"Sono Gossip Girl, la vostra sola e unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell'élite di Manhattan."
Per 121 episodi spalmati su sei stagioni, inaugurate il 19 settembre 2007, questa frase, pronunciata in originale da Kristen Bell, che presta la voce alla figura misteriosa che dà il nome alla serie, l'autrice di un blog che segue con ossessiva insistenza le vite dei rampolli della New York che conta, ha aperto ogni puntata di Gossip Girl: creata da Josh Schwartz - sì, lo stesso di The O.C. (e anche di Chuck) - a partire dai romanzi di Cecily von Ziegesar, la serie di The CW ha raccolto il testimone proprio dai ragazzi di Orange County, per poi aprire la strada agli intrighi e ai complotti delle protagoniste di Pretty Little Liars (2010 - 2017).
Protagonista di Gossip Girl è Serena van der Woodsen, biondona dal sorriso smagliante e la scollatura generosa, interpretata da Blake Lively, figlia della New York danarosa, con appartamento multimilionario su Central Park, colazioni piene di frutti di bosco e sciroppo d'acero e giornate di shopping per le lussuose vie dell'Upper East Side. All'inizio della serie Serena torna dopo diverso tempo a Manhattan, dopo aver abbandonato la famiglia e la sua migliore amica, Blair Waldorf (Leighton Meester), erede di un impero della moda con manie di potere, che a scuola si fa chiamare "Queen B" (nonostante la sola e unica Queen B sia nata a Houston in Texas, o al massimo sia un personaggio minore della DC Comics) e comanda tutti a bacchetta secondo i suoi capricci.
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Nel mezzo ci sono le figure maschili: Nate Archibald (Chace Crawford), il bello che balla con tutte ma capisce poco, Dan Humphrey (Penn Badgley), lo sfigato (che poi, sfigato: il quartiere DUMBO, a Brooklyn, dove vive non è che sia il terzo mondo, il costo minimo di un appartamento è un milione di dollari, certo non i sette-dieci di uno in un grattacielo vista Central Park, ma non parliamo proprio di una vita di stenti) che vorrebbe, alla Grande Gatsby, fare il salto sociale ed essere ammesso nel circolo luccicante dei ricchissimi di New York, e poi lui, il figlio di papà per eccellenza, il classico riccone che si soffia il naso con banconote da cento dollari e poi le brucia, Chuck Bass (Ed Westwick), la quintessenza del potere WASP.
Abbandonati i ponticelli in città di provincia, i piagnistei e il disagio esistenziale di Dawson's Creek (1998-2003), lasciata la California di Beverly Hills, 90210 (1990 - 2000) e The O.C. (2003 - 2007), Gossip Girl ha portato il pubblico nella East Coast, unendo il classico teen drama ai temi (e al guardaroba) di Sex and the City, obbedendo a un ordine che sembra dettato dagli sceneggiatori di Boris: "Facciamoli scopare così, de botto". Sì perché Gossip Girl (che si è meritata perfino un "Gossip Girl Day", proclamato dal sindaco Bloomberg in occasione della messa in onda del centesimo episodio) ha portato in USA quello che nella vecchia Europa, con serie come Queer as Folk (1999 - 2000) e poi Skins, cominciava a manifestarsi già da qualche anno: l'esigenza di parlare della sessualità degli adolescenti. Gli anni '80 si sono accorti dei teenager al cinema, i 2000 li hanno fatti ammucchiare in tv.
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E in Gossip Girl i protagonisti si sono ammucchiati all'inverosimile, una roba che "ascensore di Grey's Anatomy" levati: l'elenco degli incroci delle relazioni, scappatelle, one night stand tra i protagonisti fa esplodere il cervello, con triangoli a non finire, quadrati e rombi, abbinamenti provati più volte e poi abbandonati... il tutto sempre vestiti Gucci o Versace, ci mancherebbe! In questa baraonda di corpi, alcol e droghe la "critica sociale", incarnata da Dan Humphrey, aspirante scrittore e fidanzato di Serena van der Woodsen, dura lo spazio di un paio di episodi: con il procedere delle puntate, il "wannabe Fitzgerald" ammette sempre di più la sua voglia di far parte di quel mondo, fatto di cui gli altri personaggi sono assolutamente consapevoli: tutti hanno perennemente stampata in faccia l'espressione di chi sta pensando, alla Miranda Priestly di Meryl Streep in Il diavolo veste Prada: "Tutti vogliono questa vita. Tutti vogliono essere noi".
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Così come l'amicizia tra la bionda Serena e la mora Blair, il rapporto con Gossip Girl è stato di amore-odio: il dramma continuo ed eccessivo, la musica commerciale, i vestiti costosissimi ma a volte di dubbio gusto, i denti perennemente sbiancati, i colpi di sole perfetti, le merende sulle scalinate del MET e la bellezza di New York sono stati allo stesso tempo fonte di attrazione e repulsione, in una danza che ci ha fatto arrivare (non senza sensi di colpa) al 121esimo episodio, in cui si scopre chi è la misteriosa Gossip Girl. A dieci anni dalla messa in onda del primo episodio, analizziamo punto per punto i motivi che ci hanno fatto amare e contemporaneamente odiare questa serie.
I nomi
Come insegna Quentin Tarantino, e Luc Besson in Leon, un "nome cazzuto" può fare la differenza tra un personaggio memorabile e un Mario Rossi qualsiasi: in Gossip Girl i nomi sono tutto. A partire da Serena van der Woodsen: voglio dire, come si fa a gareggiare anche solo con il nome?! Fino a Georgina Sparks e Cyrus Rose. Certo, considerato il fatto che l'autrice (ricca e bionda come Serena, scrittrice come Dan) dei romanzi da cui è tratta la serie si chiama Cecily von Ziegesar, magari non tutto è frutto di fantasia. Da sottolineare l'idea di intitolare ogni episodio cambiando leggermente il nome di un film (due esempi epici The Wild Brunch e The Blair Bitch Project).
Serena e Blair come Marilyn e Audrey
E allora con la bionda e con la nera ogni sera, ogni sera me ne vado a passeggiar.
Canta Renato Carosone nel brano L'hai voluto te (alla faccia tua!): bionde e more, una lotta eterna (che le rosse guardano da lontano fregando entrambe, ma questo è un altro discorso), celebrata al cinema da pellicole come Gli uomini preferiscono le bionde e che per gli americani si può sintetizzare in due icone immortali, ovvero Marilyn Monroe e Audrey Hepburn. Proprio da queste due dive immortali prendono ispirazione i personaggi di Serena e Blair, almeno nel look: scollature pericolose e stoffe vaporose per la prima, abiti eleganti, fiocchetti e cappellini per la seconda. Amiche sulla carta ma rivali di fatto, Serena e Blair sono il motore di Gossip Girl: il loro essere nemiche-amiche ci ha fatto tifare prima per una poi per l'altra (ma sempre un po' di più per Blair, più sveglia e con una voce meno lamentosa di Serena), con la certezza che il loro rapporto sarebbe stato l'unico a non deluderci mai.
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"I'm Chuck Bass"
Solo un personaggio prima poteva permettersi di entrare in scena e far capire a tutti chi comanda semplicemente presentandosi: James Bond. In tv l'equivalente di 007 è Chuck Bass: anche lui, pronunciando quel "I'm Chuck Bass" (sono Chuck Bass), mette subito le cose in chiaro, come se avesse posato la pistola sul bancone del saloon. Abiti eleganti, orologi di lusso, macchine sportive e belle donne sempre al braccio: l'ispirazione è proprio quella della spia inglese. E inglese è anche il suo interprete, Ed Westiwick, che sfoggia un perfetto accento americano, ma, nonostante gli sforzi, a cinque anni dalla fine di Gossip Girl non è riuscito ancora a liberarsi dal personaggio che lo ha reso celebre (ci sta provando ora con White Gold, appena uscita su Netflix). Il rapporto di Chuck con Blair è forse l'aspetto più interessante di tutta la serie: entrambi egoisti, ambiziosi e viziati, hanno sempre vissuto senza nascondere la loro vera natura e per questo si sono feriti e offesi, lasciati e ripresi, amati e odiati. La coppia shakesperiana della serie.
Il guardaroba
Le chiacchiere stanno a zero: gran parte dell'attrattiva di Gossip Girl è costituita dal guardaroba: quando la serie è andata in onda, tutte a scuola volevano i cerchietti con il fiocchetto di Blair e i maglioncini sportivi di Ralph Lauren. Il costumista dello show è Eric Daman, ex-modello e collaboratore niente di meno che di Patricia Field in Sex and the City. Soltanto per le prime tre stagioni della serie pare che il valore del guardaroba valesse 16 milioni di dollari. Con il passare del tempo, e con l'arrivo di personaggi meno eleganti (sì Vanessa, parliamo di te), qualche caduta di stile c'è stata (ma non da parte di Blair, ovviamente!), ma è innegabile il fatto che i ragazzi dell'Upper East Side di Manhattan siano i degni eredi di Carrie Bradshaw.
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Il drama
Il genere è teen drama, quindi le scene madri non possono mancare: al ritmo di cinque-sei litigate, un paio di tradimenti e altrettanti incontri sessuali a episodio, in Gossip Girl non ci si annoia mai, tanto da ricordare quasi le telenovelas sudamericane per intensità di occhi sbarrati e espressioni "F4 basito".
Le milf
C'è poco da fare, il livello delle milf in Gossip Girl è altissimo: le mamme sono meglio delle figlie, più eleganti, più sexy, più affascinanti, a cominciare da Lily van der Woodsen (Kelly Rutherford), la madre di Serena, fino alla Duchessa Catherine Beaton, con cui Nate ha una relazione, interpretata da Mädchen Amick, e all'esplosiva donna d'affari Diana Payne di Elizabeth Hurley, con cui (ma dai?!) sempre Nate si scambia fluidi.
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I ❤︎ New York
Tra intrighi, feste, sfilate di moda, brunch e gite agli Hamptons, la vera protagonista di Gossip Girl è la Grande Mela: ci dispiace per il fiumiciattolo di Dawson, ma New York batte qualsiasi altra location dei teen drama americani dieci a zero. La dichiarazione d'amore tra Chuck e Blair non sarebbe stata la stessa cosa se non fosse avvenuta sulla terrazza dell'Empire State Building, così come le pause pranzo dei protagonisti non avrebbero avuto lo stesso sapore senza i gradini del MET.