A 75 anni l'eterno ragazzo Gianni Morandi è riuscito a imporsi ancora una volta nell'immaginario collettivo. Attento e curioso, ha saputo restare al passo con i tempi, segnare in maniera trasversale il mondo dell'arte in tutti i suoi ambiti, tanto da diventare un idolo dei più giovani, complice un profilo Facebook ironico e gentile - perfetto "doppio social" del cantante bolognese - sempre aggiornato con le iconiche "foto di Anna", senza dimenticare le collaborazioni musicali con altri idoli dei teenager come Fabio Rovazzi.
Tra giovani di ieri, di oggi e probabilmente di domani, Gianni Morandi è la certezza che supera i confini spazio-temporali, divenendo simbolo fondante della cultura popolare italiana (la sua In ginocchio da te compare perfino in una scena già cult di Parasite di Bong Joon-Ho). Passando con abile fluidità dalla musica al cinema, dalla radio alla televisione, la carriera di questo ragazzo nato a Monghidoro l'11 dicembre del 1944, diventa manifesto senza età di un periodo storico di stampo italiano, con le sue mode, i suoi gusti, i suoi valori. Per festeggiare questo importante traguardo, ecco a voi il nostro approfondimento su Gianni Morandi, idolo dei giovani tra musicarelli e social network.
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I gloriosi anni '60
Divertenti, carini, spensierati. Erano gli anni del boom economico, delle minigonne, della rivoluzione, dei balli in piazza e della radio accesa e i cinema pieni. Erano gli anni '60, anni "più sorridenti, di ideali, speranze, di gente che comprava frigoriferi, o giradischi; erano anni in cui c'era più sogno" come li descrive lo stesso Morandi. Ed è proprio in questa decade dove tutto sembrava possibile, che Gianni Morandi inizia la sua scalata al successo accedendo alla finale del concorso "Voci Nuove Disco d'Oro" al "Tarantola Club" di Reggio Emilia, il 15 aprile 1961. Quelli che seguono saranno anni di registrazioni di brani divenuti parte di un'era, come Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte (1962) passando dai motivi sentimentali come In ginocchio da te (1964) fino ai canti di rivolta e simboli pacifisti come C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones (1966) e Un Mondo d'amore (1967), arrivando alla storica collaborazione e amicizia con Lucio Dalla e, negli ultimi anni, al tour con Claudio Baglioni. Dietro alle sue canzoni - e alla loro estensione cinematografica in forma di musicarello - si nascode non solo un fotogramma della storia musicale popolare, ma anche un frammento immortalante della società italiana degli ultimi 50 anni, registrata in bianco e nero su schermi televisivi, e poi a colori accesi su computer e smartphone. A inizio anni Sessanta la popolarità di Gianni Morandi stava crescendo a dismisura; troppo vasta per essere contenuta tra i confini circolari di un 45 giri, il cantante diventa ben presto il simbolo della generazioni dei jukebox, dei motorini e delle nuove possibilità economiche; diventa la star dei musicarelli.
L'era dei musicarelli: da In ginocchio da te a Chimera
Volto pulito, da bravo ragazzo, Gianni Morandi era perfetto per diventare la nuova star di questi sotto-generi cinematografici che impazzavano a cavallo tra fine anni '50 e inizio '70. Erano film semplici, debitori delle melodrammatiche sceneggiate sentimentali partenopee, dei film oltreoceano che prendono spunto dal titolo di una canzone di successo o dalla presenza magnetica di un celebre cantante (Elvis Presley e il suo Fratelli Rivali - Love me tender giusto per fare un esempio), fino ai film-rivista e le commedie turistiche con intrecci sentimentali, canzoni e località famose. Portavoce della sete di ribellione di un'intera generazione contro i "matusa", sospinta da una voglia di rivendicare una propria posizione nel mondo, i musicarelli diventano alla luce attuale, degli imprescindibili simboli testamentari di quell'ultima "stagione davvero felice per l'Italia". E a farsi carico di rappresentare questa gioventù assestata di divertimento e di rivendicazione generazionale, insieme a Mina, Celentano e Rita Pavone, c'è ovviamente Gianni Morandi. Con quegli occhi verdi e quel volto da giovane affidabile, il processo di immedesimazione tra protagonista e spettatore era un gioco da ragazzi. Mentre le bombe cadono ed esplodono nel Vietnam, in tv le gemelle Kessler e Don Lurio eseguono le loro mirabolanti coreografie, Marilyn Monroe incantava il pubblico al cinema e i Beatles rivaleggiavano amichevolmente con i Rolling Stones, la macchina da presa si accendeva su un set e la luce illuminava il volto di Gianni Morandi.
La prima volta che il cantante fa il proprio ingresso sul set di un musicarello è il 1964: l'occasione sono le riprese di In ginocchio da te, per la regia di Ettore Maria Fizzarotti. Seguiranno Non son degno di te (1965) con Laura Efrikian (che diverrà poi la sua prima moglie), Se non avessi più te (1965) e Mi vedrai tornare (1966), pellicole in cui il cantante non soltanto riveste il ruolo di protagonista, ma si trova ad affrontare il medesimo personaggio stereotipato (in cui era però facile immedesimarsi) diviso tra amore, servizio militare e passione per la musica. Tratto sempre dall'omonimo album di canzoni viene poi realizzato Per amore... per magia di Duccio Tessari, in cui Morandi interpreta Aladino al fianco di Mina nelle vesti della Maga Aichesiade. L'anno successivo il cantante torna a fare coppia per l'ultima volta Ettore Maria Fizzarotti che lo dirige in Chimera, commedia in cui Morandi interpreta Gianni, un cantante famoso diviso tra impegni professionali e la vita da uomo sposato. Ma quello di Chimera è il 1968 e il musicarello si sta avviando verso il proprio viale del tramonto.
Gli anni '70 e il ritorno al cinema nel 2012
La fine dell'era del musicarello non impedisce a Morandi di continuare a partecipare ad altre pellicole. Pietro Germi lo vuole per il suo film del 1970 Le castagne sono buone: Morandi dà vita a Luigi Vivarelli, regista televisivo e donnaiolo che si innamora di Carla Lotito, studentessa di archeologia dai valori semplici, decisa a far mettere la testa a posto all'uomo. Luciano Salce, Aldo Lado e Paolo Bianchini sono i tre registi che firmeranno le ultime commedie che vedranno impegnato Morandi sul set negli anni '70 (farà ritorno nel 1985 nel film Azzurri di Eugenio Masciari). Il provinciale (1971), La cosa buffa (1972) e Società a responsabilità molto limitata (1973) sono tre parti di una ipotetica trilogia dove Morandi veste i panni di un ottimista e inguaribile romantico, originario della provincia e chiamato ad affrontare gli equivoci della grande città tra disillusioni professionali e sentimentali.
Elio Germano, Valeria Bruni Tedeschi e Valerio Mastandrea sono le colonne portanti del ritorno sul grande schermo di Gianni Morandi nel 2012: l'occasione è Padroni di casa, seconda prova da regista di Edoardo Gabbriellini dopo B.B. e il cormorano del 2003. Istantanea commossa, ma non del tutto sviluppata, sull'antieroica esistenza di chi combatte il decorso di una malattia pronta a tramutarsi in meschina prigione, il regista tratteggia la propria sceneggiatura con una spruzzata di vacuità della vita provinciale, la noia e l'anarchia del potere, Morandi non ha paura di confrontarsi con i propri co-attori, portando a casa un'intensa e convincente performance attoriale.
Salvo una comparsata nel film del gruppo comico The Pills (The Pills - Sempre meglio che lavorare, 2016), al momento Morandi rivolge le proprie attenzioni alla musica e alla tv, con prodotti del calibro de L'isola di Pietro e i vari speciali dedicati alla musica (commovente lo speciale trasmesso su Canale 5 Io e Lucio: Dalla-Morandi solo 30 anni fa). Senza legarsi mai troppo a uno stereotipo, quella di Morandi è una carriera dalle mille aperture e dai percorsi tutti differenti, che gli ha permesso di aggiornare la sua immagine senza rimanere aggrappato a certe vecchie glorie, simboli di un attaccamento al passato che lui, ragazzino eterno, non vuole di certo condividere.