Di film che vengono apprezzati o addirittura completamente rivalutati in un secondo (o terzo) momento è piena la storia del cinema. Non sappiamo se finirà in questo calderone Glass, la pellicola del 2019 di M. Night Shyamalan che non è stata accolta positivamente, nonostante (o forse proprio per) l'attesa creata in seguito alla rivelazione che avrebbe chiuso quella che inizialmente gli spettatori non sapevano sarebbe stata una trilogia con Unbreakable. Il film è arrivato nel catalogo Netflix, balzando dritto in Top 10, e questa potrebbe essere l'occasione per provare a comprenderlo meglio e a capirne i pregi, quindi ci siamo chiesti: perché rivalutare Glass?
Fine di una trilogia
Innanzitutto, non sapremo mai quanto veramente M. Night Shyamalan - divenuto celebre per i suoi Shyamalan Twist - avesse pensato ad una trilogia fin dal 2000, anno d'uscita di Unbreakable - Il predestinato con Bruce Willis - che ricordiamo con ancor più affetto in questo ruolo ora che è stato colpito da afasia. Con l'uscita sedici anni dopo di Split e dell'antieroe praticamente villain dalla personalità multipla interpretato da James McAvoy, tramite la scena post-credits (tipica dei cinecomic) venne annunciato a sorpresa che quell'universo narrativo era legato alla precedente pellicola e avrebbe avuto una sua epica conclusione in Glass, in arrivo nel 2019.
Il pubblico era legato ad un'altrettanto epica conclusione, quella della prima macro-fase del Marvel Cinematic Universe, che aveva riscritto il concetto di supereroi al cinema con Avengers: Infinity War ed era in spasmodica attesa per l'uscita di lì a pochi mesi di Avengers: Endgame. Forse per il confronto (impari), forse per la visione propria e personale del regista sul concetto di (super)eroe e di cinecomic, Glass non venne apprezzato, quando invece nascondeva tra le righe un omaggio e allo stesso tempo una critica al sistema dell'epicità americana, di cui gli statunitensi come sappiamo sembrano aver storicamente bisogno (Captain America Docet).
I supereroi di Shyamalan
Se Il Sorvegliante David Dunn (Bruce Willis) era l'eroe senza macchia e senza paura del Nuovo Millennio, L'Orda e La Bestia Kevin Wendell (McAvoy) strizzava l'occhio al Red Dragon di Thomas Harris, colui che accresceva la propria massa muscolare grazie ad una sorta di ascendente psicologico. Elijah Price alias Mr. Glass (Samuel L. Jackson) andava ad inserirsi in questa triade facendo quasi il verso al suo stesso Nick Fury di cui aveva contribuito ad accrescere la fama e caratterizzazione visiva rispetto alla controparte cartacea nei Marvel Comics. Il film rivela come l'uomo, costretto su una sedia a rotelle, sia la mente dietro alla "creazione" dei due eroi, attraverso una serie di eventi concatenati: un uomo abituato a stare dietro allo schermo di un computer e la cui mente è tanto brillante quanto pericolosa.
Da un grande potere derivano grandi responsabilità, ma da una grande mente derivano grandi diramazioni con conseguenze anche imprevedibili. Anche se Mr. Glass, vero protagonista di questa super-chiusura, sembra aver previsto davvero tutto, utilizzando i personaggi come pedine - tornano per l'occasione anche gli altri protagonisti dei precedenti film, da Anya Taylor-Joy a Spencer Treat Clark e Charlayne Woodard - per portare a compimento un disegno più grande e tentacolare. La volontà finale di svelare al mondo le identità speciali dei superdotati - non vi ricorda una certa Civil War? - in modo da permettere ad altri di venire allo scoperto o, ancora meglio, di scoprire la propria vera natura, i propri doni soprannaturali, è un messaggio tanto liberatorio quanto simbolico.
Alter ego
Quasi un alter ego d'autore del MCU e del DCEU, Glass presenta anche una new entry, la dottoressa Ellie Staple di Sarah Paulson, che si rivela a capo di un'organizzazione segreta che da secoli vuole tenere sotto segreto l'esistenza dei supereroi. Una sorta di S.H.I.E.L.D. e H.Y.D.R.A. - un'altra strizzata d'occhio intelligente e personale di M. Night Shyamalan alla controparte, che ci ricorda come nessuno dovrebbe mai controllare l'umanità, nemmeno se "per il bene della specie".
La Staple verrà battuta al suo stesso gioco attraverso le telecamere di sorveglianza da lei installate per ricordarci che siamo tutti costantemente monitorati attraverso device e social media. Un modo per far uscire allo scoperto la verità e l'identità degli speciali, affinché il mondo possa essere più libero e, forse, migliore. L'intento della società segreta è impedire tanto agli eroi quanto ai cattivi di esistere perché, al palesarsi di una delle due parti agli occhi del mondo, arriverebbe anche l'altra. Un vecchio adagio derivativo dei fumetti, che acquistano così nuova vita e nuova linfa nella pellicola, come tramandatori scritti di leggende e miti con un fondo di verità, tanto che nella parte finale decisiva e rivelatoria è proprio una sequenza in fumetteria. Nel voler apparire come neutrali e super partes, i membri dell'organizzazione dimostrano in realtà la propria malafede e il loro essere prova e sintomo di un governo marcio e di controllo, figlio di un certo filone cospirativo anche nell'audiovisivo. Cosa chiedere di più a un film (alternativo) sui supereroi?