Una Helen Mirren quasi irriconoscibile nei panni di una delle figure più significative del '900. Parliamo di Golda Meir primo ministro israeliano che dovette affrontare come maggiore carica dello stato avvenimenti tragici come il massacro di Monaco e la guerra dello Yom Kippur. È propio questo ultimo avvenimento al centro di Golda, il film di Guy Nattiv, presentato nella sezione Berlinale Special del Festival del cinema di Berlino, pellicola che si concentra sulla forte leadership di un personaggio storico che nel bene e nel male è stato determinante nella politica internazionale del secolo scorso, una donna complessa e autoritaria che ha saputo governare col pugno di ferro in politica estera nonostante in patria, verso la fine della sua carriera, abbia comunque trasmesso di sé anche un'immagine materna, una guida risoluta e amorevole a detta di molti. In questa recensione di Golda vi parleremo di come il regista israeliano, avvalendosi della sceneggiatura di Nicholas Martin, cerca di portare su schermo anche questi aspetti, in un film fumoso e angosciante che, in alcune parti, perde un po' di mordente senza però mai lasciare la presa sullo spettatore.
Un pezzo di storia del '900 nella trama
Sono le prime ore del mattino, siamo nel 1973 durante lo Yom Kippur, giorno sacro per il calendario ebraico, e il primo ministro israeliano si incontra in una riunione d'emergenza con i vertici militari per discutere la possibilità di un attacco preventivo alle forze egiziane e siriane ammassate in quel momento vicino al canale di Suez e sulle alture del Golan. Nonostante i suoi generali propendessero per attaccare Meir sceglie di aspettare, prendendo così la prima significativa decisione che porterà a quella che è nota come Guerra dello Yom Kippur, scelta poi discussa in un'inchiesta dei servizi segreti, che comunque garantirà a Israele l'appoggio e l'aiuto degli Stati Uniti e dell'amministrazione Nixon, in particolare del segretario di stato Henry Kissinger. La trama del film ripercorre quindi i giorni cruciali dell'evento tenendo sempre al centro la figura di Golda Meir, prima donna a guidare il governo d'Israele, che con le sue scelte, a volte discutibili, è comunque riuscita a gestire con una leadership mai vacillante una delle peggiori crisi della storia dello stato ebraico.
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La povertà e il rigore della messa in scena
Una messa in scena semplice ma d'impatto per un film fumoso come le tante sigarette consumate da Meir in ogni momento della sua vita pubblica e privata. Ogni elemento di contorno sembra studiato per rispecchiare un tratto caratteriale della protagonista: gli ambienti scarni sottolineano il suo rigore, i colori spenti delle tappezzerie e dei muri accompagnano il grigio dei suoi capelli e la carnagione pallida di un viso segnato da stanchezza e malattia. Nelle sale riunioni, nei corridoi, tutto diventa soffocante, angusto e cupo. Gli echi della battaglia arrivano anche nelle stanze del potere e fare i conti con le tante perdite umane, che Golda Meir annota scrupolosamente sul suo taccuino, diventa qualcosa di intollerabile, mentalmente ed emotivamente.
Ottimo lavoro è stato fatto sui dialoghi: per rendere l'arguzia e il sarcasmo della protagonista, il tono delle battute cambia adattandosi efficacemente, facendosi a volte greve, a volte disperato e in alcune scene persino sarcastico, specialmente durante le conversazioni con Kissinger, sulle sue origini ebraiche e sull'amministrazione Nixon, presidente con il quale Meier ha sempre mantenuto buoni rapporti pur provando una storica antipatia, a quanto pare reciproca. Memorabile lo scambio di battute tra lei e il segretario di stato americano: "Il presidente Nixon parla spesso di te Golda, specialmente quando beve." "Beh, allora parla di me tutto il tempo."
Helen Mirren e la sua Golda Meir
Dal canto suo Helen Mirren, appesantita dall'importante trucco prostetico e con le mani macchiate di nicotina, offre allo spettatore una Golda Meier risoluta e tormentata dagli incubi e dalla malattia. La sua interpretazione è intensa e composta, sempre all'altezza: dalle scene più drammatiche a quelle più ironiche non perde mai di tempismo e carisma rimandando l'immagine di una donna assertiva e talvolta materna, sempre devota alla causa, servitrice e guida della stato e del popolo di Israele. È lei a portare avanti l'intero film, a dettare i tempi di ogni scena, anche quando il ritmo viene meno e la pellicola rischia di perdersi.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Golda possiamo affermare che il film del regista Israeliano Guy Nattiv è in grado di raccontare attraverso un singolo ma cruciale evento la vita di una leader mondiale del secolo scorso. Una figura femminile forte che ha governato il suo paese col pugno di ferro, specialmente in politica estera. La pellicola in alcune parti perde un po’ di mordente ma grazie ai brillanti dialoghi e ad una bravissima Helen Mirren è in grado di mantenere alta l’attenzione dello spettatore.
Perché ci piace
- I dialoghi, efficaci e brillanti.
- L’interpretazione di Helen Mirren, leader sul set.
Cosa non va
- Il film tende a perdere di mordente in alcuni momenti.