Da trentacinque anni il cinema d'avventura americano calibrato per i ragazzi (ma adatto a tutti, adulti compresi) vanta un titolo memorabile come I Goonies, uscito nell'estate del 1985 e frutto della tripla mente di Chris Columbus (sceneggiatore), Steven Spielberg (produttore) e Richard Donner (regista). Un'avventura a base di tesori e pirati, che ha anche avuto una parte fondamentale nelle carriere di attori all'epoca molto giovani come Sean Astin, Josh Brolin e Corey Feldman. Un film che ha segnato diverse generazioni, grazie anche a canali televisivi come Italia 1, che lo ripropone regolarmente da diversi anni. E proprio in occasione di uno di questi passaggi sul piccolo schermo abbiamo voluto tornare indietro, con cinque curiosità legate alla lavorazione del film.
1. Attenti al linguaggio
Con il doppiaggio la cosa può risultare meno evidente, ma nella versione originale si fece in modo che le parolacce, principalmente frasi contenenti il termine shit, fossero pronunciate in momenti strategici, ai fini della censura televisiva che è molto sensibile a quel tipo di linguaggio. Pertanto, ogni sequenza in cui c'è del turpiloquio contiene anche vari effetti sonori (esplosioni e simili), che consentono ai network di alterare il volume per oscurare la parolaccia oppure di rimuovere i pochi secondi incriminati senza che ciò incida sulla fruizione del film. In Inghilterra invece, a seconda dell'emittente e della fascia oraria, può capitare che manchi all'appello la scena in cui uno dei cattivi Fratelli simula il suicidio per evadere.
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2. Due registi?
Ufficialmente, la divisione degli incarichi per I Goonies andò così: Richard Donner in cabina di regia, Steven Spielberg alla produzione. In realtà, forse, le cose sono andate un po' diversamente, poiché Sean Astin nella propria autobiografia parla dei due come se fossero co-registi, lasciando intendere che Spielberg abbia diretto almeno una sequenza (ma senza poter essere accreditato, poiché il Directors Guild of America vieta le regie multiple, salvo per i film antologici e progetti i cui registi sono collaboratori riconosciuti). Non è la prima volta che si parla di una situazione simile sul set di un film prodotto da Spielberg: una delle più popolari leggende urbane a proposito di Poltergeist: demoniache presenze è appunto che lui avrebbe firmato praticamente l'intero lungometraggio, nonostante il credit di Tobe Hooper.
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3. Questioni di lingua
Una delle gag più simpatiche del film riguarda il personaggio di Rosalita, che si esprime solo in spagnolo, con Mouth a fare da improbabile traduttore. In realtà l'attrice Lupe Ontiveros era americana di nascita e parlava perfettamente inglese, e fu lei a insegnare a Corey Feldman la pronuncia corretta delle frasi, poiché lui invece non sapeva lo spagnolo ai tempi. L'attrice aiutò anche con la traduzione, accentuando l'effetto comico. Nel doppiaggio spagnolo del film si dovette per forza di cose cambiare la nazionalità del personaggio, e in tale sede Rosalita divenne italiana, una scelta che smorzò l'efficacia della gag perché anche Mouth divenne madrelingua o quasi.
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4. Festa a sorpresa
Come spesso raccontato da tutti i diretti interessati, l'esperienza sul set fu molto piacevole. Fa eccezione l'ultima settimana di riprese, durante la quale il cast fu molto freddo e distante nei confronti di Richard Donner, senza nessuna spiegazione. Dopo aver completato le riprese, Donner si recò a casa propria, dove Steven Spielberg aveva organizzato una festa a sorpresa in suo onore. I giovani attori furono invitati, a patto però che non si facessero scappare nulla, ragion per cui simularono indifferenza sul set in presenza del regista.
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5. Sequel in arrivo?
Da anni si parla di un possibile sequel, e la questione è stata evocata nuovamente nella recente reunion a distanza organizzata da Josh Gad, durante la quale Spielberg ha affermato che si vede regolarmente con Donner e Columbus, e prontamente concordano sul fatto che l'idea di turno non sia abbastanza forte. C'è però un'altra persona che sta lavorando a una potenziale sceneggiatura: Adam F. Goldberg, creatore della popolare serie The Goldbergs (versione romanzata della sua infanzia negli anni Ottanta) e grande fan dell'originale. Stando a sue recenti dichiarazioni, doveva incontrarsi con Donner per parlare della propria idea qualche mese fa, e attende ora il momento giusto per farlo. E forse, questa volta, la chiacchierata avrà l'esito auspicato da chi è cresciuto con il film...