Era il 6 maggio 2014 quando Gomorra - La serie ha esordito sul piccolo schermo: dopo sette lunghi anni, cinque stagioni e un film, il viaggio è arrivato al termine. Almeno per ora. Gomorra 5, 10 nuovi episodi su Sky e Now Tv dal 19 novembre, è l'atto finale di un racconto nato con il romanzo di Roberto Saviano, proseguito al cinema grazie al film di Matteo Garrone e poi evolutosi in televisione grazie alla serie creata da Stefano Sollima.
Fin dal primo momento i due grandi pilastri sono stati Genny Savastano e Ciro Di Marzio: interpretati rispettivamente da Salvatore Esposito e Marco D'Amore, sono sempre state due facce della stessa medaglia, due modi diversi di vivere il male. Tra i prodotti televisivi italiani che hanno contribuito a trasformare il panorama televisivo nel nostro paese, Gomorra - La serie è uno dei nostri più grandi successi, anche a livello internazionale.
Concludere un percorso come questo non è stato sicuramente facile: ne abbiamo parlato con gli sceneggiatori Maddalena Ravagli e Leonardo Fasoli e con Claudio Cupellini, regista di Gomorra fin dalla prima stagione insieme a Stefano Sollima e Francesca Comencini.
La video intervista a Claudio Cupellini, Maddalena Ravagli e Leonardo Fasoli
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Gomorra 5: Ciro e Genny tra odio e amore
Come dimostra il poster di Gomorra 5 non si sa mai se Genny e Ciro stiano per baciarsi o uccidersi. Avete mai pensato di farli baciare sul serio? Gomorra in realtà è una grande storia d'amore impossibile?
Maddalena Ravagli: Non ci abbiamo mai pensato nel senso che è un elemento totalmente estraneo al DNA del contesto dei personaggi. È una cosa che coscientemente è impossibile. Sicuramente è un rapporto di grandissimo amore e odio, questo sicuramente c'è. È un rapporto viscerale, in quanto è un rapporto in realtà di parentela: non sono fratelli dal punto di vista biologico, però di fatto lo sono. Quindi sono dei legami d'amore potentissimi, dove uno è lo specchio rovesciato dell'altro. Proprio per questo è come se tu cercassi di amare o di uccidere una parte di te stesso.
Gomorra 5, Salvatore Esposito e Marco D'Amore: "Genny e Ciro come Rocky e Apollo Creed"
Com'è girare quelle scene? Che chimica c'è?
Claudio Cupellini: C'è sicuramente una chimica enorme tra i due interpreti, tra Salvatore Esposito e Marco D'Amore, che ha permesso anche che questi personaggi titanici rendessero sullo schermo perfettamente questo rapporto di amore che è fraterno però, come in tutti i racconti che parlano di amicizie virili, in qualche modo nascondono tantissimi rivoli di interpretazione. Girarle non è mai stato complicato: ci si arrivava abbastanza naturalmente a questa vicinanza. Stefano Sollima ha girato questa scena con i ragazzi, in cui si ritrovavano faccia a faccia proprio a un millimetro dalle labbra dell'altro: è diventato un marchio di fabbrica del modo di rapportarsi tra Ciro e Genny. È bello pensare che in questo atto conclusivo del racconto loro vengano rappresentati in una posizione che ormai è iconica di questi due personaggi, ma che ha un'interpretazione che può essere duplice.
Gomorra 5: 50 sfumature di male
In Gomorra 5 Ciro e Genny sono un po' come Rocky e Ivan Drago. Solo che qui non ci sono il Light Side e il Dark Side, ma il Dark Side e il Darker Side. Come siete riusciti a gestire tutte queste sfumature di nero?
Leonardo Fasoli: Dall'inizio Gomorra era un mondo tragico. L'ispirazione del romanzo era uno sguardo dolente su un mondo tragico. È come andare in una zona di guerra. In quelle zone di guerra in cui alla fine la pace non arriva mai ogni passaggio diventa più tragico.
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Gomorra 5: il finale
Il un episodio c'è una inside joke: Ciro dice che non gli interessa che questa storia continui, ma che finisca come vuole lui. Visto che è l'ultima stagione di Gomorra, è finita come volevate voi?
Maddalena Ravagli: Abbiamo lavorato nel senso opposto: quando scrivi, se fai un lavoro fatto bene, che riguarda non solo il lavoro di invenzione ma anche quello di informazione che viene prima, sempre di più i personaggi diventano come le persone vere. È come quando hai dei figli: quando sono molto piccoli cerchi di fargli fare quello che vuoi tu, poi, man mano che crescono, hanno una loro personalità, delle motivazioni che non necessariamente sono quelle che avresti auspicato, quindi devi osservare come si muovono nel mondo. Noi cerchiamo di scrivere in questo modo e con Gomorra questa cosa non è al quadrato, ma al cubo, perché raccontiamo una realtà che è estremamente particolare. Quindi le dinamiche sono estremamente determinate dal contesto. Dunque, più che come vogliamo noi, è come vogliono loro!