Glee è pronto salutare i suoi fan dopo sei stagioni all'insegna di molti alti e bassi, nella trama e nei dati di ascolto. La transizione dei protagonisti dall'adolescenza all'età adulta, tra problemi di cuore e professionali, non era riuscita a mantenere quella freschezza e la buona dose di realismo nel mostrare i piccoli e grandi drammi dei teenager che aveva contraddistinto i primi anni dello show creato da Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan.
Passare dai corridei del liceo McKinley alla Grande Mela non ha infatti ottenuto l'effetto sperato e la tragica notizia della morte di Cory Monteith, interprete di uno dei personaggi principali e più amati della serie, Finn Hudson, hanno inoltre obbligato gli autori a modificare i propri piani per il finale previsto fin dal 2009. Ed è un'atmosfera un po' malinconica a contraddistinguere fin dai primi minuti la sesta stagione di Glee, che compie un vero e proprio salto nel passato con la consapevolezza del presente.
Addio ai sogni di gloria
Loser Like Me, titolo estremamente significativo, riassume infatti tutti i fallimenti vissuti dai protagonisti a cui è rimasta un'unica possibilità: quella di accettare la sconfitta e ricominciare da zero, provando a lasciarsi alle spalle le sconfitte.
Dal punto di vista narrativo è quindi particolarmente efficace la sequenza iniziale della puntata, in cui Rachel assiste alla caduta della "sua stella" e allo smantellamento dello show televisivo di cui era protagonista, rivelatosi un enorme insuccesso. E' sulle note della struggente Uninvited di Alanis Morissette, ben intepretata dall'attrice Lea Michele, che Rachel Berry porta così sullo schermo le sensazioni vissute da ogni attore, regista, sceneggiatore e produttore nel momento dell'addio a un progetto a cui si era particolamente creduto, restando con solo una scatola riempita con qualche oggetto di scena e forse più di un rimpianto.
Una seconda occasione per tutti
Uno degli iniziali punti di forza di Glee all'interno del panorama televisivo è stato però la capacità di infondere speranza e ottimismo, dimostrando che ognuno può trovare il modo di sconfiggere le avversità e i pregiudizi. Per farlo, tuttavia, ora non basta più una canzone in grado di risollevare il morale e infondere energia, e il ritorno a Lima, Ohio, permette di addentrarsi nel cuore dello show e riposizionare sotto la luce dei riflettori il valore dell'amicizia.
Ad accogliere Rachel nella sua città natale non c'è solo, almeno temporaneamente, il conforto rappresentato dal ritrovarsi al sicuro nella propria casa, ma anche Blaine (Darren Criss) che ha trovato nella guida dei Warblers un modo per sopportare il cuore spezzatogli da Kurt (Chris Colfer), e Mr. Schue (Matthew Morrison), diventato padre e coach dei Vocal Adrenaline.
La firma dei tre creatori alla sceneggiatura dell'episodio è più che evidente: Loser Like Me possiede tutte le caratteristiche del pilot ma nella propria naturale evoluzione avvenuta nel corso del tempo. Se il Glee Club è stato nuovamente smantellato dalla preside Sue Sylvester (Jane Lynch), il clima tra gli studenti è quello di sempre, con suddivisioni tra popolari e perdenti e una certa diffidenza nei confronti delle espressioni artistiche. E' nella possibilità di riportare in vita quel piccolo angolo di libertà espressiva rappresentata dal glee club, ribellandosi al regime tirannico imposto da Sue, che Rachel, Kurt e gli altri ex alunni della McKinley possono pensare al futuro con meno timore, anche se questo li obbligherà a scontrarsi proprio con Blaine e Mr. Schue durante le competizioni artistiche.
La decisione di inserire in chiusura dell'episodio Let it Go, canzone premio Oscar tratta dal film animato Frozen - Il regno di ghiaccio, appare forse più scontata rispetto all'inaspettata scelta di Uninvited, anche se non meno efficace. La sequenza sulle note del brano, che prende il via proprio in quello che avrebbe dovuto essere occupato da Finn nella mente dell'insegnante e ovviamente degli autori, appare quasi come un momento emotivamente necessario per il pubblico, gli interpreti, i personaggi e gli stessi sceneggiatori.
Un vero e proprio ritorno a casa
Senza farsi più condizionare dal passato, Glee nel secondo episodio della stagione sembra essere orientato a lasciarsi finalmente andare: Homecoming è un susseguirsi di canzoni accattivanti, colori, coreografie ben ideate, nuovi arrivi e graditi ritorni, piccoli errori sul set mantenuti nelle scene per trasmettere quella sensazione di naturalezza che tanto era mancata durante l'ascesa della carriera di Rachel a New York e i continui litigi tra Kurt e Blaine, selezioni musicali sospese tra i brani cult del passato e le hit del presente, ed espedienti narrativi studiati con grande attenzione per enfatizzare tutti gli elementi a propria disposizione. Ecco quindi gli storyboard che prendono vita come nel video di Take On Me, i nuovi "perdenti" che cercando di trovare il proprio spazio nel mondo, la lotta ai pregiudizi e, ovviamente, romanticismo e divertimento.
La seconda parte della première riporta in questo modo la trama su binari più collaudati, introducendo velocemente tutte, o quasi, le parti della trama che verranno sviluppate negli ultimi episodi, ribaltando anche qualche stereotipo con ragazzi cheerleader etero e giocatori di football dichiaratamente gay.
Conclusione
Non ci sono molti dubbi sul fatto che per quasi tutti gli alunni della McKinley, ex o attuali, sia previsto un happy ending, tuttavia è piacevole vedere come non ci sia stato il timore di ammettere i propri sbagli e di ritornare alle origini, seppur in una versione meno edulcorata e retorica, mantenendosi più radicati nella realtà perché non sempre chi è destinato ad avere successo lo ottiene e le storie d'amore possono spezzarsi, perdendo forse la forza di credere ciecamente che tutto andrà bene ma non la voglia di trovare la propria strada. Prima di dire addio ai suoi tanti fan, Glee sembra sia sulla strada giusta per ritrovare il giusto feeling con il proprio pubblico, dopo ben sei anni, riflettendo quella consapevolezza che gli ex teenager ormai ventenni (e non solo) ormai hanno: la vita non va quasi mai come si vorrebbe, dovrebbe, o potrebbe; si può solo scegliere come e, sopratutto, con chi affrontare gli ostacoli da superare durante il tentativo di raggiungere il proprio obiettivo.