Ginny & Georgia, con la stagione 2, sta ottenendo un grande successo su Netflix, rimanendo alla prima posizione in classifica delle serie più viste in Italia nelle prime settimane di presenza in catalogo, e l'accoglienza positiva non è sicuramente sorpredente: la storia di madre e figlia, come verrà sottolineato anche nella recensione, ha tutto il potenziale per spingere al binge watching.
Il racconto si era interrotto con un cliffhanger e gli spettatori rientrano nel mondo di Wellsbury, Massachusetts, ritrovandosi alle prese con ancora più crimini, drammi, segreti e amicizie; un intreccio fin troppo ricco di elementi che porta a uno svolgimento non sempre equilibrato.
La trama della seconda stagione di Ginny & Georgia
Ginny (Antonia Gentry), al termine della prima stagione di Ginny & Georgia, era fuggita insieme al fratellino Austin (Diesel La Torraca), dopo aver scoperto che la madre Georgia (Brianne Howey) aveva ucciso il patrigno Kenny, avvelenandolo, e aveva impedito le interazioni via lettera tra il bambino e il padre, che è in carcere. All'inizio delle nuove puntate i due sono da alcune settimane a casa di Zion (Nathan Mitchell), il padre biologico di Ginny, usando la scusa di non aver reagito nel migliore dei modi all'annuncio del fidanzamento della madre con il sindaco Paul Randolph (Scott Porter). Ginny si ritrova in una situazione di profonda angoscia a causa della scoperta del crimine compiuto dalla madre e la cena del Ringraziamento con la famiglia del padre peggiora il suo stato mentale, portandola a ferirsi usando un accendino. La teenager riesce finalmente a confidare il suo segreto al padre, decidendo di andare in terapia.
Georgia, nel frattempo, incontra la famiglia di Paul, che non l'accoglie nel migliore dei modi perché il suo passato, di cui in realtà conoscono solo la punta dell'iceberg, potrebbe diventare un ostacolo per la carriera politica del figlio.
La famiglia Miller non trascorre però molto tempo separata e, come prevedibile, Ginny e Georgia si scontrano non appena la ragazzina torna a casa, ma ora entrambe hanno dei segreti da nascondere. Zion, infatti, ha non ha detto alla madre di sua figlia dell'autolesionismo e delle crisi di ansia di cui sta soffrendo la giovane.
Ginny & Georgia, la recensione: la serie Netflix che strizza l'occhio a Una mamma per amica
Nel frattempo, Maxine (Sara Waisglass) non si è ancora riappacificata con Ginny, a cui non perdona di averle nascosto la relazione con il fratello Marcus (Felix Mallard), e Abby (Katie Douglas). Le amiche della protagonista, pur non dovendo fare i conti con una madre "assassina", stanno affrontando problemi personali come la fine di una relazione e un travagliato rapporto con il poprio fisico.
Nemmeno Marcus vive un periodo positivo e la sua depressione, che tiene segreta persino a Ginny, avrà delle ovvie conseguenze negative sulla sua vita privata.
In tutto questo intrecciarsi di drammi personali, gli sceneggiatori hanno deciso di inserire anche altri elementi destinati a complicare in modo esponenziale la vita di madre e figlia, tra cui il ritorno a sorpresa di Gil (Aaron Ashmore), il padre di Austin.
Tanti, troppi, drammi a Wellsbury
La serie creata da Sarah Lampert, con il suo mix tra Una mamma per amica e Dead to Me - Amiche per la morte, ha il merito di saper mantenere l'attenzione dal primo all'ultimo episodio con il susseguirsi di svolte, sorprese, flashback e rivelazioni che portano al, più che prevedibile, cliffhanger con cui gli spettatori rimangono in sospeso in attesa della terza stagione.
Il gran numero di sottotrame e di susseguirsi di eventi traumatici fanno però perdere di vista in più momenti l'elemento che sostiene l'intera narrazione: il legame tra madre e figlia.
Il rapporto tra Ginny e Georgia fa emergere in modo chiaro, come in un'interazione con una terapista che porta alla luce tensioni e rancori, che tra le due non c'è un rapporto equilibrato e che, nonostante le sue amiche apprezzino l'approccio più permissivo (portando persino la teenager a ricordare alla madre che ricevere una punizione se non si rispettano le regole è importante), il mestiere di mamma è diverso dall'essere un'amica della propria figlia. Questa mancanza di equilibrio tra i due personaggi quasi si rispecchia nell'intera struttura narrativa.
La seconda stagione di Ginny & Georgia passa così dal trattare in modo serio, in particolare nelle puntate finali grazie alla storia di Marcus, i problemi mentali che possono affrontare gli adolescenti e le conseguenze degli abusi, psicologici e fisici, come quelli che ha subito Georgia, rimanendo però in superficie su altre questioni come l'assistenza di una persona amata che sta perdendo lentamente la vita, il bullismo o i disturbi alimentari. Il tentativo di sfiorare tutte le tematiche che potrebbero essere rilevanti nel rappresentare la società contemporanea penalizza molti degli elementi narrativi, in particolari quelli con al centro i personaggi secondari. La reazione di Maxine alla fine di un amore diventa così sopra le righe e in pieno stile drama queen, i problemi di Abby appaiono quasi a sorpresa dopo essere rimasti a lungo in ombra, le difficoltà economiche nella gestione di una piccola città, tra bilanci da far quadrare e fondi da destinare alle scuole o alle attività locali, diventano un pretesto per dimostrare la capacità di Georgia di trovare sempre una soluzione ai suoi problemi, e persino l'oggettivazione di Paul a scopi benefici diventa uno dei tanti ingredienti da buttare in un calderone da cui rischia di uscire più fumo che sostanza.
Gli sceneggiatori sembrano avere un po' perso di vista anche la riflessione sul razzismo che affronta Ginny: la storia che mostra la teenager alle prese con un insegnante che non sa come gestire la diversità e con la famiglia di Zion, che le fanno notare quanto Georgia non sia in grado di capire molti aspetti della sua vita perché è bianca, viene sviluppata per tutta la stagione ma viene gestita, seppur con chiare buone intenzioni, apparentemente senza una direzione precisa, suscitando più domande che risposte.
Euphoria e le altre serie tv e film sui teenager che ci hanno sconvolto
Una storia spinta ai confini del realismo
L'elemento legato ai crimini di Georgia viene poi portato sempre più all'estremo: dopo un'infanzia traumatica e un'adolescenza che l'ha vista diventare madre giovanissima, i flashback ora raccontano altri tasselli del passato del personaggio come il coinvolgimento con una gang e il susseguirsi di eventi che hanno portato all'arresto di Gil. Considerando le scelte che la protagonista prende nel presente, ci si chiede poi fino a che punto gli autori vogliano spingersi nel dare al personaggio un bagaglio di errori e crimini da portarsi sulle spalle puntata dopo puntata. Una scelta compiuta in chiusura di stagione, seppur motivata, appare così gratuita e non necessaria se non con l'unico scopo di condurre a un cliffhanger che dovrebbe motivare gli spettatori ad attendere il prossimo capitolo. Dispiace, purtroppo, veder perdere di vista quello che rende speciale la serie Netflix: i sentimenti che legano tutti i personaggi.
L'amicizia tra compagne di liceo, con tutti i suoi alti e bassi, illumina buona parte delle puntate, la capacità di Austin di provare empatia per il bullo che l'ha tormentato riscalda il cuore, l'amore che Marcus e Hunter provano per Ginny, declinato in modo molto diverso, è una buona rappresentazione delle prime storie importanti che si vivono in giovinezza, e le scene che mostrano i coniugi Baker con i figli sono delle parentesi adorabili e molto emozionanti. I dialoghi tra genitori e figli, inoltre, permettono di proporre un confronto generazionale all'insegna di citazioni di serie tv e film, come Dawson's Creek, che divertono e ricordano come la società sia cambiata negli ultimi anni. Ginny & Georgia può poi ironizzare sulla propria natura con dialoghi in cui si ricorda Euphoria e i suoi contenuti drammatici, tratteggiando un confine - per contenuti e atmosfera - che lo show Netflix non ha intenzione di sorpassare. In tutto questo, la serie ha un altro problema: la storia di Joe, il barista interpretato da Raymond Ablack, nonostante dei flashback che dovrebbero spiegarne le motivazioni, non giustifica ancora quello che prova per Georgia.
Personaggi secondari che rubano la scena
La seconda stagione della serie permette a più di un membro del cast di mettere in luce il proprio talento.
Sara Waisglass, con la sua Maxine che sembra vivere tutte le emozioni in modo accelerato, è da applausi, non solo sul palco di uno musical scolastico ispirato a Bridgerton. Che si tratti di fare i conti con un cuore spezzato o di preoccuparsi per il fratello o le amiche, la giovane attrice riesce a mantenere il proprio personaggio una presenza positiva, pur con tutti i suoi difetti. L'evoluzione della storia di Abby porta poi a sperare che Katie Douglas abbia nella terza stagione maggiore spazio: la naturalezza con cui l'attrice si avvicina ai lati oscuri della ragazza è infatti convincente.
Felix Mallard, pur subendo un ovvio confronto con Milo Ventimiglia in Una mamma per amica, sa gestire bene il passaggio da fidanzato adorabile e un po' ribelle a giovane tormentato dai demoni interiori.
Sabrina Grdevich, per fortuna, può invece lasciarsi alle spalle una rappresentazione di Cynthia fin troppo da villain della città per usare il suo talento nel portare in vita una donna in difficoltà, vulnerabile e al tempo stesso pronta a entrare in azione quando vede qualcuno in difficoltà, il tutto con un inaspettato senso dell'umorismo.
Grazie all'espediente dello spettacolo scolastico da portare in scena, gli spettatori possono inoltre scoprire il talento di Tameka Griffiths, interprete di Bracia.
Lorelai e Rory, ma in versione Bonnie & Clyde
I nuovi episodi della serie continuano a costruire il rapporto tra Georgia e Ginny delineando il personaggio della madre come una giovane determinata a tutto pur di proteggere i figli. Brianne Howey regala a Georgia la personalità effervescente, e al tempo stesso ferita, che porta a dare il beneficio del dubbio alle scelte di manipolare, ingannare e mentire prese da adulta. Gli sceneggiatori provano in tutti i modi a giustificare il comportamento del personaggio, anche quando ha delle evidenti conseguenze negative sui figli. Con monologhi drammatici e confessioni sentite, Howey salva il proprio personaggio dal rischio di diventare una villain, ma in più di una scena non si può che ammettere che possiede tutte le caratteristiche per esserlo; l'unica differenza è l'approccio scelto, non le azioni mostrate.
Antonia Gentry regge il confronto con Brianne molto bene e le sequenze in cui la figlia cerca di avere un rapporto sincero con la madre sono ben interpretate. In un continuo crescendo di drammi, sono però i momenti più leggeri ed emozionanti come l'addio al nubilato o le ore passate in divano a rendere Ginny & Georgia una visione così piacevole e quasi confortante.
Conclusioni
La seconda stagione di Ginny & Georgia, nonostante gli alti e bassi sottolineati nella recensione, è un contenuto perfetto per il binge watching. Tenendo distante la noia e proponendo un mix di elementi drammatici e divertenti, la serie creata da Sarah Lampert si avvicina al mondo degli adolescenti con un approccio fresco e coinvolgente. Nonostante gli elementi crime un po' eccessivi e al limite della realtà, i tanti tasselli che compongono il puzzle della vita delle due protagoniste permettono di rivolgersi a un pubblico molto ampio, dai genitori che sono in difficoltà nel relazionarsi con i figli ai ragazzi che stanno cercando il proprio posto nel mondo e compiendo i primi passi nel mondo degli adulti. Tematiche come la diffusione delle armi e gli abusi in famiglia meriterebbero forse minor leggerezza, ma la serie usa bene il talento del proprio cast per proporre una visione che intrattiene ed emoziona.
Perché ci piace
- La narrazione non ha mai pause, invogliando gli spettatori al binge watching.
- Le intepretazioni del cast sono coinvolgenti e, in alcuni casi, molto emozionanti.
- Le citazioni legate alla cultura pop, da Dawson's Creek a Il Cavaliere Oscuro, sono brillanti e divertono con il confronto generazionale.
- La serie regala a sorprese delle perle come il musical Wellington.
Cosa non va
- La storia di Georgia porta quasi la figlia a diventare più una complice dei suoi crimini che una vittima.
- Alcune tematiche importanti sono trattate con eccessiva leggerezza.
- I personaggi secondari restano troppo in ombra e non possono essere sviluppati in modo adeguato.
- La storia di Joe risulta ancora troppo confusa e poco rilevante.