Per il lancio di Godzilla 2 - King of the Monsters, nelle sale italiane, Warner Bros. ha fatto davvero le cose in grande: per farci entrare nel mondo di Godzilla, creato negli anni '50, ci ha fatto volare fino in Giappone, più precisamente a Tokyo, per visitare i leggendari Toho Studios, gli studi cinematografici Toho, dove non solo sono nati i kaiju, ma sono stati girati anche i film di Akira Kurosawa.
All'ingresso dei Toho Studios, che si trovano nel quartiere Chiyoda, ci hanno accolto proprio i protagonisti di I sette samurai, disegnati su un enorme murale, che affianca quello dedicato ovviamente a Godzilla, diventato negli anni l'ambasciatore del turismo giapponese nel mondo. Ad accoglierci negli studi (tra i più antichi del mondo, fondati nel 1932) c'erano due persone speciali: Michael Dougherty, regista di Godzilla II - King of the Monsters - terzo capitolo del MonsterVerse hollywoodiano lanciato da Warner Bros. insieme a Legendary Pictures, inaugurato nel 2014, proprio con il Godzilla di Gareth Edwards - e Ken Watanabe, che ha il ruolo del dottor Ishiro Serizawa.
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Arrivati in un gigantesco teatro di posa abbiamo potuto ammirare dei cimeli incredibili, tra cui: lo storyboard originale del primo film dedicato a Godzilla, uscito nel 1954, diretto da Ishirô Honda, e i costumi di Godzilla (indossati da attori in carne e ossa, che recitavano in una condizione di totale claustrofobia) e dei kaiju più famosi, ovvero la falena gigante Mothra, Rodan (che ricorda uno pterodattilo) e il terribile drago a tre teste King Ghidorah, che sfida Godzilla per il titolo di Re dei mostri.
Godzilla 2 - King of the Monsters: un mondo di mostri
Il nostro reportage video del tour ai Toho Studios di Tokyo
Godzilla porta un messaggio sovversivo
A illustrarci l'evoluzione di Godzilla negli anni è stato proprio il regista Michael Dougherty, fan accanito del Re dei mostri fin da quando era piccolissimo: "Sono cresciuto guardando questi film: quando ero un bambino di 4-5 anni ero un piccolo ragazzino mezzo asiatico dell'Ohio. Mi prendevano molto in giro: guardare questi film meravigliosi su mostri giganti, già amavo molto i dinosauri, gli animali e la natura, fatti da persone asiatiche, per me aveva un significato enorme. Oltre a quelli quando ero piccolo c'erano le tipiche storie di cowboy e guardie e ladri e Godzilla in un certo senso è diventato la mia strana coperta di sicurezza: era così forte, potente, ma oltre al fatto che era divertente, anche a quella giovane età ero consapevole che sotto tutto quello spettacolo c'era un messaggio e l'ho ascoltato. Per me ha significato molto".
"Così come Guerre stellari in realtà, se lo dissezioni, è un film sulla spiritualità, Godzilla nasconde un messaggio sovversivo. Il fatto che sia stato realizzato da altre persone asiatiche ha significato molto: quindi ho voluto contribuire. Il mio primo tentativo di realizzare un film, avevo 10 anni, è stato quando ho preso il videoregistratore Betamax di famiglia - sì, sono così vecchio - la mia tartaruga domestica, si chiamava Tony, e l'ho fatta scatenare sulle mie action figures di Star Wars. Il mio primo istinto è stato quello di fare un film su Godzilla: ci ho provato di nuovo all'università, ho fatto due minuti di un film su Godzilla. È sempre stato un mio chiodo fisso: ho sempre voluto farlo. Quando ero all'università stavano girando il film di Roland Emmerich a New York: ero un po' geloso e arrabbiato, pensavo che non l'avrei mai fatto. Invece eccoci qui".
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Godzilla in contatto con un essere umano per la prima volta
Ken Watanabe nel film - a proposito, qui potete leggere la nostra recensione di Godzilla 2 - ha il ruolo del dottor Ishiro Serizawa, membro di un team di scienziati che vuole proteggere sia l'equilibrio del nostro ecosistema, sia le maestose creature che si sono risvegliate per colpa della scelleratezza degli esseri umani, che stanno distruggendo il pianeta. Michael Dougherty ha ammesso di adorare il personaggio: "Girando la scena in cui Serizawa sale gli scalini e arriva da Godzilla, sul set è successa una cosa che non avevo mai visto in nessuno dei film che ho diretto: Ken ha fatto la scena e tutta la crew è esplosa in un applauso. È stato strano perché non c'è dialogo, ma sono stati tutti catturati dalla sua espressività e dalla sua performance, anche se era muta. Credo sia la prima volta nella storia di Godzilla in cui è stato effettivamente toccato: per me ha un significato profondo. Il personaggio di Serizawa è quello con cui mi identifico di più, quindi il fatto che sia lui a entrare in contatto con Godzilla per me ha significato molto. È come Adamo che tocca la mano di Dio".