La memoria come punto di partenza, persone e mai personaggi, il realismo di un cinema attento ai sentimenti, alla sostanza narrativa, oltre che visiva. Un viaggio lungo, quello di Gianni Amelio. Un viaggio capace di tagliare il cinema italiano per metà, iniziando come operatore e poi come aiuto regista. Set cinematografici, e poi la televisione. Tanta televisione, almeno all'inizio, con il debutto alla regia nel film tv La fine del gioco. Era il 1970. Dodici anni dopo - e in mezzo un documentario su Novecento di Bertolucci - il debutto al cinema, Colpire al cuore, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
La stessa Mostra che, da sempre, garantisce ad Amelio la giusta presentazione dei suoi lavori: Lamerica nel 1994, il Leone d'Oro vinto nel 1998 con Così ridevano, e poi ancora Le Chiavi di casa del 2004, La stella che non c'è del 2006 con Sergio Castellitto, L'intrepido del 2013 con Antonio Albanese e nel 2022 Il signore delle formiche con Luigi Lo Cascio. Un eterno ritorno al Lido per Gianni Amelio, come dimostra Campo di battaglia, l'ultimo lavoro del regista, che è stato opzionato per il Concorso di Venezia 81. Protagonisti Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini, il film - scritto insieme ad Alberto Taraglio - ci porta al centro della prima guerra mondiale, seguendo l'amicizia di due ufficiali medici, innamorati della stessa donna. Con l'occasione, abbiamo deciso di consigliarvi quelli che sono per noi i migliori film di Gianni Amelio, da vedere o rivedere prima di Campo di battaglia.
1. Così ridevano (1998)
Iniziamo il viaggio alla (ri)scoperta di Gianni Amelio partendo proprio dal Leone d'Oro del 1998. Così ridevano non è, canonicamente, un film di facile accesso: tra scelte e consapevolezza, tra occasioni e appartenenza, ci troviamo nella Torino del boom migratorio, a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta ed inizio Sessanta. Protagonista è Giovanni, con il volto di Enrico Lo Verso, siciliano analfabeta che arrivato in Piemonte, assisterà suo fratello più piccolo Pietro (Francesco Giuffrida) verso un percorso inaspettato. Indimenticabile la colonna sonora con i brani di Mina, Paul Anka, Charles Trenet.
2. Il ladro di bambini (1992)
Non solo Venezia per Gianni Amelio. Come dimostra Il ladro di bambini, Grand Prix Speciale di Cannes 1992. Il rapporto adulti e bambini in un dramma misurato, e volutamente graffiato nell'estetica, nei colori, nei primi piani. Nel cuore, l'umanità sbilenca di un agente di polizia, incaricato di portare in un orfanotrofio una ragazzina insieme al suo fratellino. Protagonista, ancora Enrico Lo Verso. Ispirato ad una storia vera, l'opera è una sommessa e precisa accusa al sistema italiano, incapace di ascoltare, comprendere e assecondare i bisogni dei bambini.
3. Colpire al cuore (1983)
Non possiamo non citare anche l'esordio di Amelio, Colpire al cuore, tra l'altro scritto da Vincenzo Cerami. Protagonista un grande Jean-Louis Trintignant, insieme a un giovane di buone speranze, Fausto Rossi, che purtroppo non ha più proseguito la carriera (nonostante un David) per una storia umana che ha per sfondo il terrorismo interno. Più in generale, e oltre il brigantismo e gli anni di piombo, il film prova a declinare lo sguardo giovane rispetto a quello più adulto. E lo fa con indubbia efficacia. Nel cast anche una giovane Laura Morante.
4. Lamerica (1994)
La lingua del mare, universale e potente. Puntuale nello sguardo, e nel linguaggio. Un'istantanea dell'Europa degli anni Novanta, quando l'Adriatico era via vai di barche e barchette, scambiando la disperazione albanese con la speranza italiana. Protagonisti Enrico Lo Verso e Michele Placido, loschi individui che provano ad ottenere fortuna in quell'Albania ancora lontana dalla modernità odierna. Grande fotografia di Luca Bigazzi e memorabile colonna sonora di Franco Piersanti (entrambi premiati con il David di Donatello).
5. L'intrepido (2013)
Uno specchio sul presente, per uno dei titoli più sottovalutati di Amelio. L'intrepido, con un grande Antonio Albanese, offre uno sguardo direttissimo su quella che si rivelerà l'Italia del futuro. Un uomo che, ogni giorno, diventa il rimpiazzo di un lavoratore. Lavori diversi tra essi, per una sopravvivenza a tratti umoristica e a tratti feroce, enfatizzando un'inconsistenza e un'instabilità che dettano i tempi moderni. In qualche modo profetico.