C'è grande partecipazione della stampa alla presentazione romana de L'arte del sogno, organizzata in gran pompa dalla Mikado. Alla proiezione del film segue l'incontro con il regista, che nel 2004 ha firmato l'acclamato Eternal Sunshine of the Spotless Mind (da noi, duole sempre ricordarlo, uscito come Se mi lasci ti cancello), e che presenta il nuovo lavoro, per il quale ha curato anche la sceneggiatura, in compagnia della star Gael Garcia Bernal e dell'attore russo Sacha Bourdo.
Michel Gondry, dopo il successo del suo precedente film sentiva molta pressione durante la realizzazione de L'arte del sogno?
Michel Gondry: Sì, certamente la pressione era fortissima, anche se ci sono diversi tipi di successo. In questo caso ero ancor più timoroso perché ho scritto la sceneggiatura, mentre per Eternal Sunshine of the Spotless Mind ho lavorato con Charlie Kaufman, uno dei più importanti sceneggiatori di Hollywood. Anche per questo ero un po' in soggezione, e il film è stato una grossa sfida. L'idea di fare un film al confine tra il sogno e la realtà l'avevo da tempo, ho perseguito i miei pensieri e i miei ricordi e Gael Garcia Bernal mi ha incitato ha dare fondo a tutto quanto di personale avevo da raccontare.
Quanto è stato coinvolto Gael?
Michel Gondry: Conobbi Gael circa un anno prima dell'inizio delle riprese. Avevo già pronto lo script, ma iniziai la riscrittura una volta che lui fu a bordo del progetto. Mi piace lavorare così, conoscere gli attori come persone prima di lavorare insieme, ti permette di cotruire un terreno comune e poi durante le riprese non c'è stress, non c'è tensione, perché ci si trova su un territorio condiviso. La sceneggiatura era più strutturata, più convenzionale narrativamente, e Gael mi ha convinto a inserire elementi che non erano previsti nello script ma che fanno parte dell'esperienza che L'arte del sogno racconta. Ci sono scene che non legano molto con il resto, ma che Gael era convinto avrebbero comunque avuto un ruolo nell'economia del film.
Gli effetti speciali de L'arte del sogno sono tutti realizzati artigianalmente, davanti alla cinepresa, senza ricorrere al digitale.
Michel Gondry: Sì, io preferisco lavorare così. Nel film si passa dal mondo reale al mondo nella testa di Stéphane a quello dell'immaginazione di Stéphanie, che non sono uguali ma sono contigui: con gli effetti speciali in post produzione sarebbero sembrati troppo diversi mentre io volevo passaggi naturali. Inoltre non mi piace lavorare con il blue screen, senza che gli attori possano interagire tra loro e con gli scenari, senza vedere dove sono, spesso senza neanche guardarsi in faccia!
Gael Garcia Bernal: E' molto meglio lavorare con tutti gli elemnti a tua disposizione, rende tutto più palpabile, più teatrale; ed è una cosa rara.
Gael Garcia Bernal, è giunta da poco la notizia che sarai in giuria al Festival di Berlino. Cosa pensi di questa nuova esperienza che ti aspetta?
Gael Garcia Bernal: Credo che sarò davvero interessante fare il giurato. In effetti non vedo l'ora di cominciare a stroncare i film degli altri!
Come sceglie i film che interpreta?
Gael Garcia Bernal: E' una cosa organica. innanzitutto conta quanto mi convince lo script. Lo stesso peso ha il regista. E poi ci sono una serie di circostanze che variano di volta in volta, ad esempio il momento della mia vita che sto trascorrendo in quel momento. Con Michel, si è trattato di una coincidenza, ho iniziato a parlare con lui e siamo diventati amici, e poi ho trovato particolarmente attrente l'idea di utilizzare i miei sogni e le mie esperienze e rappresentarle. In ogni caso, ogni volta che scelgo un film poi il mio impegno è totale, anche se durante la lavorazione mi accorgo che non sta venendo bene.
Un suo sogno ricorrente? E un sogno relativo al Messico?
Gael Garcia Bernal: Ho il classico sogno ricorrente di un attore: salire su un palco per rendermi conto di non conoscere le battute. Momenti di panico in cui chiedo agli altri attori, "ma l'abbiamo mai provato questo?". Una volta ho sognato che scappavo dal teatro, e gli spettatori, invece di chiedere indietro i soldi del bigleitto, reclamavano proprio me, con tanto di picchetto... orribile.
E poi sogno ogni giorno che le cose a casa, in Messico, vadano meglio. Sogno che possiamo incontrarci tutti nei sogni, dove tutto è lecito e irrazionale, dove non conta il tuo background religioso, politico, culturale ma solo il lato umano.