È un laboratorio di idee, Tel Aviv, un microuniverso in espansione alimentato dalla passione, dalla fantasia, dal coraggio di chi ancora sogna e crea. Crogiolo di start-up colorato da culture e lingue differenti, Tel Aviv è un quadro realizzato con la tecnica del puntinismo, perché solo osservandolo a debita distanza si può veramente cogliere la sua unicità, e la sua immagine generale.
Come sottolineeremo in questa recensione di Good Morning Tel Aviv, il documentario a opera di Giovanna Gagliardo (prodotto da Cinecittà Luce e presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2022) è uno sguardo felice, gioioso su una città che si è fatta costola di un universo di appartenenza come quello israeliano, per staccarsene e vivere in autonomia. Quella "collina dell'arcobaleno" è una bolla in cui il mondo dell'arte, della finanza, della politica e dell'urbanistica, soffia a pieni polmoni per estendere il suo raggio di azione, così da abbracciare sempre più sguardi, sempre più menti che elaborano, pensano, creano. Un viaggio lungo un giorno, accompagnato dai commenti della stessa regista, pronti a rivelare la prestigiosa fattura di una città che si traveste da capitale pur non essendola, e crogiolo di libertà, autonomie, indipendenze sempre in azione.
Tel Aviv, la città che non si ferma mai
È "la città che non si ferma mai", Tel Aviv. Un motto promozionale, questo, fattosi elemento identificativo di una metropoli urbana che non ha paura di osare, muoversi, rivoluzionarsi più che sulla spinta di fattori economici, di valori reali e umanamente condivisibili. Quel movimento continuo, di una città che si sveglia per non stare mai ferma, viene qui raccontato direttamente da quei testimoni diretti dello sviluppo cittadino, elevatisi al contempo a parte integrante di quel corpo cosmopolita instancabile, pronto ad abbracciare e coinvolgere sempre nuove anime, sempre nuovi sguardi. Sono attori, registi, coreografi, architetti, psicologi e addirittura politici (in primis il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, in carica dal 1998) che davanti alla macchina da presa di Giovanna Gagliardo aggiungono un tassello preminente a quel puzzle caotico, e allo stesso uniforme, che è Tel-Aviv.
I loro interventi non sono mai causali, ma sempre consoni all'ambito artistico e/o lavorativo di loro competenza. Interrogati sul passato di Tel Aviv e sull'unicità di una città come questa, ogni personaggio fermato dalla Gagliardo offre il proprio punto di vista, dando la possibilità allo spettatore di conoscere tale realtà da più sfaccettature e sfumature. Perché per quanto umile e ordinaria sulla superficie, la città israeliana che si affaccia sul Mar Mediterraneo è un prisma dai mille riflessi, che ha fatto del suo "nulla apparente" il suo punto di forza, sorprendendo lo sguardo dei turisti a ogni angolo visitato e a ogni scorcio ammirato.
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Sinfonia di correnti inarrestabili
È un documentario che si inserisce perfettamente nella tradizione delle sinfonie urbane di moderna memoria, Good Morning Tel Aviv. La macchina da presa di Giovanna Gagliardo si accende quando i primi raggi del sole svegliano la città, dando vita a un viaggio interiore tra la profondità di arterie urbane lungo le quali corrono veloci turisti, residenti, ma soprattutto tanti giovani. La regista si lascia così trascinare da questa corrente veloce e insensibile alla staticità, per comprendere, conoscere, e carpire la vera essenza di un'isola felice e progressista dello stato israelita.
Cosa si nasconde dietro tutto questo clamore e questa modernità? Quali sono i baluardi che fondano la cultura e il pensiero di questa città, crogiolo e punto di incontro di inesauribili ondate migratorie? Sono tutti quesiti a cui la regista tenta di fornire risposte porgendo il proprio sguardo sulla componente architettonica che veste la città, figlia di innumerevoli influenze straniere, e aprendo le proprie orecchie verso racconti tanto personali, quanto dalla portata universale, a opera di esperti e filosofi, scrittori e gente comune che quella città la rende viva, come i battiti di un cuore dal ritmo accelerato per la troppa adrenalina. Tracciando una possibile riga del totale, quello che restituisce Good Morning Tel Aviv è un'istantanea colorata su una società aperta, contemporanea, cosmopolita, lontana dai dettami della fede integralista, sebbene attraversata da un senso patriottico e di orgogliosa appartenenza a un contesto urbano e antropologico così differente e opposto a quello nazional-circostante.
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Utopiche libertà
"Agli israeliani viene insegnato di infrangere le regole perché le regole non portano a nulla di buono". Ma questa infrazione, questo lato critico di una società che crea, muta, tra arte e intraprendenza, è una falla mai colmata nel corso del documentario. L'opera di Giovanna Gagliardo rischia pertanto di mostrarsi nelle vesti di un filmato promozionale della città di Tel Aviv, un'ode urbana suonata con gli strumenti del cinema, aggrappandosi alla beltà offerta dal costrutto cittadino, per limarne i difetti. Ma proprio perché rientrante nel campo del documentario, per sentirsi vera, completa, onesta nella sua presentazione della città, la pellicola necessita anche dell'ombra che vada a esaltare la luce emanata da questa realtà urbana. Dopotutto stiamo parlando di una città che per quanto avamposto della fraternità democratica, dell'accettazione di sé e degli altri (il "Gay Pride è la nostra festa nazionale", si sente a inizio film) si ritrova comunque circondata dal fuoco di estenuanti conflitti. Roccaforte di speranze e utopie, Tel Aviv tenta di difendersi da quell'odio che striscia lungo i suoi confini, fino a respingere e oscurare quelle lotte intestine i cui echi trovano spazio negli inframezzi dei pochi silenzi che squarciano la notte. Ridotte al grado zero, le problematiche e i disagi (come quelli del trasporto) che toccano la metropoli sono pertanto spauracchi da nascondere, o al massimo accennare senza che nulla venga veramente analizzato a fondo, perché risolto con un semplice "nulla come è sembra e tutto ciò che viene da capire sarà smentito dai fatti".
Sebbene orfano di uno sguardo più critico circa i passi sbagliati compiuti da questo corpo cittadino perpetuamente in movimento, Good Morning Tel Aviv raggiunge il proprio obiettivo, donando in regalo una visione nuova, inedita, su una realtà cittadina altrettanto giovane, avanguardista, spensierata, ma soprattutto tutta da scoprire.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Good Morning Tel Aviv sottolineando come il documentario di Giovanna Gagliardo sia riuscito a restituire un'immagine inedita della città israeliana. Sebbene poco incisiva dal punto di vista critico, l'opera si affida alle testimonianze di chi rende viva e unica questa realtà urbana, tessendo di ricordi ed esperienze personali un abito cittadino altamente all'avanguardia e libero di esprimersi.
Perché ci piace
- La scelta di toccare svariati campi, tra la politica e l'arte, per raccontare l'unicità di Tel Aviv.
- La bellezza di una città così moderna.
Cosa non va
- L'intrusione del commento fuori campo della regista.
- La mancanza di un'analisi più approfondita e critica sulle problematiche e i disagi che attanagliano i cittadini.