Una degli aspetti che più ci piace e soddisfa del nostro lavoro è il potersi confrontare con chi fa, materialmente, i film e le serie che più amiamo, con chi opera sul set e contribuisce a mettere in piedi quelle produzioni che riempiono le nostre giornate di appassionati. Ma se ci capita sovente di parlare con interpreti e autori, ammettiamo che poche volte abbiamo avuto l'opportunità di vedere all'opera degli stunt e capire il dietro le quinte del loro lavoro. È capitato alcuni giorni fa grazie a Prime Video, che ci ha invitati a una interessante, e faticosa, giornata presso EA Stunt, la società a cui Amazon Studios si è affidata per le acrobazie e le scene action di Citadel: Diana, la nuova serie spionistica in catalogo dal 10 ottobre.
Si tratta della versione italiana del progetto targato fratelli Russo che ha già visto l'arrivo di Citadel lo scorso anno e proseguirà il mese prossimo con l'indiana Honey Bunny, una nuova storia ambientata nello stesso mondo delle altre sorelle seriali che vede come protagonista, nel ruolo di Diana, Matilda De Angelis accanto a Filippo Nigro, Lorenzo Cervasi e Maurizio Lombardo. Sei episodi che saranno distribuiti tutti insieme e che promettono tanta azione realizzata con il contributo fisico e tangibile di esperti stunt oltre che la dedizione e la partecipazione del cast in prima persona.
Il duro lavoro per Citadel: Diana
"Non tutti si rendono conto del lavoro che mettono in piedi questi professionisti, giorno dopo giorno, per creare una coreografia che possa migliorare la performance di un attore" ci ha detto Matilda De Angelis, presente presso EA Stunt nel corso della giornata dedicata a noi ospiti appartenenti al mondo della stampa e dei creator digitali, "questi ragazzi sono incredibili, mi hanno addestrata con tanta passione ed energia e pazienza", e lavorando a stretto contatto con loro si è resa conto di quanto sia difficile e complesso il loro lavoro, di quanta attenzione e cura sia necessaria per realizzare anche le sequenze apparentemente meno complesse.
"Mi sono addestrata con loro per quattro mesi perché volevo essere in grado di fare in prima persona molti dei miei stunt" ci ha detto ancora, per sottolineare l'importanza del coinvolgimento in prima persona, utile per la riuscita e la credibilità del progetto così come per la sua crescita personale: "Mi rendevo conto, come attrice, di quanto fosse importante imparare qualcosa di nuovo ogni giorno e questi professionisti sono i migliori per poter crescere da questo punto di vista."
La versatilità degli stunt
E Matilda De Angelis si è potuta allenare con Emiliano Novelli, colui che ha fondato la EA Stunt vent'anni fa. Ma la sua è una storia che inizia molto prima, quando il padre di Novelli, uno dei pionieri del settore, ha dato vita a questa realtà a Roma nel 1958. Sessantasei anni di esperienza alle spalle che risultano evidenti quando il team della EA Stunt, ormai giunta ai vertici del suo settore di appartenenza, scende in campo, ma che è risultato evidente anche a noi profani nel vedere la cura con cui hanno affrontato e seguito anche la giornata con dei visitatori inesperti e curiosi come noi potevamo essere. È stata evidente la passione, è stata palese la dedizione quotidiana e la gioia di fare questo lavoro. Ci ha colpito, soprattutto, la versatilità che uno stunt professionista mette in campo quando opera sul set, quella che ha caratterizzato anche la sequenza di attività in cui ci hanno coinvolti.
The Flying Riggs, Wheelie Simulator, Tuning Fork, High Fall e la Spinning Car, nomi che oscillano tra il videogame e lo strumento di tortura, ma che ci hanno fatto capire quanto articolato, complesso e ricco possa essere questo lavoro. Tra imbracature che servono a permettere, e rendere credibili, le acrobazie in combattimento, moto meccanizzate per simulare le impennate, strutture che sorreggono lo stunt per permettergli di volare e fare acrobazie in aria, cadute da strutture sopraelevate e, soprattutto, un'auto montata su un supporto che la fa ruotare. Ci siamo divertiti a colpire un professionista con un'ascia (ovviamente di gomma) e calciarlo per vederlo volare via; a colpirci tra noi per ottenere lo stesso effetto; a lanciarci dall'altro (un'esperienza che chi scrive ha evitate per i suoi problemi con l'altezza, ma che altri colleghi hanno fatto con entusiasmo); ci siamo lasciati frullare in una splendida 500 gialla.
Un addestramento costante, un lavoro prezioso
"Se lavorassimo qui, non faremmo altro tutto il giorno" abbiamo detto a uno dei professionisti che ci guidava dopo esser stati tirati in aria dal Flying Rigg per simulare un colpo ricevuto. E la risposta ci ha colpiti: "ma noi lo facciamo tutto il giorno", perché è un lavoro che richiede un addestramento costante, un perfezionamento e un miglioramento continuo, non solo per diventare sempre migliori e più credibili, ma anche per rendere sempre più esiguo e ridotto quel "rischio calcolato" di cui ci hanno parlato. "Quel che facciamo può sembrare pericoloso" ci è stato spiegato, "ma è tutto talmente studiato, provato e programmato" in modo da ridurre al minimo il rischio per gli stunt coinvolti in una acrobazia. Lo spettacolo non è frutto di atti folli e spericolati ma di una costruzione complessa e tanto, tanto mestiere che sono professionisti di questo livello possono fare con la giusta competenza ed efficacia. Insomma, come si dice in questi casi, non fatelo a casa!