Lo sforzo di Alfred Hitchcock per girare questo film è stato sovrumano. Dapprincipio egli aveva in mente di girarlo in esterni, al Greenwich Village, ma successivamente, per avere un miglior controllo sull'intero lavoro (illuminazione, scelta delle angolazioni, movimenti di macchina ecc.) decise di costruire un set unico, come aveva già fatto per il film precedente, Nodo alla gola. Ma se in quel film il set era semplicemente un alloggio (un appartamento di Manhattan), per [FILM]La finestra sul cortile[FILM] Hitchcock pretese molto di più. Si fece costruire un intero condominio in studio: il cortile interno, tutti gli appartamenti che vediamo e dentro i quali entra lo sguardo - solo quello - della macchina da presa, uno scorcio di strada, all'estremità sinistra del complesso edilizio, per poter aumentare il realismo del film, onde un effetto troppo teatrale, posticcio, poco cinematografico.
La Paramount trovò il modo di accontentare il regista svuotando il seminterrato del suo studio più grande e costruendoci il cortile che tanta parte ha nella vicenda. La camera di James Stewart, al secondo piano del condominio, era in pratica al livello del palco originale dello studio. In questo modo si riuscì a costruire il condominio sfruttando non tanto l'altezza, quando la profondità del seminterrato.
Nel set unico, Hitchcock poté occuparsi della totalità dei procedimenti filmici e pro-filmici, scegliere anticipatamente la collocazione della macchina da presa, studiare i movimenti ed i dolly alla perfezione, curare l'illuminazione in modo tale da poter sveltire il lavoro. Il desiderio era di ottenere ben quattro modalità di luce diversa con cui illuminare il set. Hitchcock commissionò a Robert Burks un sistema d'illuminazione che potesse riprodurre quattro diversi effetti di luce legati ad altrettanti momenti del giorno: mattino, pomeriggio, tramonto e notte. Quattro tipi d'illuminazione assai differenti, eppure semplicemente modulabili con l'utilizzo di determinati proiettori e spots, un'operazione che richiedeva pochi minuti invece di lunghe sedute di lavoro.Il set unico servì ad Hitchcock per costruire quell'insieme di storie satellite che nella novella originale di Cornell Woolrich non esistevano. Il racconto originale trattava unicamente la storia del fotoreporter obbligato ad una forzata immobilità e la scoperta di un omicidio, nell'appartamento dirimpetto. Non vi erano tracce degli altri personaggi che compaiono nel film. Hitchcock collaborò strettamente con John Michael Hayes alla stesura della sceneggiatura. I due, lavorando gomito a gomito, inserirono tutte le altre figure: Lisa - la fidanzata di Jefferies -, Stella l'infermiera, Miss Torse la ballerina, la coppia col cagnolino, il compositore di pianoforte, la coppia di novelli sposi, miss "Cuore Solitario". Un intero universo di personaggi da far ruotare attorno alla storia principale, quella che si svolge sull'asse Jefferies-Thorwald, ed in un unico luogo: il condominio ed il cortile che ne è al centro.
Nel film la macchina da presa è praticamente sempre posta nella stanza di Jefferies: da lì riprende la vita attorno al cortile e da lì ci mostra ciò che accade dentro l'appartamento stesso. L'unica circostanza nella quale la macchina da presa abbandona quella stanza è nella scena dell'uccisione del cagnolino: viene qui posta al centro del cortile per poter riprendere tutti i condomini che si sono affacciati, richiamati dalle urla di dolore della donna che ha appena trovato il suo piccolo animale morto.
L'incipit del film contiene tutti i prodromi di quella che sarà la storia. I titoli di testa scorrono in sovrimpressione sull'immagine della finestra tripartita dalla quale James Stewart osserverà la vita attorno al cortile. Una ad una, le tendine che sbarrano la vista si alzano, fino al completamento dei titoli di testa, dopodiché la macchina da presa avanza e ci mostra i cortile. Ha inizio una panoramica che parte dalla stanza di Jefferies e ci mostra il cortile e gli appartamenti attorno ad esso, introducendo una prima volta tutti i personaggi che abitano il condominio, per poi ritornare sul volto sudato di James Stewart, che dorme dando le spalle al cortile, sino a mostrarci gli oggetti da lavoro del protagonista - macchine fotografiche e flash di vario tipo - un primo segno connotativo del personaggio che ci apprestiamo a conoscere. Non credo sia un'esagerazione affermare che il vero protagonista del film è il cortile, centro vorticoso della storia.
Ho già detto che il personaggio di James Stewart è un voyeur anomalo, quasi per necessità : egli cerca di fuggire dalla storia d'amore con Liza che lo fa sentire immobilizzato più della sua stessa gamba fratturata. Egli cerca di evadere: lo fa con gli occhi. Ciò che guarda, tutt'attorno al cortile, è però pregno d'amore e di relazioni sentimentali, quasi rappresentasse un monito: cerca pure di sfuggire all'amore, ma sappi che è dappertutto e non sempre è qualcosa di rassicurante.
C'è Miss Cuore Solitario, una donna ormai matura che cerca l'amore romantico nei posti sbagliati, al prezzo di cocenti delusioni e di pianti. C'è la coppia senza figli, affezionata morbosamente al loro cagnolino, come per sopperire alla mancanza di un bambino. C'è Miss Torse, la ballerina classica, che cattura e rigetta gli uomini come un ape regina. C'è la giovane coppia di sposi che passa il tempo a fare sesso dietro la tenda tirata, rinunciando ai contatti esterni col mondo. C'è il malinconico compositore di pianoforte, che organizza feste piene di ragazze ma rimane invariabilmente solo con le sue dolenti note. E poi c'è la coppia instabile per eccellenza, quella che verrà spezzata dall'omicidio: il marito che non sopporta più le lagnanze della consorte e, ormai valicato il limite del proprio autocontrollo, la uccide per potersi rifare una vita con un'altra donna.
James Stewart rifugge l'amore e trova unicamente aberrazioni dell'amore stesso. Molto più rassicurante è l'amore che gli offre Lisa. Jefferies è fondamentalmente un egoista, non è disposto a rinunciare al proprio lavoro di fotoreporter.
Lisa è una donna fortemente determinata. Viene introdotta nel film circondata da un'aura magica, un misto - letale - di angelica bellezza e diabolica sensualità. La scena va descritta: James Stewart è addormentato, fuori è notte. Ci viene mostrato il suo primo piano: egli apre gli occhi lentamente, come se fosse stato destato da un rumore. Quasi sorride, gli occhi gli brillano. Con uno stacco Hitchcock ci mostra lo splendido volto di Lisa - biondi i capelli, rosse le labbra timidamente erotiche, azzurri gli occhi nel buio - e, con un altro stacco, ci mostra i volti dei due amanti che si avvicinano, al rallentatore, e si baciano con passione trattenuta. L'uso dello slow motion nella rappresentazione del bacio ha valore di sottolineatura: quel bacio è qualcosa da cui James Stewart non potrà scappare.
Hitchcock denota il personaggio di Liza in modo originale: esteriormente è una bellezza angelica, dolce, timida. Interiormente è un camino col fuoco accesso e le braci che scoppiettano. Illuminante in questo senso è una battuta della stessa Lisa, subito dopo il bacio. Dopo aver domandato a Jefferies come va la gamba ed esserglisi seduta in grembo, gli chiede, con voce soffusa e modulata, come procede la sua vita sessuale. Jefferies le risponde che non è troppo attiva, in quel momento, e Lisa si limita a sorridere. Ci penserà lei a smuovere quella piattezza di emozioni.
Lisa tenta di sedurre il glaciale Jefferies in ogni modo, senza ottenere reazioni. Gli solleticherà il desiderio sessuale con baci ed allusioni, gli solleticherà la gola con una cena raffinata e piena di prelibatezze, gli solleticherà la vista mostrandoglisi in una sensuale vestaglia bianca. Non desisterà davanti alle infantili fughe di lui, anzi, ritorcerà contro il suo uomo la sua stessa ossessione di voyeur. Lisa capisce che solo interessandosi al presunto omicidio che Jefferies crede di aver scoperto potrà conquistarlo. Così si getta senza paura nell'appassionante mistero che lui le ha rivelato. C'è un primo piano di James Stewart che ci dice come l'uomo, da quando Lisa si è interessata al mistero di Thorwald, stia ammorbidendosi e che forse potrebbe lasciarsi catturare definitivamente dalla sua donna.
Lisa catturerà definitivamente Jefferies rischiando la sua stessa vita, introducendosi nell'appartamento di Thorwald di nascosto e venendo scoperta dal ritorno inatteso dell'assassino. Quella è la prova d'amore suprema. Hitchcock gioca con ironia le sue carte. Dopo essere stata scoperta ed aggredita da Thorwald, salvata dall'irrompere della polizia, Lisa mostra a Jefferies, che la sta osservando col teleobiettivo dalla propria stanza, la fede della moglie di Thorwald che è riuscita ad infilarsi al dito e che sarà una prova schiacciante della colpevolezza dell'assassino. Liza inchioda Jefferies con quella sua prova d'amore. Lo nota molto bene Francois Truffaut, nel suo libro intervista ad Hitchcock:
Truffaut: La cosa stupenda del film è come è stata ampliata questa idea. Grace Kelly vuole farsi sposare da James Stewart il quale, a sua volta, non vuole. Ella s'introduce nell'appartamento dell'assassino per trovare una prova contro di lui e trova la fede di sua moglie. Si mette la fede al dito e porta la mano dietro la schiena, affinché dall'altra parte del cortile Stewart guardi la fede col suo binocolo (un teleobiettivo n.d.A.). Per Grace Kelly è come una doppia vittoria, riesce nella sua indagine e riuscirà a farsi sposare. Ha già l'anello al dito. Hitchcock: E' proprio così. E' l'ironia della situazione.
Il condominio attorno al cortile è, con le parole dello stesso Hitchcock e di Truffaut, lo "specchio di un piccolo mondo". Non riusciremo a distogliere lo sguardo, non ne avremo né la voglia né la forza. Il mondo si mostra in tante piccole finestre.
La vita è esibizionista, come il cinema. Noi spettatori siamo voyeurs, come il regista.