Quando vengono assegnati dei premi prestigiosi, è quasi inevitabile che ci siano dubbi, sospetti, discussioni e polemiche, ma quelle piovute quest'anno sui Golden Globes proprio alla vigilia della loro assegnazione hanno un sapore diverso e più concreto: Michael Russell, ex dipendente della Hollywood Foreign Press Association, ha accusato i suoi ex datori di lavoro, o meglio molti membri nonchè giurati dei Golden Globes, di approfittare della propria posizione e vendere i propri voti in cambio di inviti sul set ed alle feste esclusive con le star. Insinuazioni su cui il presentatore della serata Ricky Gervais, che già lo scorso anno aveva ironizzato sull'impossibilità di comprare un Golden Globes (almeno ufficialmente), non ha mancato di affondare le sue battute, parlando espressamente di corruzione, suggerendo che gli inviti esclusivi non siano l'unico motivo per il quale The Tourist è stato candidato, l'altro è l'aver corrotto i giurati.
Un'accusa che amplifica gli inevitabili sospetti che qualunque votazione fa nascere quando non si è d'accordo con il suo risultato, ma che mai come quest'anno fa nascere più di un dubbio. Basta guardare la cinquina di film candidati come miglior commedia per rendersi conto che almeno un paio di titoli sembrano quasi improponibili, tanto che uno solo di loro, il vincitore I ragazzi stanno bene, è tra i reali protagonisti della Awards Season di quest'anno. D'altra parte è l'altra faccia della medaglia dell'avere la divisione in due categorie, drama e comedy, che permette sì di dar spazio a più film, ma in alcuni casi costringe a candidare titoli minori in assenza di una reale concorrenza.
A prescindere dalle accuse e dalla fondatezza delle stesse (la HFPA si è difesa facendo risalire le stesse al rancore di Russell per il contratto non rinnovato), si poteva e doveva far meglio e scelte come quelle di quest'anno minano la credibilità ed il prestigio di un premio che nell'immaginario collettivo, nonchè dal punto di vista mediatico, occupa un posto forse superiore alla sua reale importanza.

Non sorprendono i premi a Natalie Portman ed Annette Bening tra le protagoniste (sono infatti tra le più probabili vincitrici anche dell'Oscar), nè quelli di Colin Firth per Il discorso del Re e Paul Giamatti per La versione di Barney; nè l'attenzione ad un film "di attori" come The Fighter per quanto riguarda i non protagonisti Melissa Leo e Christian Bale. Non sorprende nemmeno la vittoria di In un mondo migliore tra i film stranieri, che lascia l'amaro in bocca a Luca Guadagnino per la sconfitta di Io sono l'amore, che pure era stato molto apprezzato in USA.

Poco da fare per gli altri interpreti dello show di casa Fox, che hanno dovuto cedere il premio a Jim Parsons per The Big Bang Theory, che interrompe la striscia positiva di Alec Baldwin, e a Laura Linney, per la sua sorprendente prova in The Big C. Novità che riscontriamo anche tra gli interpreti drammatici, tra i quali spiccano le vittorie di Steve Buscemi per Boardwalk Empire - L'impero del crimine e Katey Sagal per Sons of Anarchy, indicative di un'attenzione al panorama televisivo che sembra più incisiva di quella dimostrata in ambito cinematografico.

La vera sorpresa in ambito televisivo è la miniserie Carlos, che sbaraglia la concorrenza di rivali ben attrezzati per vincere, da The Pacific, che resta totalmente a bocca asciutta, a Temple Grandin - Una donna straordinaria e You don't Know Jack, che però possono consolarsi con le ormai consacrate performance dei loro protagonisti Claire Danes ed Al Pacino.
Ma in ambito televisivo l'importanza che i Golden Globes assumono per sentire il polso della situazione è più elevata, favorita dalla lontananza dagli altri premi televisivi di maggior prestigio, gli Emmy, che tra nomination ed assegnazioni si collocano tra luglio ed agosto/settembre, e dalla capacità di dare risalto a tutto il settore, affiancandolo a quello cinematografico.
Solo a fine Febbraio sapremo se le scelte di questa edizione si ritroveranno con quelle dell'Academy e se i Globes saranno in grado di riconquistare prestigio e riprendere il ruolo di preludio agli Oscar che in passato hanno avuto.