Un grande successo, forse inaspettato? Sta di fatto che Gloria, serie in onda su Rai1, ha sbaragliato la concorrenza con la prima puntata (comunque disponibile su RaiPlay), ottenendo il 22% di share con punte d'ascolti capaci di raggiungere 4 milioni e mezzo di telespettatori. Che la serie fosse riuscita ve lo avevamo già anticipato nella nostra recensione, ma che potesse imporsi nella fascia del prime-time non era cosa scontata. Eppure, sarà stata la leggerezza, sarà stato il tono innovativo (per le reti Rai, ovvio), ma Gloria è riuscita a colpire nel segno.
Diretta da Fauso Brizzi, e scritta insieme a Paola Mammini e Roberto Proia, la serie racconta di un'attrice, interpretata da Sabrina Ferilli (qui la nostra intervista) che, stufa dello stesso ruolo in una fiction tv (e quindi ecco la satira!), vuole tornare a brillare sul grande schermo. Tra Call my Agent e Viale del Tramonto (ma senza esagerare con i paragoni), la Gloria Grandi della Ferilli le tenterà tutte, anche inventarsi una malattia che non esiste. Del resto, l'importante è apparire. Soprattutto al cinema. Un climax umoristico e divertito che funziona, anche per merito del cast. Oltre a Sabrina Ferilli ecco anche Emanuela Grimalda e Martina Lampugnani. Con loro, Massimo Ghini e Sergio Assisi, che abbiamo intervistato tra i corridoi di viale Mazzini, in occasione della presentazione della serie alla stampa.
Gloria: video intervista a Massimo Ghini e Sergio Assisi
In Gloria, Massimo Ghini interpreta il manager dell'attrice, mentre Sergio Assisi interpreta Alex, l'ex-marito. Tra nevrosi, tormenti e smaccata satira, Gloria affonda le mani nel mondo del cinema, tra contratti, provini, ossessioni, vizi e sotterfugi. Allora, durante la nostra video intervista, Massimo Ghini spiega il suo rapporto rispetto ai sì e ai no che compongono la filmografia di un attore. "Ricevere sì o no fa parte della carriera di tutti, non solo nella carriera di un attore. Poi nel nostro caso magari un no ci fa affliggere, perché potrebbe rappresentare un no in generale, verso la nostra professione. Un no, alla vita che hai scelta".
E prosegue: "Comunque ho sempre pensato che i no siano frutto di un giudizio di una persona che poi avrebbe lavorato con te. Una volta era stato pre-scelto per fare un lavoro televisivo molto importante, nonostante questo chiesi di fare un provino, perché non sentivo mio il ruolo. E il regista mi ha ringraziato". Della stessa idea, Sergio Assisi, "Una volta dissi ad un provino che avevano sbagliato a prendermi! Non ero fatto per la parte. Perché? Perché amiamo il nostro lavoro, e quindi conosciamo i nostri limiti".
Gloria, la recensione: Sabrina Ferilli e l'arguzia di una serie che non ti aspetti
Ma il cinema italiano è davvero romano-centrico? (No)
Nelle puntate di Gloria si scherza dunque un po' su tutto, tra ammiccamenti e frecciate, tra scioltezza e libertà. Insomma, una sorta di boccata d'aria, che ha lasciato campo aperto agli sceneggiatori. Se si ride e si scherza, ecco la frecciata a quel retaggio che vorrebbe il cinema italiano troppo romano-centrico. Un retaggio, appunto, che non sta in piedi. Come conferma Massimo Ghini "Di baggianate in Italia se ne dicono tante, e questa cosa del romano-centrico è tra le molte. La scuola romana, la scuola napoletana, la scuola milanese... Non credo all'idea delle scuole, ma credo alle location e alle situazioni che aiutano una determinata storia. La scuola romana non è fatta solo da autori romani, tra l'altro. È la solita posizione italiana: sminuire certe cose, o semplificarle. Quello che non aiuta in questo retaggio, è che poi chi prova a vincere certi premi, non li vince sulla base della storia di ciò che racconta".