Tra il passato ed il perdono, tra l'amore e la speranza. Sotto, tra le corde dell'anima, una coesione d'intenti, dove gli elementi confluiscono in uno spartito di musica e di parole. Dopo il passaggio in sala, ecco su Rai1 (e su RaiPlay) Il meglio di te (qui la nostra recensione), diretto da Fabrizio Maria Cortese. Protagonisti, Maria Grazia Cucinotta e Vincent Riotta: si sono amati, si sono lasciati e, poi, si sono ritrovati. Ma se la vita non gira mai come vorremmo, ecco che il destino ci mette lo zampino. E, a dar maggiore respiro ed emotività al film, scritto da Marcello Cantoni insieme a Carlo Lagreca e lo stesso Maria Cortese, c'è la traccia musicale. A curare lo score, Valerio Calisse, Daniele Bonaviri, Gabriele Cannarozzo e Giusy Ferreri, alla prima cinematografica.
Una prima importate per la cantante e cantautrice che, con Il meglio di te, ha accettato una sfida non facile: dare corpo alla sceneggiatura, rileggendola sotto forma di musica. Attenzione, però, come ci ha raccontato Giusy Ferreri, che abbiamo intervisto in occasione della presentazione del film alla stampa, il brano omonimo "non doveva essere una hit, bensì una canzone, strutturata e lontana dai canoni della radio". Il risultato? Una ballad sentita, appassionata, caldissima che, con il solito estro dell'artista, riesce a dare tridimensionalità alla storia. Valore aggiunto, firmato da una cantante (e cantautrice) strepitosa.
Il meglio di te, la nostra intervista a Giusy Ferreri
Giusy, come hai lavorato sul brano? È lontano dalle tue classiche hit radiofoniche...
Quando Fabrizio Maria Cortese mi ha chiamata chiedendomi di scrivere un brano, ho detto a lui che avrei scritto una canzone, e non una hit. In fondo voleva qualcosa di mio, e mi ha reso decisamente a mio agio. Ho letto la sceneggiatura, e anche in quel caso mi sono sentita a mio agio. Si toccano tematiche delicate, sia nel film che nella canzone, e quindi il brano non doveva essere sobrio. Per me, questa è stata un'occasione differente con attenzioni differenti rispetto ad una hit. E non vedevo l'ora di compiere questo passaggio per mettermi alla prova, uscendo dal mio classico percorso radiofonico. Da parte mia, non avrei mai avuto il coraggio di propormi. Doveva arrivare la richiesta giusta, e ci vuole responsabilità.
Il meglio di te, la recensione: Maria Grazia Cucinotta e un film di (riconoscibili) sentimenti
Il film, come la traccia, parlano di passato: oggi viviamo senza considerare il futuro?
Oggi si perde spesso il senso della realtà, e mi sono gettata nei sentimenti del passato andando a rintracciare situazioni che potessero avere legami con il concetto di perdono, che sia sentimentale o di vita lavorativa. Però sì, stiamo vivendo anni dove forse le grandi difficoltà fanno venire nostalgia del passato, e cerchiamo una gratificazione. Cerchiamo cose che ci hanno fatto bene, ma andiamo anche a rivisitare cose negative provando ad affrontarle con un'altra maturità, illudendoci di avere l'opportunità di rifarci.
Altro tema importante, il passato. Il brano è personale?
Il tema del perdono mi ha ispirato, in questo modo il fattore di sentirmi protagonista nelle righe del testo ha avuto un peso, in questo modo rimane celato e ci nascondiamo dietro i personaggi, parlando di noi stessi.
Il cinema come fonte d'ispirazione
Il cinema riesce ad ispirare il tuo lavoro?
Ho sempre avuto una grande ammirazione per i grandi autori italiani, come Fellini. Ma da ragazza guardavo anche i film di Marco Ferreri, penso a Storie di ordinaria follia, il film su Bukowski. Poi amo Tim Burton, se ci spostiamo all'estero. Mi piace il suo mondo gotico! Credo che bisognerebbe integrare una materia a scuola, se c'è la musica deve esserci anche il cinema.
Cinema e musica a scuola, ma in Italia gli artisti non vengono considerati veri e propri lavoratori...
Ed è un errore grande, certi lavori non vengono pensati come ruoli fondamentali, eppure il cinema come la musica sono alleati. Penso al film in questione, puoi confrontare la tua situazione con quella che avviene nella sceneggiatura, magari trovando i giusti stimoli. Credo che l'arte sia vitale sotto questo aspetto, apre alla fantasia e all'arricchimento.