Presentata nella sontuosa ed elegante cornice del palazzo Rospigliosi di Roma Preferisco il Paradiso, la miniserie spirituale di due puntate che andrà in onda il 20 e il 21 settembre in prima serata su Rai Uno, con protagonista in una veste del tutto inedita Gigi Proietti. Dedicato a Filippo Neri, un'importante figura nella storia della chiesa cattolica, l'ultimo prodotto di Rai Fiction fa leva sui buoni sentimenti, sulla carità tutta cristiana che il grande pubblico non potrà non apprezzare, ma aggiungendo allo sviluppo tematico e storico quel tocco di umorismo che solo il più grande attore teatrale romano in vita avrebbe potuto conferirgli. Proietti porta sulle sue spalle di Santo allegro dei bambini diseredati, contrastato inizialmente dallo stesso potere temporale, il peso e la responsabilità di un protagonista iconografico e mitologico molto amato dal popolo e descritto con originalità dal trio di sceneggiatori Giorgio Mariuzzo, Monica Zapelli e Mario Ruggeri. L'attore, sulla soglia di 70 anni portati con grande carisma e con lo charme sicuro di chi sa infilare tra una risposta e l'altra una battuta provocatoria sul suo passato di direttore teatrale senza destare sospetti maligni, ha raccontato alla stampa che, prima che gli proponessero questo ruolo, non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a vestire i panni sacerdotali. A differenza di colleghi che lo avevano preceduto in fiction religiose simili, confessa di non aver sentito una particolare vocazione spirituale e che quest'esperienza non l'ha cambiato. D'altro canto sarà lo stesso Proietti-san Filippo a far cambiare idea agli spettatori laici, che sapranno ammirare della sua interpretazione e del suo personaggio quella gioia che in fondo sembra aver unito sullo schermo l'attore e il santo. Il cast è composto, tra gli altri, da Roberto Citran, nei panni del "rigoroso" cardinale Capurso, da Francesca Chillemi (Ippolita) e dai bambini che vedremo nel primo episodio, dedicato quasi interamente a loro e ai loro cori. A produrre la serie Luca e Matilde Bernabei della Lux Vide, che riportano in Rai la loro esperienza ventennale dopo l'enorme successo di Don Matteo e che, ci hanno anticipato, vi torneranno questa stagione con due nuove serie, una dedicata a Maria, l'altra con Elena Sofia Ricci nelle vesti, sempre sacre, di una suora detective. Ad accompagnarli alla conferenza stampa il flemmatico Fabrizio Del Noce, esperto direttore di Rai Fiction, che ha espresso la sua tranquillità di fronte alle recenti polemiche sul caso di 11 settembre, titolo provvisorio di una fiction che fa già discutere e accende le diatribe sull'Islam. Del Noce ci ha confessato quali sono le sue aspettative nei confronti di Preferisco il Paradiso, che non dovrebbe subire il colpo degli ultimi cambiamenti della programmazione concorrente, e ci ha rivelato i nomi dei progetti televisivi che vedremo realizzati per il piccolo schermo quest'inverno.
Signor Proietti come si è avvicinato al suo personaggio?
Gigi Proietti: E' stato un lavoro faticoso perché abbiamo girato anche in inverno in location come le catacombe, però quando mi hanno proposto di fare la vita di un santo ero molto incuriosito. Come molti possono pensare, mi aspettavo che fosse qualcosa di molto distante rispetto ai ruoli che avevo già affrontato nella mia lunga carriera. Questo lavoro ha richiesto molta concentrazione.
Che cosa intende quando parla di "lavoro faticoso"?
Gigi Proietti: Mi riferivo al lavoro fisico sul set. In fondo non è detto che la gioia non costi fatica, ma sicuramente alleggerisce il clima sul set. Se si lavora 12 ore in una catacomba, alla fine non c'è tanto da ridere, ma per fortuna il set era allegro e ognuno era entusiasta del proprio ruolo.
Come descriverebbe il suo Filippo Neri?
Gigi Proietti: San Filippo era un santo della gioia, ma non un allegrone. Noi ne abbiamo fatto una rilettura un po' estroversa, ma per "gioia" s'intende la gioia cristiana della fede. All'inizio affrontare un personaggio del genere mi faceva paura perché quando s'interpreta un ruolo comico si può diventare quasi una macchietta, quando invece si è nei panni di una parte drammatica si rischia di non farla sembrare valida. C'è stata questa difficoltà dal punto di vista interpretativo mentre mi sono posto delle domande, anche se non ho trovato le risposte!
Gigi Proietti: Non lo so se nell'aldilà farò lo stesso lavoro. Nel caso, faremo un po' di prove.
Per questo ruolo ha attinto alla sua esperienza nel laboratorio teatrale?
Gigi Proietti: C'è chi fa il giocatore e poi decide di fare l'allenatore. La mia scuola rispecchia questa situazione. Tantissimi anni fa la ritenevo una necessità per il mio mestiere, per valorizzare il lavoro dell'attore, che viene spesso considerato con attenzione minima, e la consideravo una questione di artigianato. Il confronto tra il laboratorio e l'oratorio di Filippo Neri sarebbe blasfemo, ma posso ritrovare degli elementi nella loro meccanica. D'altronde su questo set ho lavorato con ragazzi più piccoli d'età rispetto ai miei ex allievi.
Che tipo di accoglienza si aspetta per questa fiction?
Gigi Proietti: Mi auguro che la visione del film riesca a comunicare anche un messaggio di positività com'è giusto che sia in un momento come questo. Certo la società che vedrete nella serie non era molto più felice della nostra.
Perché crede che questo momento storico sia adatto per la visione di una miniserie come questa?
Gigi Proietti: In questo momento non ci siano tanti esempi di disponibilità. Ci sono solo tante parole, alcune anche un po' logore. Credo che sia importante che per una volta la tv non rappresenti un personaggio violento, ma uno che pregava perché Dio lo rendesse migliore.
Si può considerare Preferisco il Paradiso una serie storica?
Gigi Proietti: No, noi non volevamo fare una fiction storica e la storia è solo sullo sfondo. Se volessimo raccontare la storia allora dovremmo confrontarci con oltre una decina di papi che l'hanno attraversata. Abbiamo tentato di raccontare umilmente, almeno in parte, lo spirito di questo personaggio vissuto nella carità.
Gigi Proietti: E' stato un anno importante dal punto di vista personale e non mi lamento. Dal punto di vista professionale ho diretto il Silvano Toti Globe Theatre a Villa Borghese a Roma ed è stato uno straordinario successo, tra l'altro anche estivo. Tanto tempo fa avevo trasmesso al Comune di Roma l'idea di portare in un teatro solo Shakespeare: era una scommessa che per quest'anno considero vinta. Non ci credevo più, invece ogni sera c'è stato il sold out e c'è stata anche una cospicua presenza giovane. Questa stagione ha confermato per me certe speranze.
Tornerà nei panni del direttore artistico?
Gigi Proietti: Non credo: non dirigerò l'Ambra Jovinelli, almeno per quest'anno, che mi vede già molto impegnato. Finisco sempre per assumermi tanti di quegli impegni, ma poi per fortuna c'è sempre chi arriva a... dare una mano.
Come si sono confrontati gli attori coi loro ruoli?
Francesca Chillemi: Ippolita è l'unico personaggio femminile, è un personaggio diverso dagli altri perché viene insieme ai fratelli da una famiglia borghese. Ma poi diventa una discepola di Filippo Neri. Nella vita lo sono stata di Gigi Proietti, col quale ho trascorso molto tempo sul set.
Roberto Citran: Il rigoroso cardinale Capurso è il cattivo! Come diceva Gigi, bisogna sempre restare contenuti dando delle sfumature perché i cattivi sono sempre degli esseri umani. Il mio cardinale per esempio alla fine s'inchina di fronte alla santità di Filippo Neri e questo aspetto tira fuori una fragilità interiore con cui mi sono dovuto confrontare e che ho cercato di comunicare.
Sono contento di aver lavorato con Gigi, che veramente dovremmo fare santo!
Come hanno affrontato questo progetto i produttori?
Luca Bernabè (Lux Vide): San Filippo Neri è stato un precursore in tempi durissimi per la Chiesa, con una capacità assolutamente innovativa, ha abbracciato la causa dei ragazzi con grande gioia, umanità e onestà. A lui sono seguiti dei grandi educatori, ma la frase del titolo racchiude il senso della sua missione.
Gigi Proietti: Sì, ma era significativa anche "State buoni se potete", che pare gli sia stata attribuita, ma non è sicuro.
Luca Bernabè (Lux Vide): Abbiamo voluto raccontare la storia di uno straordinario educatore che andava per le strade di Roma a dedicarsi ai bambini. Noi abbiamo raccontato le storie di tanti santi, ma stavolta volevamo una commedia che facesse ridere e sorridere. Insieme a Giorgio Mariuzzo alla sceneggiatura ha lavorato anche Mario Ruggeri, specializzato nella commedia, e Monica Zapelli, specializzata nell'attualità. Quando abbiamo proposto a Gigi questo ruolo, ci ha detto subito di sì. Probabilmente la Provvidenza ha voluto che questo progetto e Gigi s'incontrassero. Il nostro intento era far passare una serata allegra agli spettatori raccontandogli una storia importante.
Giacomo Campiotti (regista, in collegamento telefonico): La Lux Vide mi ha dato la possibilità di portare sullo schermo il mio secondo santo dopo Giuseppe Moscati. Lavorare con Gigi Proietti è stato per me un onore. Mi dispiace non partecipare alla presentazione, ma mi sento un assente giustificato perché sono impegnato su un altro set sempre per la Rai.
Che tipo di lavoro è stato fatto invece nella scrittura?
Monica Zapelli: Abbiamo fatto un lavoro di squadra, cercando di conciliare la leggerezza e la commedia senza svilirne il messaggio spirituale, provando a conservarne il messaggio e la forza di una vita capace di cambiare altre vite. Era la prima volta che mi sono occupata della vita di un santo e l'ho fatto in maniera laica, ma ho finito per intraprendere un viaggio spirituale, una cosa che credo sia rara ai giorni nostri.
Giorgio Mariuzzo: Io ricordo che un giorno un amico mi chiese come mai avessi a casa un quadro di Filippo Neri da bambino e me ne accorsi solo in quel momento: non me ne ero mai reso conto.
Mario Ruggeri: Io ci tengo a sottolineare il sentimento di paternità di questa serie: se nella prima vediamo come un sacerdote diventa padre, nella seconda assistiamo a come i bambini vanno dietro ai suoi insegnamenti, quindi li vediamo da adulti. Ma a legare due puntate così diverse è la paternità!
Direttore Preferisco il Paradiso sarà in onda a fine settembre. Teme che i cambi del palinsesto Mediaset possano metterne in pericolo il successo?
Fabrizio Del Noce: Abbiamo subìto la partenza anticipata di Mediaset con I Cesaroni e, soprattutto, Il peccato e la Vergogna, che si è imposto come prodotto di grosso appeal presso il suo pubblico. Devo dire che non ce l'aspettavamo. Non avevamo tenuto conto di questa sovrapposizione. Però saremo anche noi in linea con tutti i bambini che cantano in tv e quindi potremo anche stangarli.
Quindi le aspettative sono comunque positive?
Fabrizio Del Noce: Con un attore come Proietti pensiamo di avere un riscontro molto forte, lui è molto fidelizzato presso il nostro pubblico così come le tematiche religiose, qui sviluppate in chiave umoristica. Pensiamo che potremo avere un buon risultato.
Fabrizio Del Noce: Abbiamo un piano biennale pieno di prodotti come le biografie di personaggi come Enzo Tortora, Oriana Fallaci, Domenico Modugno, Fabrizio De André, Versace e Luciano Pavarotti, ma anche fiction comiche. Tornerà Nero Wolfe! Tra i prossimi soggetti religiosi avremo una miniserie in due puntate su Maria e la serie in otto puntate Che Dio ci aiuti con Elena Sofia Ricci nei panni della protagonista, una suora detective, entrambe coprodotte sempre dalla Lux. Ci saranno ancora dei soggetti religiosi con la Lux, come San Nicola. Il lavoro fatto in questi due anni è stato di grande ricerca dei soggetti, ne abbiamo addirittura più di quanti avevamo immaginato quindi dovremo fare una selezione. Il nostro fiore all'occhiello sarà Titanic, nell'anniversario dell'affondamento della nave, una coproduzione internazionale con molti attori americani.
In questi giorni c'è stata una divisione del CDA della Rai in merito alle polemiche della fiction 11 settembre, che sembra politically uncorrect. Come reagisce di fronte a questa frattura?
Fabrizio Del Noce: Io sono tranquillo. Credo che quando si fanno fiction storiche su eventi grandi del passato, queste sono di servizio pubblico e non sono create solo per la spettacolarizzazione perché portano l'attenzione su momenti storici che altrimenti non verrebbero ripresi. Non mi sento preoccupato, se dovessimo pensare che anche in casa nostra dobbiamo temere reazioni di un certo tipo dovremmo quasi camminare sulle uova. Per 11 settembre, che tra l'altro per il momento è solo un titolo provvisorio, bisognerà aspettare perché andrà in onda tra il 2013 e il 2014.