Negli anni Novanta grazie a telefilm come Beverly Hills, 90210, dell'inimitabile Aaron Spelling, un genere come il teen drama si impose all'attenzione del pubblico. Un successo che con Dawson's Creek prima e The O.C. poi si è diffuso fino a sfociare in sottogeneri in show come come Roswell e Veronica Mars, attirando a sé schiere di adolescenti in tutto il mondo, macinando un successo dopo l'altro.
Che il teen drama si trovi oggi nel bel mezzo di un momento di crisi è cosa ormai evidente, e sembra si sia arrivati al punto di non poter dire neanche più "salvo rare eccezioni".
Dalle più celebri a quelle più di nicchia, le serie dedicate a un pubblico adolescente sembrano avviarsi a tutti gli effetti verso il capolinea, nonostante i numerosi tentativi di legarle a un genere come il fantastico.
Se tra le più deludenti già da qualche stagione possiamo annoverare evergreen come One Tree Hill, 90210 e Gossip Girl, tra le seconde troviamo esempi recenti come Teen Wolf, The Secret Circle e The Vampire Diaries, le uniche che, nonostante pregi e difetti, riescono in qualche modo a toccare ancora le note dello spettatore e a mantenere un cospicuo seguito del pubblico (è soprattutto il caso dei vampiri della CW). Senza il connubio con l'elemento soprannaturale l'impressione è che il teen drama non basti più e abbia poche possibilità, alla lunga, di sopravvivere.
Se già con la quarta stagione, tra alti e bassi (e dispiace dirlo, soprattutto bassi), il giudizio finale era stato piuttosto negativo, a causa del nonsense generale insito nelle storyline e la calante qualità di dialoghi e sceneggiatura, anche con la quinta purtroppo gli autori non sembrano aver ritrovato lo smalto del passato, tanto da spingere i fan ad augurarsi in più di un'occasione che il rinnovo previsto per il prossimo anno venga cancellato.
A causa degli interminabili intrecci portati in scena, che il più delle volte si dilungano in un susseguirsi di tormentoni infiniti e monotoni, le vicissitudini dei ragazzi dell'Upper East Side non riescono a mantenere l'attenzione degli spettatori. A farla da padrone, ormai, la ridondanza di colpi di scena sopra le righe, da cui si evince una disperata ricerca di stupire con situazioni paradossali e poco credibili.
Non diverte, non sorprende, non emoziona: il telefilm della CW sembra essere arrivato al capolinea e risulta difficile, con tutta la buona volontà, salvare o estrapolare qualcosa di buono dalla matassa. I personaggi sono ormai delle caricature di loro stessi: a partire da Serena (Blake Lively), talmente bella e splendente da risultare stucchevole, inverosimile nel nuovo ruolo che le si vuol dare, quello della giornalista più gettonata di Manhattan dopo un paio di articoli di gossip pubblicati su un sito di "serie b."
Lo stesso Chuck Bass (Ed Westwick), punto forte della serie, è ormai irriconoscibile: nella parte del reo pentito dei misfatti compiuti sinora, adesso che ha perso (apparentemente) la sua amata Blair (Leighton Meester), cerca di redimersi con escamotage di bassa lega.
La Waldorf, impegnata nei preparativi del suo matrimonio con il principe Louis (Hugo Becker) e una gravidanza inaspettata (ebbene sì, è lei il personaggio in dolce attesa, come scopriremo a inizio stagione in Beauty and the Feast), ha smesso di divertire con le gag ironiche che da sempre l'avevano contraddistinta e si limita semplicemente a interpretare l'eterna indecisa in un susseguirsi di dubbi su chi scegliere tra i due pretendenti, mentre Dan (Penn Badgley) cerca di conquistarla senza una precisa ragione.
Guest Star come Elizabeth Hurley nel ruolo della magnate dell'editoria scandalistica che cerca di sedurre Nate (Chace Crawford) e quello della stimata fashion designer Vera Wang (nell'episodio The End of the Affair?) servono a poco, se non a complicare ancora di più la fitta rete di situazioni lasciate in sospeso, a cui di puntata in puntata si tenta di dare un finale plausibile. Non ci sono quindi grossi colpi di scena o novità eclatanti: è una stagione esile e costellata di luoghi comuni, fiacca sotto tanti punti di vista, irriconoscibile al confronto degli anni precedenti.
Che cosa resta di Gossip Girl insomma? Una parata di giovani attori belli e seducenti, vestiti da stilisti famosi e immortalati in una New York patinata e poco realistica, nel tentativo di emulare il fascino di Sex and the City. Il risultato, però, ne è una copia sbiadita e poco originale.
Gossip Girl ha perso per strada quel brio e quella freschezza che negli scorsi anni l'avevano reso uno dei teen drama più interessanti e amati dal pubblico e dalla critica, trasformandosi irrimediabilmente in una serie con poche cose da raccontare, scandite da intrighi divenuti alla lunga ripetitivi e da una trama prevedibile.
Resta un telefilm scacciapensieri, leggero, perfetto per trascorrere un po' di tempo senza doversi impegnare troppo, per rimirare la bellezza della Lively o di Craword o gustarsi qualche bell'abito griffato e sognare una New York irraggiungibile.