Sono Green Book, con un bottino di tre statuette, ma anche Bohemian Rhapsody, fra i più clamorosi upset nella storia del premio, i due grandi vincitori dei Golden Globe 2019: un'edizione, la numero settantasei, che si è rivelata piena di colpi di scena, in particolare quello che ha chiuso la serata, con l'annuncio del miglior film drammatico. Dalle categorie per il cinema a quelle televisive, insomma, non sono mancati i cosiddetti upset, alcuni dei quali decisamente importanti in vista dell'imminente corsa agli Oscar (le candidature saranno rese note il 22 gennaio): di seguito, dunque, ripercorriamo i risultati della cerimonia di ieri notte e le maggiori sorprese di questi Golden Globe, fra scelte sacrosante e premi, al contrario, alquanto bizzarri...
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We are the champions: il trionfo di Bohemian Rhapsody
Probabilmente entrerà negli annali dei Golden Globe non solo come uno dei twist più inaspettati, ma anche come uno dei premi più bislacchi e immeritati nella categoria di massimo prestigio, quella per il miglior film drammatico. Ma a dispetto dei problemi in fase produttiva (incluso l'allontanamento del regista Bryan Singer in corso d'opera), delle recensioni mediocri (un punteggio di appena 49/100 su Metacritic) e delle sole due nomination, Bohemian Rhapsody si è imposto su concorrenti quali BlacKkKlansman, Black Panther (entrambi a mani vuote) e soprattutto A Star Is Born, forse il vero 'sconfitto' - relativamente parlando - della serata (cinque nomination, ma un solo premio per la canzone Shallow). Al trofeo come miglior film si è aggiunto anche quello per il protagonista assoluto della pellicola, Rami Malek, già in lizza ai Golden Globe per la serie Mr. Robot e premiato per il suo mimetico ritratto di Freddie Mercury, che gli ha permesso di superare l'altro favorito della vigilia, il Bradley Cooper di A Star Is Born, il quale si è visto sconfitto in tutte le tre categorie in cui era candidato (come produttore del film, come regista e come attore).
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Gli altri 'migliori film': Green Book e Roma
Se Bohemian Rhapsody ha beneficiato di una concorrenza, quest'anno, eccezionalmente debole, l'assenza di A Star Is Born, proposto fra i drammi anziché nella sezione commedie/musical (una scelta che per il film di Cooper si è rivelata un pauroso boomerang), ha invece spianato la strada al successo di Green Book sul versante delle commedie. La pellicola on the road di Peter Farrelly, incentrata sul razzismo negli Stati del Sud negli anni Sessanta e già ricompensata al Festival di Toronto con il Premio del Pubblico, ha conquistato ben tre Golden Globe su cinque nomination: miglior film (commedia/musical), miglior attore supporter per Mahershala Ali e miglior sceneggiatura.
Green Book, uno dei cosiddetti sleeper hit della stagione negli USA (e i suoi incassi sono destinati ad aumentare copiosamente nelle settimane a venire), ha superato la concorrenza di Vice - L'uomo nell'ombra di Adam McKay, premiato per il protagonista Christian Bale (il suo secondo Golden Globe dopo quello per The Fighter), e La favorita di Yorgos Lanthimos, che ha visto incoronata come miglior attrice di commedia la 'sovrana' Olivia Colman (il suo secondo trofeo dopo quello per The Night Manager). E in vista degli Oscar, dopo la mezza débâcle di A Star Is Born, il maggiore rivale di Green Book sarà probabilmente Roma, che invece ha confermato appieno i pronostici ottenendo due Golden Globe importantissimi: per la miglior regia (la seconda vittoria di Alfonso Cuarón in questa categoria, dopo il premio per Gravity) e per il miglior film straniero.
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La rivincita di Glenn Close sulla strada verso l'Oscar
Da quando abbiamo iniziato a proporvi le nostre previsioni per i prossimi Oscar, la pole position come miglior attrice è stata riservata a una veterana del cinema americano: la settantunenne Glenn Close, in procinto di ricevere la settima nomination della propria carriera per il film The Wife (e ancora in attesa di una statuetta). Per il Golden Globe come miglior attrice di dramma, però, quasi tutti i pronostici davano vincente la Lady Gaga di A Star Is Born, in virtù dell'enorme popolarità del film; e pur con qualche incertezza, la sensazione era che a spuntarla sarebbe stata proprio Miss Germanotta. La stessa Glenn Close non si aspettava di vincere, e tanto più genuina è stata la sua sorpresa quando Gary Oldman l'ha chiamata sul palco per uno dei momenti più emozionanti della cerimonia, un discorso ispirato e commosso sull'importanza che le donne possano realizzare le proprie ambizioni: un acceptance speech letteralmente perfetto accolto dalla standing ovation dell'intera sala. Per Glenn Close si tratta del terzo Golden Globe (ma solo il primo in ambito cinematografico, dopo due premi televisivi) su un totale di quattordici nomination, ma anche di un passo decisivo verso quell'obiettivo che ora sembra a portata di mano: un meritatissimo Oscar come miglior attrice.
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I premi televisivi: da American Crime Story...
Dal grande al piccolo schermo, non sono mancate le sorprese neppure per quanto riguarda i premi televisivi. Partiamo però dalle 'conferme', ovvero la consacrazione de L'assassinio di Gianni Versace: dopo la valanga di Emmy Award, la seconda stagione di American Crime Story ha vinto anche i Golden Globe come miglior miniserie e per il protagonista Darren Criss, battendo il mediocre A Very English Scandal con Hugh Grant (lo sceneggiato britannico si porta però a casa il premio per l'attore supporter Ben Whishaw). Un incredibile upset, invece, si è verificato nella categoria per la miglior attrice: ad Amy Adams, super-favorita per Sharp Objects, i giurati hanno preferito infatti la 'dimessa' Patricia Arquette di Escape at Dannemora; in compenso, Sharp Objects ha visto ricompensata come miglior attrice supporter Patricia Clarkson.
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...al riscatto di The Americans
Fra le serie comiche, la seconda stagione de La fantastica signora Maisel è stata battuta da una novità targata Netflix, Il metodo Kominsky, con Michael Douglas ricompensato come miglior attore; in compenso, un secondo Golden Globe consecutivo è stato attribuito a Mrs. Maisel in persona, la deliziosa Rachel Brosnahan. Fra le serie drammatiche, invece, se era preventivato il trofeo come miglior attrice per la bravissima Sandra Oh di Killing Eve (la Oh, fra l'altro, era la co-conduttrice della cerimonia), alquanto discutibile è stata la decisione di premiare come miglior attore Richard Madden, per una prova non proprio memorabile in una serie modestissima come Bodyguard. Un vero passo falso, a nostro avviso, a scapito di un candidato ben più meritevole come il Matthew Rhys di The Americans, che in compenso ci ha regalato l'altra, splendida sorpresa della serata: il capolavoro di spionaggio targato FX, in lizza per la prima volta nella categoria principale per la sua sesta e ultima stagione, ha ricevuto infatti un inatteso ma sacrosanto Golden Globe come miglior serie drammatica... e per i coniugi Jennings, davvero non potevamo sperare in un addio più bello di così!
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