Nell'insolita e suggestiva cornice dell'Ara Pacis, nel corso di una torrida mattinata di metà luglio, abbiamo potuto assistere alla conferenza stampa di un film non ancora visto, difficile persino da immaginare, ma già molto atteso. Il ritorno alla regia di Giuseppe Tornatore, tre anni dopo un'opera discussa ma importante come Baarìa, si configura in effetti come un evento. Atteso, forse da alcuni temuto, ma soprattutto misterioso. Riprese appena finite, pochissimi particolari sulla trama finora trapelati (una città mitteleuropea, il mondo delle aste in primo piano) e un cast di respiro internazionale, con in prima fila i nomi di Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks e Donald Sutherland. L'alone di mistero intorno a La migliore offerta non è stato poi diradato di molto da questo incontro, a cui hanno preso parte, oltre al regista, i produttori Arturo Paglia e Barbara Salabè, responsabile quest'ultima della Warner Bros. Italia; né hanno contribuito più di tanto, a questo scopo, i 4 minuti di backstage mostrati in apertura dell'incontro, montati sul tema musicale (sempre opera del maestro Ennio Morricone) del precedente La sconosciuta.
L'incontro odierno, comunque, ha senz'altro aumentato la curiosità dei presenti per un'opera che si annuncia ambiziosa, e che potrebbe rappresentare un tassello importante nella carriera di un regista come Tornatore; quest'ultimo, da par suo, ha comunque potuto fornire qualche piccolo dettaglio in più sui personaggi e sul tono del film, la cui uscita in sala è fissata per il (lontano) 4 gennaio.
Può raccontarci qualcosa di più sul film, visto che a tutt'oggi non ne sappiamo molto?
Giuseppe Tornatore: Mi rendo conto che è difficile fare una conferenza stampa su un film di cui non si sa nulla, e di cui purtroppo non posso dire molto. Posso dirvi che il film non è incentrato sul mondo delle aste, ma ha semplicemente questo mondo nel suo background; Geoffrey Rush interpreta un banditore d'aste, ma la storia è incentrata su altro. Nel mondo delle aste la migliore offerta è quella più alta, mentre, per esempio, nel mondo delle gare d'appalto è quella più bassa; in amore, invece, non si sa mai quale sia l'offerta migliore. Il titolo quindi è in linea col film, sarà una storia raccontata su una tessitura un po' gialla, quasi thriller, anche se non ci saranno morti o investigatori.
Io lo vivo come un film che rompe un po' le costanti con ciò che ho fatto finora, un po' come fu per Una pura formalità. La storia nasce in modo diverso dagli altri miei film, visto che non c'è una connotazione autobiografica. La genesi è curiosa: il film nasce da una mia vecchissima idea, risalente a tantissimi anni fa, nei primi tempi in cui ero a Roma. Era un'idea che avevo tenuto nel cassetto perché non riusciva mai a convincermi del tutto. 4-5 anni fa, invece, un'altra idea, per un altro soggetto, mi suggerì di poter essere un elemento di "attrazione" per quella vecchia: i due elementi si sono attratti tra di loro e ne è nata una storia convincente.
C'è qualche possibilità di vedere il film al prossimo Festival di Roma?
Abbiamo finito di girarlo ieri, e dobbiamo ancora iniziare il montaggio. Mi pare molto difficile che possa essere presentato a Roma, per non dire impossibile.
Ci può descrivere il protagonista? Che tipo di uomo è?
Posso solo dire che è un uomo che all'inizio ha una personalità, e alla fine ne ha una completamente diversa. Spesso, con Geoffrey, capitava di girare a un giorno di distanza sequenze che facevano parte di fasi diverse del film, e pareva quasi di avere due personaggi diversi. E' la storia di una trasformazione, questo posso dirvelo.
Una trasformazione che si realizza grazie all'amore?
Non saprei, può darsi.
Com'è stato scelto il cast?
Innanzitutto, come esecuzione di ciò che il progetto imponeva, la storia non poteva accettare un'ambientazione italiana. Non era una storia italiana. Di attori non ne avevo molti in testa, ma il primo a cui ho mandato il copione è stato proprio Geoffrey Rush. Dopo 2-3 giorni lui ha accettato. Ci siamo incontrati in seguito al Festival di Toronto, e mi ha confessato che è stata la moglie a convincerlo! Dice che è lei che legge prima i copioni e gli dice quali dovrebbe prendere in considerazione e quali no. E' un uomo simpatico, ma anche molto dentro alla sua professione; ha un metodo fortissimo, quasi ossessivo di seguire il personaggio, ma ha anche una leggerezza nel rapporto con le persone che è sconosciuta a molti altri attori.
Sì, all'inizio il film doveva essere girato tutto a Vienna, ma poi ho pensato sarebbe stato opportuno ampliare il campo: così ho scelto altre città europee che potessero armonizzarsi con Vienna: precisamente Trieste, Bolzano, Parma, Milano, Praga e Roma. La città in cui il film è ambientato, comunque, non viene mai dichiarata esplicitamente.
Che tipo di circolazione avrà il film? Avete progetti a livello internazionale?
Barbara Salabè: La Warner lo distribuirà in Italia e in Germania, ovvero nei due luoghi più vicini alla sua ambientazione.
Arturo Paglia: Noi all'inizio volevamo farlo come co-produzione internazionale, solo che queste co-produzioni, attualmente, non garantiscono mai soldi. Allora siamo andati avanti da soli, insieme alla Warner Italia e grazie al supporto di Unicredit e delle agevolazioni fiscali italiane. Il film così è targato Italia al 100%: abbiamo già prevenduto i diritti per l'Australia e il Benelux, e siamo vicini a chiudere con USA, Francia e Inghilterra. Forse negli USA uscirà anche un pochino prima del 4 gennaio.
Quale sarà di preciso la nazionalità del protagonista? Giuseppe Tornatore: Nel film non si dice, ma in realtà è un inglese che vive in una città mitteleuropea.
Cosa sapeva del mondo delle aste? Ci ha mai partecipato?Non sono mai stato particolarmente attratto dalle aste. Però vi racconto un aneddoto: circa 15 anni fa nel mio ufficio arrivò per la prima volta il catalogo di una casa d'aste, e da allora hanno iniziato a mandarmeli regolarmente. Io non li guardavo neppure, ma alla fine la loro determinazione mi ha convinto ad aprirli e a sfogliarli. Sono stato subito attratto dalla descrizione delle opere messe in vendita, te li facevano apparire come le cose più belle del mondo. Avevano una fraseologia attraente, sensuale, convincente. Questo ha avuto un ruolo importante per il background della storia.
Paglia, lei recentemente ha prodotto due piccoli film come Cover-boy - l'ultima rivoluzione e Basilicata Coast to coast. Ha subito uno shock nel fare questo salto? Arturo Paglia: No, questo film ci ha fatto passare nottate insonni, ma non è stato uno shock. E' stato un po' difficile unire i vari pezzi e far partire per tempo il film, semmai... tutti poi dicevano "Giuseppe sforerà, non starà mai nei tempi", ne erano convinti: ma invece Giuseppe non ha sforato di un giorno. Tanti produttori non si fidano se non prendono fondi su fondi qua e là, noi invece investito in questo progetto e ne siamo felicissimi.
Tornatore, che ne pensa del commissariamento della Sicilia? Ora nord e sud del paese sembrano scissi più che mai... Giuseppe Tornatore: Credo che ora i problemi del paese siano così gravi da rendere più evidenti tutti i suoi mali storici. Dispiace leggere i giornali e capire che proprio lì in Sicilia, nella mia terra, si sperimentano le ipotesi peggiori del paese: non vorrei che qualcuno avesse scelto proprio quella regione per far capire alla gente che cos'è il default. E' vero che c'è differenza tra nord e sud, ma io sono stato nel nord, in regioni come il Friuli e il Trentino, e sono stato sempre in rapporti umani bellissimi. Il nostro paese è complesso, ma l'immagine che ne viene data non è detto corrisponda sempre a verità.
Perché la storia non poteva essere ambientata in Italia?Quando sento che una storia che è maturata nella mia mente può diventare un film, penso sempre a quale sia la soluzione migliore per quel film; così è stato, per esempio, per Baarìa e la scelta del dialetto. Voi ve lo immaginate Una pura formalità ambientato in Italia, con i poliziotti che vestono divise da carabiniere? Non c'è niente da fare, sarebbe stato comico. Anche qui sono stato fedele alla storia, ho provato ad immaginarla ambientata qui da noi ma mi sono reso conto che non avrebbe funzionato; così come non avrebbe funzionato un'ambientazione americana, d'altronde.
Lei è stato tra i primi firmatari dell'appello in sostegno degli studios di Cinecittà. Cosa ne pensa di questa vicenda e della battaglia degli attori?
E' stato Citto Maselli a parlarmi di questa iniziativa, mi ha detto che stava raccogliendo firme per una battaglia importantissima. Comunque non si può accettare l'idea che un luogo come Cinecittà diventi tutt'altra cosa, così come non si può accettare, d'altra parte, il fatto che resti a lungo com'è stato negli ultimi tempi: un luogo in cui sembrava non succedere mai niente. Non si può perdere non solo perché è un simbolo, ma anche perché l'Italia non può permettersi di perdere un patrimonio del genere: tutte le crisi devono creare una situazione di rilancio. Perché non può arrivare qualcuno con molti soldi e investire su una "squadra" come quella del cinema italiano?
Beh... Donald Sutherland sarà il miglior amico di Geoffrey, Silvia Hoeks una cliente di una casa d'aste, Jim un giovane che ha una grande capacità di restaurare congegni di qualsiasi epoca. Così, nel suo lavoro, Geoffrey a volte si imbatterà in oggetti che non funzioneranno e che Jim sarà in grado di restaurare.
Può darci qualche altro particolare sulla scelta degli attori?
Quello della Hoeks è stato il personaggio più difficile da scegliere, abbiamo fatto parecchi provini, c'erano tante attrici adatte che però non erano libere. Anche per Sturgess non è stato facile, anche se alla fine si è rivelato un'ottima scelta: è una persona deliziosa e un ottimo attore. Sutherland invece faceva già parte dei nomi che avevo in mente, aveva lo stesso agente di Rush quindi è stato molto facile averlo
Il film arriva dopo Baarìa, che era forse il suo film più personale e autobiografico. Questo invece non sembra aver nulla di autobiografico. Lo considera una sorta di vacanza emotiva?
Per certi versi è più facile fare un film così. Dopo Baarìa molti mi chiedevano: e ora che farai? Dopo aver raccontato una storia del genere, che altro puoi raccontare? La mia risposta è stata: tutto il resto. Ecco, questo è l'inizio di tutto il resto. Tuttavia non è che manchi la responsabilità, in un progetto del genere: anche perché, quando ci si muove in un mondo che non è il proprio, è richiesta maggiore attenzione. Forse c'è stato solo un senso di maggiore leggerezza, e in questo sono stato aiutato anche dall'attitudine di Geoffrey Rush: era sempre capace di scherzare sul set, e contemporaneamente di mettere nel suo lavoro un impegno mostruoso.