Scrivere questa recensione di Godzilla: Punto di singolarità ha richiesto tutta la nostra obiettività e concentrazione. Non facciamo mistero di essere fan del celebre kaiju e di essere stati, in passato, sempre piuttosto critici verso altre produzioni di Netflix che avevano sfruttato l'immagine del mostro senza, però, capirne a pieno lo spirito. Stavolta l'approccio si è rivelato estremamente diverso: prodotta da BONES (My Hero Academia) e Orange (Beastars), Godzilla: Punto di singolarità dimostra di prendere le distanze dalle produzioni più recenti per riportare lo spettatore ad una più semplice lotta tra umanità e mostri o tra mostri e robot, che rispecchia maggiormente la decennale filmografia nipponica dedicata a Godzilla, personaggio cult amato ed osannato dai fan di tutto il mondo e che negli anni è stato metafora di un dannoso sfruttamento delle risorse naturali nonché dell'energia nucleare di cui il Giappone, fino a poco tempo fa, faceva largo uso.
Un mistero nella trama
Yun e Habero sono due tecnici della Otaki Factory, una piccola azienda tecnologica, che una sera vengono chiamati ad intervenire in un'abitazione abbandonata, dove alcuni cittadini avevano segnalato strani rumori, voci e luci intermittenti. Nel vecchio edificio Yun trova una stanza segreta nella quale delle apparecchiature sembrano riprodurre una strana canzone appartenente al folclore indiano. Nella stessa sera, la medesima canzone viene emessa dalle apparecchiature di una ex base militare. È questo l'incipit della storia: il mistero, infatti, si infittisce quando in una normale giornata estiva, in una cittadina lungo la costa, appare uno strano essere che sembra somigliare ad uno pterosauro. Ad indagare sulla misteriosa creatura saranno proprio i membri della Otaki Factory, parallelamente ad una brillante studentessa di nome Mei, appassionata ricercatrice di esseri immaginari in grado di violare i principi scientifici.
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L'elemento mistery
Ad offrire a Godzilla: Punto di singolarità le spinte narrative necessarie sono i diversi elementi mistery pensati per conquistare lo spettatore. Gli enigmi che i personaggi principali devono risolvere servono a creare una base pseudo-scientifica sulla quale far muovere diverse differenti creature: un esercito di kaiju riapparso sulla terra per motivi in principio del tutto sconosciuti. È interessante come lo spettatore venga introdotto alla conoscenza di questi temibili mostri poco alla volta, brancolando nel buio proprio come i protagonisti e scoprendo pian piano che c'è molto di più dietro ad un evento distruttivo e temibile come quello raccontato.
Questo elemento ha anche un'altra importante valenza: rende fruibile questo anime anche a coloro che approcciano per la prima volta al mondo di Godzilla e nulla sanno delle dinamiche che regolano questo tipo di produzioni, troppo spesso pensate per un pubblico di soli appassionati. Altro elemento utile a rendere la serie adatta ad un pubblico più vasto è l'umorismo inserito nelle vicende grazie a diversi stratagemmi e che ha il preciso scopo di stemperare la tensione e alleggerire la storia. Abbiamo così l'improbabile robot Jet Jaguar, un difensore di metallo chiara parodia dei famosi mecha protagonisti di anime e manga robotici giapponesi, e l'intelligenza artificiale ideata da Yun e istallata incautamente da Mei per prova, una IA carina, coccolosa ma incredibilmente invadente.
L'animazione a mano unita alla CGI
A caratterizzare ulteriormente questa serie animata è la sua tecnica di realizzazione. Dopo la trilogia di film dedicata a Godzilla e l'anime ambientato nel mondo di Pacific Rim che ci avevano proposto un animazione interamente digitale, non possiamo nascondere che vedere Godzilla: Punto di Singolarità è stato quasi un sollievo. Nelle precedenti produzioni ci eravamo accorti di come una CGI a basso costo non fosse propriamente gradevole da vedere - seppure sovrastata da una storia interessante come in Pacific Rim: La zona oscura - e di come, forse, il Giappone ancora non sia pronto alla realizzazione di opere in computer grafica di buona qualità. Qui, finalmente, torniamo un po' alle origini: l'animazione a mano, anche se non sempre precisa, è estremamente gradevole alla vista, fluida e familiare. Persino la CGI, che comunque è presente in determinati momenti, specialmente nella resa e nei movimenti dei kaiju, non stona ma accompagna e completa senza risultare invadente.
Che fine ha fatto Godzilla?
Prima di chiudere pensiamo sia necessario spendere due parole su di lui, il re dei mostri, Godzilla, ma ci rendiamo conto che ciò che potremmo dire possa essere spoiler per coloro che non hanno visto la serie o hanno guardato solo le prime puntate. Se siete tra questi vi consigliamo di saltare quest'ultimo paragrafo per passare direttamente alle conclusioni. L'operazione affrontata sul celebre mostro in questa serie è molto simile a quella già vista in Shin Godzilla di Hideaki Anno: il potente kaiju è in grado di passare attraverso diversi stadi della sua evoluzione - ai quali avremmo voluto fosse dedicato più spazio - e che ne aumentano la potenza e le dimensioni, trasformandolo gradualmente nella figura riconoscibile che tutti siamo in grado di richiamare alla mente. Il Godzilla che vediamo nell'anime è un essere per lo più solitario ed ostile, il pericolo massimo che separa l'umanità dall'apocalisse. Scordatevi, quindi, le lotte tra mostri, scarse e marginali: gli unici scontri sono tra un'umanità alle corde e un'esercito di mostri di cui non si comprende bene la natura. Tutti coloro che si aspettano Godzilla come unico protagonista potrebbero rimanere, però, delusi: i protagonisti siamo noi, una razza tecnologica ma ancora incapace di comprendere ciò che è diverso, un popolo cieco guidato dagli interessi personali e dal profitto , come al solito, viene da chiedersi se, forse, non siano i kaiju ad essere migliori.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Godzilla: Punto di singolarità possiamo affermare che questo anime nel tentare di tornare alle origini offre una storia interessante in grado di fondere combattimenti, mostri ed una componente mistery estremamente interessante. Veramente apprezzata l’animazione a mano preponderante su una CGI centellinata e ben usata.
Perché ci piace
- La componente mistery della trama.
- La trasformazione di Godzilla.
- L’umorismo inserito ad alleggerire le vicende.
Cosa non va
- Potrebbe deludere chi si aspetta che le lotte tra mostri siano centrali nella storia.
- Godzilla poco protagonista.