Goodbye Julia, la recensione: bugie, colpa e sorellanza nel film di Mohamed Kordofani

La nostra recensione di Goodbye Julia, primo film sudanese in concorso nella sezione Un Certain Regard, che racconta un dramma domestico con sullo sfondo la precaria situazione politica dello Stato nordafricano.

Goodbye Julia, la recensione: bugie, colpa e sorellanza nel film di Mohamed Kordofani

Debutto alla regia e in un festival internazionale per Mohamed Kordofani che con il suo Goodbye Julia presenta nella sezione Un Certain Regard un film estremamente interessante e immerso nella storia recente del Sudan. Il regista propone una storia di espiazione e perdono tra due donne che però tanto racconta delle criticità della società di un paese come quello nordafricano, un luogo dove le disparità e il razzismo dilagano come una piaga che infetta ogni personaggio in scena, dettandone i comportamenti e le motivazioni in un dramma domestico intenso e toccante. Tanti sono stati i meritati applausi che regista e attrici hanno ricevuto in sala dopo la proiezione perché, come vi racconteremo in questa recensione di Goodbye Julia, l'opera prima di Kordofani è in grado sia di raccontare l'emotività dei personaggi che il difficile contesto sociopolitico in cui si muovono con fluidità e naturalezza.

Una trama tra bugie e sensi di colpa

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Goodbye Julia: un'immagine del film

Mona è una donna benestante, vive a Karthum in una zona residenziale insieme a suo marito cercando in tutti i modi di incarnare il ruolo della moglie devota. Un giorno, mentre è in macchina, per evitare un blocco stradale dovuto all'arresto di un manifestante, prende una strada differente e in un momento di distrazione investe un bambino. Mona nel panico scappa ma viene inseguita dal padre del piccolo, che la segue fino a casa dove il marito spara all'uomo uccidendolo. La donna, sconvolta e divorata dai sensi di colpa, cerca in tutti i modi di risalire all'identità del suo inseguitore arrivando persino a corrompere un poliziotto che per lei sottrae dai reperti il portafogli dell'assassinato. È così che Mona conosce Julia, una giovane madre originaria del sud del paese e per questo marginalizzata, in cerca del marito scomparso, proprio quell'uomo la cui morte grava sulla sua coscienza.

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La sorellanza tra le protagoniste

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Goodbye Julia: una scena del film

Il film di Kordofani è un dramma domestico i cui personaggi spiccano per l'ottima scrittura. Sia Mona che Julia sono due donne complesse, due anime tormentate che lottano per non venire schiacciate da una società che le lascia ai margini, che non ascolta i loro talenti ma che anzi le priva di ogni opportunità di realizzazione personale. Che siano i dettami religiosi o le ingiustizie sociali, il risultato è il medesimo: l'annullamento individuale, l'asfissia di ogni alito di affermazione. Mona è una moglie insoddisfatta della sua vita, una ex musicista che ha fatto delle bugie un salvagente per rimanere a galla in modo precario, Julia è vittima di razzismo per le sue origini del sud, ha un figlio a carico e sogna di poter completare gli studi. Tra di loro si instaura un rapporto che va ben oltre i sensi di colpa e le bugie, una sorellanza profonda raccontata senza retorica, autentica e toccante anche grazie alle meravigliose interpretazioni di Eiman Yousif e Siran Riak che offrono due performance misurate, mai sopra le righe ma particolarmente sentite e intense.

L'attenzione per le immagini

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Goodbye Julia: una scena del film

Interessante anche l'aspetto puramente visivo di questo film. Kordofani è anche un direttore della fotografia (ruolo qui ha affidato a Pierre de Villiers) e forse è proprio per questo che dal lungometraggio traspare un'alta cura delle immagini. Il Sudan non ci viene raccontato solo attraverso la sua politica, ma anche grazie ai colori di una terra eterogenea e multiculturale, tinte che arricchiscono le immagini e mutano quasi al mutare delle situazioni e dei sentimenti delle protagoniste. Tutti questi elementi contribuiscono a creare armonia in una storia drammatica ma a tratti estremamente delicata, una finestra su vite e condizioni non poi così lontane.

Conclusioni

Per concludere la nostra recensione di Goodbye Julia possiamo affermare che l’esordio a Cannes di Mohamed Kordofani porta alla manifestazione un’opera interessante, un’ottimo esempio di cinema sudanese che colpisce occhi e cuore. Grazie alle notevoli interpretazioni di Eiman Yousif e Siran Riak, la pellicola racconta in modo efficace la storia di due donne ai margini della società, una sorellanza nata sulle basi della menzogna frutto di un’ottima scrittura.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La scrittura che restituisce personaggi reali e sfaccettati.
  • Regia e fotografia che favoriscono un perfetto dipinto della società e dell’animo delle protagoniste.
  • Le attrici protagoniste, con le loro interpretazioni sentite e misurate.

Cosa non va

  • Alcuni elementi potrebbero risultare di difficile comprensione a chi non conosce un minimo di storia del Sudan.