E' ancora una vicenda letteraria ad offrire lo spunto per la prossima fiction RAI, in onda domenica 26 e lunedì 27 in prima serata su RaiUno: in questo caso si tratta di David Copperfield, celebre romanzo di Charles Dickens rimasto nella memoria di tutte le generazioni non soltanto per la sua importanza artistica, ma anche per l'attualità e la forza dei propri personaggi. Il giovane David, nato ricco ma costretto al lavoro in fabbrica dal sadico patrigno, troverà in se stesso la determinazione a riscattarsi e a garantire, per sé ma anche per la società in cui vive - quella in cui iniziavano a delinearsi gli ideali borghesi - un futuro più equo e radioso. A dare il volto a questo volitivo protagonista è Giorgio Pasotti, affiancato da Maya Sansa nel ruolo della sorella Agnes e da altri due personaggi di spicco nei panni dei cattivi: Gianmarco Tognazzi e Stefano Dionisi. La coproduzione Rai Fiction - Rizzoli Audiovisivi, per la regia di Ambrogio Lo Giudice, è stata curata da Max Gusberti e Angelo Rizzoli.
Max, cosa ti ha spinto a realizzare questo film?
Max Gusberti: David Copperfield è uno dei grandi romanzi della tradizione, anche se, come diceva Virginia Woolf, è anche una storia tramandata oralmente. Inoltre è stato anche un grande successo televisivo nel 1965, e per noi si tratta di un adattamento in linea con il filone che stiamo seguendo a Rai Fiction, confortati anche dal successo di produzioni come La cittadella e Rebecca. David Copperfield è il capolavoro di Dickens, lui stesso lo chiamava il proprio "figlio prediletto", anche in considerazione dei tanti elementi autobiografici di cui è arricchito, come la prigionia del padre e lo scorcio sulla condizione operaia. E' nato come un grande feuilleton, pubblicato a puntate proprio sul giornale di sua proprietà, e ha avuto il merito di rivalutare la concezione del romanzo, rendendo questo popolare e Dickens ricchissimo. La pubblicazione iniziava dopo che Dickens aveva pronte poche puntate, e lo scrittore usava inchiostri di diversi colori a seconda dei personaggi, per tenere sotto controllo la loro evoluzione, e scriveva a mano a mano piccoli riassunti per seguire meglio la trama: anche a questo si deve il successo dell'opera. Scriveva poi per un pubblico ormai di massa, e della poesia, dell'orrore ma anche del fascino della grande metropoli. Rappresenta il capitalismo - quello degli anni '20 dell'Ottocento, in cui era fortissimo il problema della miseria - da una prospettiva borghese, propensa al lieto fine, ma delinea comunque il conflitto sociale. E' il ritratto di un'epoca molto accurato, che noi abbiamo cercato di rendere con una fotografia ricca, con tagli originali, e ovviamente grazie a degli attori bravissimi, a partire da Giorgio Pasotti ma anche con tutti gli altri.
Tra le varie opere classiche, come mai proprio David Copperfield?
Angelo Rizzoli: Perché il romanzo è strettamente legato alla figura di Dickens, e perché l'epoca in cui venne scritto è definita "l'età dello spirito", un momento in cui in Inghilterra si creano una serie di importantissimi riferimenti storici di cui lo stesso Dickens è protagonista: la tutela del lavoro minorile e femminile, il diritto allo sciopero, le prime assistenze ai lavoratori, il diritto di voto - nel 1876, quarant'anni prima che in Italia, venne approvato il suffragio universale maschile. Ma è anche la storia di un bambino povero e solo che libera se stesso e sconfigge i prepotenti, circondato dalle tante figure di questo mondo che sta cambiando. Questo è uno dei romanzi più rappresentativi di fine '800, e vale per tutti i paesi dell'Europa.Ha dichiarato che questo film è più vicino a Oliver Twist che al David Copperfield del 1965. Come mai?
Ambrogio Lo Giudice: Intanto perché è girato oggi, proprio come Oliver Twist. Allora si faceva un'altra TV, mentre oggi lo sceneggiato è più vicino al cinema, quindi il nostro riferimento visivo è quello cinematografico. Inoltre penso che Oliver Twist sia una bella operazione.
Giorgio e Maya, parlateci della vostra esperienza sul set.
Giorgio Pasotti: Sono molto orgoglioso di aver recitato in questo film, non soltanto per il romanzo da cui è tratto ma anche per il mio predecessore nel ruolo [Giancarlo Giannini, n.d.r.]. Sono poi felice di aver fatto un film anche per ragazzi, che può unire diverse generazioni, il che non è così scontato. Accanto poi ho avuto degli attori straordinari, come Maya Sansa con cui non avevo ancora lavorato, come anche con Tognazzi e Dionisi. Gli attori della Repubblica Ceca scelti in loco poi sono stati straordinari, essendo usciti dalla scuola nazionale di teatro hanno dato un forte peso al film.
Maya Sansa: Avevo letto il libro da bambina e così non mi sono lasciata sfuggire l'opportunità di interpretare questo film. La cosa divertente è che è capitato a tutti noi di incontrare persone che pensavano che stessimo lavorando alla biografia del mago... Ma la televisione deve servire anche a questo, può essere un modo efficace di riproporre i classici.Gianmarco, il tuo personaggio è davvero un viscido.
Gianmarco Tognazzi: Conoscendomi bene Ambrogio ha pensato bene di farmi fare questa parte... Insomma, sono molto contento di aver fatto questo film sul famoso mago, in cui io esco dal cilindro come un coniglio, un coniglio viscido. A parte gli scherzi, sono uno che cerca di cambiare, e questo personaggio mancava alla mia personale collezione. E' importante quello che diceva Maya prima, la TV ha questo grande potere, e credo come Giorgio che questo film possa piacere a diverse generazioni. Devo ringraziare Ambrogio per la tranquillità che ha saputo trasmetterci sul set, perché era davvero complicato relazionarsi con attori di nazionalità diverse, e si è creata una chimica che mi auguro di trovare sempre, su qualsiasi set. Il merito di un attore dipende anche dal regista e dal set, e quindi ringrazio anche la RAI.
Larissa, ancora un ruolo storico.
Larissa Volpentesta: Si, per me ancora un film in costume, che a me piacciono moltissimo perché mi sento un po' come una principessa. Il personaggio di Emily è simile a quello che ho interpretato ne I Viceré, che si fa abbindolare da un uomo più ricco, poi le troppe differenze li dividono ma infine cercherà il proprio riscatto. E' un personaggio difficile da interpretare, soprattutto perché è molto diverso da me. L'esperienza sul set è stata piacevolissima, perché sono ancora la più piccola e quindi la più coccolata.
Stefano, sembra che soltanto per la TV si riescano a realizzare bei film in costume. Il cinema italiano è solo quello dell'oggi?
Stefano Dionisi: Si, è vero, si fanno pochi film in costume, mentre la TV realizza prodotti più complessi dal punti di vista produttivo. Un libro importante ovviamente è una delle basi per il successo. Speriamo di riuscire a farne di più anche per il cinema, in futuro. Persino io credevo all'inizio che si trattasse della storia del mago! Il mio personaggio è quello che fa scattare tutta la trama, c'è un aspetto sadico di quest'uomo, che quasi si diverte a frustare il figliastro, che ha anche il suo fascino. Lo rivedremo poi nella seconda parte per constatare la definitiva vittoria di David Copperfield.
Chiara, com'è stato il ruolo di questa mamma?
Chiara Conti: E' una mamma molto bambina, che gioca, che ha un rapporto fisico di amore e divertimento con il figlio. Un tipo di rapporto che forse allora non era ammesso, c'era più rigidità, e questa rigidità, questo contegno, Clara lo dovrà imparare e ne morrà.
Il personaggio di Agnes è interessante per la sua femminilità, di un tipo che si è un po' perso, e per la sua modernità. Come l'ha vissuto, Maya?
Maya Sansa: Questo è verissimo. Ho avuto l'impressione che in passato questa modernità sia stata sacrificata per evidenziare il lato angelico e paziente di Agnes, mentre a me è piaciuto tirare fuori questa determinazione che esiste nel romanzo, la sua forza e il suo desiderio di conquistare David, e il suo continuare a credere in questa possibilità. Forse per lei l'amore era una priorità assoluta, ma anche adesso è importantissimo essere fedeli a ciò che facciamo, che sia un lavoro, un'idea o una relazione. Mi piaceva anche soltanto l'idea di far parte di questo progetto, ma interpretare questo personaggio è stato ancora meglio.
Giorgio, cosa pensi del tuo personaggio?
Giorgio Pasotti: Dare qualcosa di nuovo a questo personaggio non era facile, quindi mi sono lasciato guidare dai binari tracciati da Ambrogio, con il quale abbiamo parlato molto per poter rendere più moderno il personaggio di David. Come fece anche Giannini, abbiamo cercato di renderlo più italico, studiando i tempi comici. I personaggi inglesi sembrano sempre avere un certo distacco dalla storia, una freddezza, noi abbiamo voluto renderlo più comprensibile a tutti.Il tuo personaggio si emancipa, mentre in questo momento la strada per il successo sembra sempre essere la più breve, come quella dei reality. David insegna quindi che serve il lavoro per arrivare a dei risultati?
Giorgio Pasotti: E' anche bello fare dei progetti in cui si rispolverano ideali che sembrano ormai vecchi. Oggi come allora secondo me bisogna lavorare molto, ci sono sì scorciatoie nello spettacolo, ma che a volte lasciano il tempo che trovano. Bisogna credere fortemente a quello che si vuole, e in se stessi, e questo porta a dei risultati.
Definiresti questa storia una favola?
Giorgio Pasotti: Si, ha dei personaggi davvero fiabeschi. Ambrogio poi ha scelto anche dei visi meravigliosi, che ricordano quelli delle storie che leggevo da piccolo. Visivamente sono rari ormai, cito Pinocchio per avere un paragone. E' bello per i bambini poter vedere un film così, perché aldilà di quelli dei cartoni animati non hanno molti spazi e possibilità per sognare.