciò che accade oggi. Nonostante poi ci siano bei progetti che raccontano l'attualità, come Io capitano di Garrone. Non ci resta che il crimine - La serie parla del passato ma parla però di oggi. Siamo nel 1970, un anno di richieste politiche progressiste, dove interpreto una giovane donna madre intraprendente e indipendente, che vuole partecipare al cambiamento, nonostante tutto. Vuole affermare i suoi ideali e la sua identità.
A proposito di tempo, come gestisci i tempi morti tra un ciak e l'altro, o tra un set e l'altro ancora?
Sto imparando a gestirli, ho avuto la fortuna di non averne molti. Tuttavia... il tempo morto permette di conoscerti, perché è lì scegli come riempire la vita. Sei tu, con te stesso, che devi saper riempire le giornate con quello che ti torna di più, e quindi è un bel regalo, e non deve essere preso come un limite.
Molti, anche giovani, si sentono subito arrivati. Eppure, studiare è importante. Anche andare al cinema, per trovare l'ispirazione.
Per me è importante andare al cinema, e sì, è fondamentale studiare. Perché raccontiamo gli esseri umani. Questo è un lavoro che ti arricchisce, ed è importante tornare alla semplicità. Bisogna guardare il mondo con più semplicità e meno giudizi.
Ok, un po' italiana e un po' americana, ma Roma fa parte della tua vita. C'è un film che, per te, rappresenta davvero Roma?
Domanda difficile, ma in questo momento dico Bellissima con Anna Magnani, che ho rivisto quest'estate a Piazza San Cosimato. Dopo il film sono tornata a casa a piedi, perché l'esperienza in piazza, con quel film, mi ha fatto apprezzare la romanità.